Dobbiamo ricordare l’Olocausto non tanto per il numero di morti, ma per il fatto che qualcuno ha deciso delle persone dovessero morire non come conseguenza di loro azioni o per qualche oscuro interesse, ma solo per disprezzo di ciò che erano.
Delle persone sono state uccise perché nate ebree o perché nate disabili. Senza nessun’altra ragione.
[ad]Non crediamoci al sicuro da cose simili. Quante volte parliamo con disprezzo di qualcuno solo perché appartiene a un popolo o a una categoria sociale senza averci mai parlato, senza averlo conosciuto.
Una volta che qualcuno è incasellato nel disprezzo la sua vita non suscita nulla più. E da lì il passo verso una strage è più breve di quanto pensiamo.
Ricordiamo oggi l’Olocausto con le parole di Primo Levi. Per ricordare ciò che è accaduto. E per vigilare non accada ancora.
È accaduto, quindi potrebbe accadere di nuovo…
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per la via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi, Da Se questo è un uomo (Einaudi,1947)
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E, ancora, con un intervista a Frediano Sessi, scrittore e saggista, autore di diversi testi sulla Shoah, per adulti (Auschwitz 1940-1945, Bur) e ragazzi (Il mio nome è Anna Frank, Einaudi).
Professor Sessi, che cos’è stato Auschwitz-Birkenau?
Questo grande “complesso” concentrazionario, costituito da tre lager principali (tra i quali il lager di sterminio dove perirono 1milione e 100mila persone, in prevalenza ebrei d’Europa) e da oltre 40 sottocampi, fu la sintesi estrema del progetto di sterminio nazista e del sistema di sfruttamento insito nel regime hitleriano. Oggi è il simbolo di quel terribile passato.
Com’è stato possibile che dei normali cittadini, indossata la divisa nazista, si siano trasformati in assassini?
Alla base di tutto c’è l’ideologia razziale e antisemita nazista che classificava gli uomini individuando chi aveva diritto di vivere, perché puro di razza, chi doveva essere trasformato in schiavo e chi, ultimo gradino, era una “bocca inutile da sfamare” e doveva morire. Uno Stato e delle leggi orientate in questa direzione hanno aiutato gli uomini che hanno aderito al nazismo a considerare ogni nefandezza e ogni atto di violenza una forma di giustizia che avrebbe consentito al popolo tedesco di riscrivere la storia dell’umanità. Uccidere l’impuro, o il nemico, divenne così una sorta di missione “civilizzatrice.
Moltissimi criminali nazisti non sono stati puniti. Crede che si siano pentiti? Quante SS ci saranno state tra le famiglie tedesche che nel dopoguerra venivano in vacanza in Italia?
Tenendo conto dei processi e delle commissioni d’inchiesta possiamo dire che i responsabili dei crimini commessi ad Auschwitz non hanno mostrato pentimento e una percentuale molto ridotta (più di 7.000 tra ufficiali e guardiani) ha conosciuto il carcere e pochi la pena capitale. Quanto alle “vacanze” in Italia è vero, si potrebbe ricostruire la geografia del turismo con la ricostruzione storica. Per esempio, nei pressi del lago di Garda (sponda veronese) stazionavano i comandi di SS e Gestapo. I contadini del luogo dicevano che i tedeschi la facevano da padroni durante la guerra, e negli anni dell’immediato dopo guerra, quando si viveva tra le macerie, erano tornati non più in divisa, per comprare case e terreni.
Si dice “italiani brava gente”: ma che ruolo hanno giocato i fascisti nella tragedia ebraica? Come sono state accolte le leggi razziali?
Il fascismo prima e i repubblichini poi fecero la loro parte, sia nelle persecuzioni che nelle deportazioni. Alleato fedele dei tedeschi, Mussolini e i suoi gerarchi erano al corrente e collaborarono al progetto di un’Europa senza ebrei. Le leggi razziali del 1938 furono un prologo utile e crearono forti disagi e danni agli ebrei che vivevano in Italia. L’accoglienza delle leggi da parte della popolazione fu varia e articolata: ci fu chi collaborò a metterle in atto, ma anche chi si indignò e senza attuare atti di resistenza palese si adoperò per aiutare gli ebrei che conosceva. Molti ebrei furono protetti e nascosti.
