È durata più di un’ora la conferenza stampa di Nicola Cosentino. Ieri il Popolo della Libertà, partito di cui Cosentino è stato coordinatore regionale in Campania, ha escluso il suo nome dalle liste di quanti concorreranno per un seggio in Parlamento. E si sono diffuse voci secondo le quali Cosentino si sarebbe appropriato della documentazione utile alla presentazione delle liste.
[ad]Con la conferenza stampa Cosentino ha voluto fornire la sua versione dei fatti contestando di conseguenza la maggior parte delle ricostruzioni fornite dalla stampa. Cosentino fissa l’inizio delle controversie al lontano 2008. Anno in cui «prende in mano» la Regione rossa da sempre guidata dal centrosinistra. Questo sarebbe, secondo la versione di Cosentino, il vero motivo della persecuzione giudiziaria a suo carico. Non gli sarebbe stato perdonato l’aver ribaltato il rapporto di forza tra centrosinistra e centrodestra.
Accompagnato in conferenza stampa da due sei suoi avvocati, definiti «angeli custodi», Cosentino appare combattivo ma tutto sommato rilassato. Ci tiene a smontare quella che definisce una continua «montatura». Si diverte autodefinendosi il «capo degli impresentabili». E ringrazia tanto chi gli è stato vicino quanto chi lo ha attaccato. Mai una parola di offesa. Contro nessuno. Precisa come in tanti gli abbiano chiesto di candidarsi. «In liste alleate del centrodestra». Impossibile per lui «scambiare la sua dignità con l’impunità». Ringrazia Berlusconi cui rinnova stima e amicizia. E lo stesso partito di cui «non condivide la scelta ma la rispetta». Parla «di un focus regalato da qualcuno al Pdl con cui è stato dimostrato che la sua esclusione avrebbe fatto guadagnare voti al partito». Non ha offerto passi indietro per difendere una linea di partito garantista. Invece «si è ricercato un consenso piuttosto che l’affermazione di un principio». È prevalsa una linea a suo modo di vedere giustizialista. Ma Cosentino da uomo-di-mondo se ne è già fatto una ragione.
A domanda diretta ha risposto che non parteciperà ad iniziative politico-elettorale. Si terrà a distanza dalla politica così da «far venir meno l’accusa di ogni possibile condizionamento» . Oggi il punto di riferimento del Pdl è Caldoro. A lui la gestione della campagna elettorale. Non potrà più giocare al «buono e al cattivo». Senza attaccare a muso duro Cosentino ha tirato in ballo sia Caldoro che Bocchino. Del secondo ha parlato come del «vero riferimento dei casalesi» in quanto eletto nel 1996 (col sistema elettorale delle preferenze) nel collegio di Casal di Principe. Di Caldoro ha ricordato come l’elezione a presidente della Regione sia stata il frutto dell’organizzazione messa a disposizione da Cosentino, coordinatore regionale, in occasione delle regionali.
Il prossimo e dichiarato obiettivo di Cosentino sarà l’accertamento della verità giudiziaria. Dopo e durante la quale viene tuttavia difficile immaginare un Cosentino del tutto estraneo alla politica in Campania. L’impressione a fine conferenza stampa è di un Cosentino impegnato a depotenziare se stesso nell’immagine pubblica e nazionale. Togliersi di dosso la pesante immagine di politico riferimento dei clan. Restando legato al centrodestra, al Pdl e a Berlusconi. Convinto, passata la bufera, di poter esercitare l’influenza che gli deriva dall’essere un politico da «sempre vicino ai problemi della gente più umile». Con un bagaglio di voti che non perderà dall’oggi al domani.