Come ogni settimana il venerdì è il giorno dei sondaggi elettorali di Swg per Agorà (Rai3). Questa settimana, il sondaggio Swg ci consegna anche un’analisi molto interessante del cosiddetto “partito del non voto”.
Cominciamo però con i dati relativi alla contesa elettorale. Il sondaggio Swg, come altri già analizzati questa settimana, ci mostra un centrosinistra ancora in calo, soprattutto per “colpa” dei partner maggiori (Pd e Sel, rispettivamente in calo dell’1,4% e dello 0,4%).
Se ne giovano i principali competitor: la coalizione guidata da Berlusconi guadagna infatti l’1,2% dei consensi rispetto all’analisi di 7 giorni fa, ed in particolare il Pdl, che guadagna 2 punti in una sola settimana; la Lega Nord invece continua a perdere terreno, confermando l’allarme lanciato ieri dal sindaco di Verona Flavio Tosi durante la puntata di “Un giorno da Pecora” (Radio2) sulla scarsa presenza del proprio partito nei mass media.
[ad]Non solo: anche il M5S di Grillo e Casaleggio cresce nei consensi, recuperando quasi un altro punto e confermandosi la terza forza del paese. Ed anche Scelta Civica di Monti cresce di un punto e mezzo, tutto da accreditare alla lista del premier uscente (mentre l’Udc cala di quasi un punto, compensato un po’ dal Fli).
Risultano in calo invece in questo sondaggio Swg le liste di Ingroia e Giannino, che però rimangono entrambe oltre il livello medio riscontrato nei sondaggi elettorali.
Contrariamente a quanto registrato da altri istituti demoscopici, secondo Swg è in fortissimo calo il partito del non voto, che si attesta al 30%, su cui il sondaggio Swg va nel dettaglio approfondendo la composizione di questo “partito”.
Come da tradizione, il primo aspetto che si cerca di analizzare è la “religiosità” del non-elettorato, e qui si nota che malgrado la presenza di un’area centrista, l’elettorato “cattolico” non sembra acquisito se non in una stretta maggioranza dalle coalizioni al voto (nulla ci dice, questo sondaggio, di come poi votino i cattolici che votano).
[ad]Un’altra considerazione per certi versi controcorrente è relativa ai dati anagrafici del non-elettorato. Stando al sodnaggio Swg, infatti, le fasce d’età più propense al non-voto sono quelle che vanno dai 45 anni in su – un elettorato quindi “esperto” ed evidentemente stanco e sfiduciato.
Anche il reddito risulta una variante importante per valutare il peso del non voto, con una propensione all’astensione che decresce al salire del reddito.
Infine, per valutare correttamente l’origine del non-voto, è utile guardare a come si erano orientati nel recente passato coloro i quali oggi pensano di non recarsi alle urne.
Ben più di un terzo di loro – stando al sondaggio Swg – non si è recato alle urne nemmeno nel 2008, cosa che in parte ridimensiona il fenomeno. Lo ridimensiona però solo in parte, perché per il resto la tabella sovraesposta ci dice cose molto interessanti: innanzitutto, ci dice che i partiti meno colpiti dall’astensionismo siano quelli della coalizione guidata da Bersani, Pd in primis. Questo vuol dire da un lato che Bersani è stato finora il più bravo a trattenere il proprio elettorato (come evidenziato anche da un sondaggio Ispo della scorsa settimana), e dall’altro che i margini di crescita per la coalizione di centrosinistra sono inferiori a quelli del centrodestra, dove in particolare il Pdl risulta aver perso più di tutti, a meno che Bersani e la sua coalizione non riescano nel difficile tentativo di recuperare da chi in passato ha votato altro.