Ipsos, Bersani stabile al 37%. Il Pdl cresce di poco

Pierluigi Bersani

Ipsos, Bersani stabile al 37%. Il Pdl cresce di poco

 

Il secondo appuntamento con i sondaggi, nella prima settimana che ci separa dal voto, riguarda Ipsos e il consueto sondaggio pubblicato da Ballarò.

In realtà il quadro offerto da Pagnoncelli è meno “sconvolgente” rispetto al sondaggio di Emg pubblicato ieri. In primo luogo il centro-sinistra, se pur in calo, si conferma su una percentuale del 37%; il Pd fa registrare un valore superiore al 30% e Sel si attesta vicino al 5%.

[ad]Per quanto riguarda la destra non registriamo un poderoso aumento del Pdl che, sempre secondo Ipsos, si attesta al 18% raggiungendo il 24% circa con l’alleato Lega Nord. E’ difficile capire la reale portata del recupero di Berlusconi in questa campagna elettorale, anche alla luce dei dati discordanti che rileviamo nei diversi sondaggi. Un elemento è però chiaro: la capacità di recupero di Berlusconi in campagna elettorale e tale capacità è stata testata più volte nelle corso delle elezioni.

Per quello che riguarda il Centro continuiamo a notare una progressiva crescita delle Lista Monti che viene data oltre il 10% e, come detto altre volte, rileviamo una parallela perdita di consenso dell’ Udc, che probabilmente sconta la poca esposizione mediatica di Casini. Il leader centrista, probabilmente sta già preparando la partita post-elettorale.

Abbastanza stabili risultano anche Ingroia e Grillo i quali non sembrano animare la campagna elettorale. Il motivo di tale presenza neutra nella competizione è probabilmente da ricercare nella incapacità dei due soggetti di poter competere per il governo del Paese e l’assenza di prospettiva su possibile alleanze post-elettorali. In questo spietato gioco è quindi molto rilevante Vendola, che ha un quarto dei voti di Grillo, perché rappresenta, in un certo senso, il bersaglio da puntare per colpire Bersani.

In definitiva, la democrazia maggioritaria, se pur monca come la nostra, non si accontenta della “testimonianza” e tende a marginalizzare soggetti rilevanti da un punto di vista del consenso ma incapaci di raggiungere il governo.