Termometro Finanziario: le borse volano verso i massimi storici, ma come sta l’economia?
Termometro Finanziario: le borse volano verso i massimi storici, ma come sta l’economia?
Mercati azionari in deciso rialzo nell’ottava terminata il 25 gennaio. L’indice FTSEMIB italiano, nonostante la zavorra del settore bancario collegato allo scandalo MPS, ritorna sui livelli di luglio 2011, ma ancora meglio va all’estero. L’indice DAX tedesco è ritornato sui livelli di gennaio 2008, a relativamente poca distanza dai massimi storici assoluti toccati nel dicembre 2007, mentre lo S&P 500 statunitense è sui livelli di dicembre 2007, anch’esso a poca distanza dai massimi assoluti di ottobre 2007. Nonostante ciò, diversi problemi per l’economia sia di livello tecnico che di livello fondamentale sono dietro l’angolo.
A livello tecnico, innanzitutto, i massimi del 2007 coincidono grossomodo con quelli del 2000-2001: in entrambi i casi, dopo un tentativo di raggiungere nuovi e più alti prezzi, gli indici hanno ripiegato per oltre il 50%, lasciando presagire che superare i massimi precedenti potrebbe non essere così facile.
A livello fondamentale, ciò che più importa, le cose appaiono anche più nuvolose. Il mercato del lavoro negli USA come in Italia è ben lontano dal raggiungere i livelli precedenti al 2008, figurarsi raggiungere livelli occupazionali simili se corretti con la dinamica demografica intervenuta negli anni.
[ad]Negli USA restano ancora forti dubbi circa la tenuta della finanza pubblica, con una politica congelata nel triangolo fra Obama, maggioranza democratica al Senato e maggioranza repubblicana alla Camera (per non parlare della spaccatura interna al GOP): la sospensione del tetto del debito non è che una tregua, cui seguirà probabilmente una nuova stretta fiscale dopo quella che a inizio anno ha evitato il (primo) fiscal cliff.
In Italia invece continua a tirare aria di manovra correttiva, visto che si stanno susseguendo gli aggiustamenti al ribasso delle stime riguardanti il PIL nazionale: dopo le stime ottimistiche di governo e FMI, che prevedono un -1% nel 2013 e zerovirgola negli anni successivi, diversi think tank e analisti indipendenti propendono per scenari più pessimisti per l’economia italiana
Passando all’agenda macroeconomica della settimana, per lunedì si segnala l’indice che misura la fiducia dei consumatori italiani, attesa ancora sui minimi storici, e gli ordini di beni durevoli USA, attesi in crescita dello 0,7%, ma in rallentamento rispetto al mese precedente. Martedì dovrebbero andare in asta BOT a sei mesi.
Mercoledì conosceremo la fiducia delle imprese italiane, ma anche qui non dovremmo avere sorprese positive, anche se l’indice è atteso in lieve rialzo. Sempre in Italia andranno in asta BTP a 5 e 10 anni. Dagli USA conosceremo la stima preliminare del PIL, atteso prevedibilmente in frenata dal 3,1% del trimestre precedente a 1,2%. In serata conosceremo infine gli esiti del meeting Fed sulla politica monetaria.
Giovedì sarà la volta del tasso di disoccupazione tedesco, atteso ancora una volta al basso livello di 6,9%, ma soprattutto i prezzi al consumo in Germania, il cui indice dovrebbe fermarsi al 2%su base annua. Come ogni giovedì negli USA sarà tempo di jobless claims: i nuovi sussidi di disoccupazione sono previsti (come al solito, ultimamente) in salita. Anche stavolta le attese verranno battute?
La settimana finirà in modo piuttosto pieno. Conosceremo gli indici dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero relativi a Cina, Spagna, Italia, Francia, Germania, Zona Euro e l’ISM statunitense. Tutti gli indici dovrebbero attestarsi al di sotto della soglia dei 50 punti che separano espansione e recessione, con l’eccezione della Cina e degli USA (seppure di poco in quest’ultimo caso). Il tasso di disoccupazione italiano dovrebbe attestarsi ancora in crescita all’11,2%. Infine, il grande evento della settimana, come ogni primo venerdì del mese, è il report sul mercato del lavoro USA, che dovrebbe risultare in linea con il precedente. Si stima siano stati creati 155mila posti di lavoro a gennaio, lasciando il tasso di disoccupazione invariato al 7,8%.