Che significato ha la Giornata della Memoria?
La ricorrenza in sé ha un forte valore civile e sociale. Spesso anche grazie all’uso politico che se ne fa, rischia di assumere un significato formale e retorico. Il 27 gennaio dovrebbe essere un giorno speciale in cui tutti, ripensando a quello che è stato, ci interroghiamo sull’essere uomo nella società e cerchiamo di ricordarci che quel “male” assoluto è entrato nella storia a opera di uomini come noi. Diceva Primo Levi: è accaduto può accadere ancora. Commemorare le vittime del passato è un’azione socialmente condivisa e gratificante; occuparsi delle vittime di oggi, delle ingiustizie quotidiane perpetrate intorno a noi è assai più difficile. Se rimane solo un monumento alla memoria, il passato rischia di non aiutarci a capire il significato del presente e del nostro ruolo dentro la contemporaneità.
Cosa resta ai visitatori, soprattutto più giovani, di una visita ad Auschwitz?
E’ difficile rispondere. I giovani che vanno ad Auschwitz producono spesso materiali filmati o fotografici, ma anche riflessioni scritte, che ci consentono di scorgere un forte impatto emotivo. Il loro approccio, anche a causa della modalità organizzativa dei “viaggi della memoria”, via treno e d’inverno, fa leva soprattutto sulle impressioni e sui sentimenti di stupore e di orrore che sipossono provare alla sola visione della vastità di questi luoghi. A questa percezione segue da parte di molti un bisogno di approfondimento. Non è però possibile dire quanto questa immersione nella memoria, sul luogo simbolo del genocidio nazista, consenta di capire come la lettura e la comprensione del passato può aiutarci ad agire sul presente, ad essere garanti dei diritti umani per tutti.
Come ci si deve preparare al viaggio?
Se si sceglie un approccio “razionale”, allora si deve escludere l’inverno (in questa stagione le basse temperature e la neve non consentono una visita accurata dei luoghi); inoltre occorre arrivare preparati, sia dal punto di vista storico che emotivo. La nostra “guida” è un utile strumento. Nella prima parte (Auschwitz e la sua storia) fornisce le informazioni per ricostruire l’evoluzione del campo. Nella seconda (Auschwitz e le sue rappresentazioni) presenta le più importanti questioni legate alle diverse immagini del campo: dai racconti dei deportati a quelli degli esecutori, fino alle rappresentazioni visive (fotografia, cinema) e artistiche (letteratura, musica, teatro). Nella terza parte (Auschwitz e i suoi luoghi), grazie ai percorsi suggeriti, corredati di mappe, fotografie e ricostruzioni, aiuta a comprendere ciò che oggi rimane del complesso concentrazionario. Infine, nella sezione “Auschwitz fuori di Auschwitz”, il lettore potrà ripercorrere molti dei luoghi e dei memoriali posti oltre il perimetro del campo e del museo. Occorre recarsi ad Auschwitz con l’intenzione di riuscire a capire meglio il nostro tempo: Auschwitz, infatti, è il prodotto della razionalità moderna, dunque è opera anche di uomini comuni. Non nel senso che da quel luogo sprigiona un “male banale”, ma nel significato più profondo che non fu in alcun modo la follia umana a produrlo.
Oggi c’è percezione di quello che è successo?
Viviamo in tempi senza memoria, frutto dell’eccessiva frammentazione indotta dalla società dei consumi. L’uomo perde il suo centro e si trasforma in mezzo per raggiungere un fine che, spesso non è il miglioramento della vita della comunità, ma altro: successo, denaro e via dicendo. Quel che conta non è “da dove veniamo”, ma il presente assoluto in cui tutto è possibile, tutto si consuma e spesso si getta, senza resto. Auschwitz e la tragedia degli ebrei (così come la Resistenza) sono fatti molto lontani, che rischiano di non avere più testimoni nelle famiglie. La storia ha fatto grandi passi in avanti per comprendere e spiegare fascismo e nazismo, ma occorrerebbe che anche la scuola si attrezzasse meglio per inserire nei testi e nei programmi questo periodo. Solo un’ istruzione diffusa che affronti seriamente questi temi può ridare smalto anche nei pensieri dei giovani a questa vicenda terribile, a questo “passato che non passa” come dicono i tedeschi. [ad]