Pomigliano, sì del giudice alla mobilità
C’è un capitolo nuovo nella vicenda Fiat-Fiom, l’ha scritto oggi il Tribunale di Roma rifiutando il ricorso Fiom contro la procedura di mobilità avviata dall’azienda di 19 operai dello stabilimento di Pomigliano.
[ad]La decisione dell’azienda nasce in seguito alla precedente sentenza della Corte d’Appello di Roma, che aveva obbligato l’azienda torinese a riassumere a Pomigliano 145 operai con la tessera Fiom per sanare una “evidente discriminazione” nei confronti del sindacato guidato da Landini: 19 di questi, appunto, dovevano essere riassunti subito. La risposta dell’azienda è stata quella di annunciare l’impossibilità di fare nuove assunzioni senza prima effettuare altri tagli del personale: 19 entrano, 19 escono. Una pratica che il sindacato Fiom ha subito bollato come antisindacale, e che in un primo momento aveva trovato l’ostilità anche dei ministri Passera e Fornero (“l’azienda è libera ma non mi sono piaciuti”, commentò il primo, il blocco dei licenziamenti chiese con una nota ufficiale la seconda, lamentando l’inasprirsi dei rapporti sindacali).
La decisione odierna del Giudice, di ammettere la liceità della procedura di mobilità è stata in un certo senso accettata dalla Fiom, il cui segretario Landini ha invece riversato le responsabilità sugli altri sindacati che nei giorni scorsi hanno firmato un verbale in cui si parla di duemila esuberi nel solo stabilimento campano, verbale che naturalmente non può essere ignorato dal giudice e che quindi giustifica la mobilità immediata per i 19 operai non-Fiom.
La decisione avrà ovvie ripercussioni sulle relazioni industriali, e più ancora sulle relazioni personali degli operai coinvolti nella vicenda. La Fiom, che potrebbe essere considerata – a torto o a ragione – responsabile del licenziamento dei 19 operai, si prepara quindi al contrattacco, da un lato evidenziando le responsabilità degli altri sindacati che hanno firmato il verbale di cui sopra, dall’altro chiedendo che invece della mobilità vengano stipulati a Pomigliano contratti di solidarietà, che permettano così di evitare i licenziamenti e consentano a tutti di mantenere il proprio posto di lavoro.