Ispo, Lombardia e Veneto al Pdl. Sicilia verso Bersani
Lombardia e Veneto al Pdl, Sicilia al centrosinistra. È il risultato del rilevamento di Ispo di Renato Mannheimer divulgato ieri sera durante la trasmissione “Porta a Porta”. A meno di un mese dal voto il Senato continua a presentare un quadro molto incerto nelle Regioni considerate in bilico per attribuire aldilà di ogni margine i premi di maggioranza, vitali per capire se l’alleanza Italia Bene Comune (favorita da mesi nei sondaggi) potrà governare in maniera autonoma in entrambi i rami del Parlamento.
[ad]I numeri non sono di quelli definitivi, anzi. Se per il Veneto, a differenza di quanto valutato dagli altri istituti demoscopici, Ispo intravede una maggioranza netta per la mini-coalizione di centrodestra – stimabile in circa 9 punti percentuali – molto più combattute le sfide in Lombardia e soprattutto in Sicilia.
Nel cuore del berlusconismo e del leghismo la coalizione dei moderati è avanti di meno di un punto percentuale su Italia Bene Comune (35,3 contro 34,5%). Siamo ben dentro alla forbice dell’errore statistico, motivo per cui Ispo pur registrando un leggero vantaggio all’asse Berlusconi-Maroni non si sente di consegnargli i 27 seggi regionali legati al premio.
Stesso discorso, ma a parti invertite, in Sicilia. Qui è Italia Bene Comune di Pierluigi Bersani ad essere in vantaggio di circa un punto (32,3 contro 31,1%). Da notare l’estrema frammentazione del voto, per cui le due maggiori coalizioni raccolgono poco più del 60% dell’elettorato a fronte di un boom del Movimento 5 Stelle, che nell’isola veleggia sul 18,5%.
Altro dato che consiglia di maneggiare con un quid di cautela l’esito del sondaggio è il dato dell’astensione: in Sicilia gli indecisi sono il 30,6% secondo Ispo, mentre in Lombardia la porzione è persino più ampia, raggiungendo il 41%. Sembra abbastanza pacifico che specie a Milano e dintorni il numero dei votanti sarà più alto il giorno delle elezioni, quindi più che soffermarsi sul pericolo di una diserzione delle urne bisognerebbe essere oculati nel fare previsioni sull’esito finale. Per il quale un mese di campagna elettorale ha tutte le potenzialità per incidere e per stravolgere gli equilibri finora stabiliti.