Scontro tra Italia e Von der Leyen: l’Europa si divide tra Nord e Sud sulla questione dei coronabonds
La crisi del Coronavirus sta investendo ormai tutto l’intero Vecchio Continente e il mondo intero. Il lockdown decretato dai paesi europei, per evitare il contagio, sta avendo dei risvolti negativi sull’economia e la recessione è dietro l’angolo. La stessa direttrice del Fondo Monetario, Kristalina Georgieva, ha affermato questo venerdì che “è chiaro” che l’economia globale “è entrata in recessione” a causa della pandemia di Covid-19, e che questa sarà “tanto brutta quanto quella del 2009 o peggio”.
In questo quadro, l’Italia ed altri 8 paesi dell’UE (Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio e Lussemburgo) hanno proposto al Consiglio Europeo l’emissione di obbligazioni, dei Corona Bonds o Euro Bonds, al fine di disporre di fondi importanti per sostenere lo shock economico di fronte all’epidemia di coronavirus che colpisce duramente il continente. La proposta ha trovato la forte opposizione dei paesi del Nord Europa, in particolare della Germania e dei Paesi Bassi.
La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, nella serata di sabato ha rilasciato un’intervista all’agenzia di stampa tedesca DPA, definendo come “uno slogan” la parola “Corona bond” e che “dietro ad essa c’è la questione più grande delle garanzie. E in questo le riserve della Germania e di altri paesi sono giustificate”.
“Alla Commissione – ha continuato Von der Leyen – è stato affidato dal Consiglio il compito di elaborare il piano di ricostruzione, e questi sono i binari su cui stiamo lavorando”. “Ci sono limiti legali molto chiari, non è questo il piano”, ha concluso la numero uno di Palazzo Berlaymont, “non stiamo lavorando a questo”.
Alle parole della presidente Von der Leyen, ha replicato il ministro dell’Economia italiano, Roberto Gualtieri: “Le parole della presidente della Von der leyen, sono sbagliate, mi dispiace che le abbia pronunciate. L’Europa tutta deve essere all’altezza della sfida”.
Secondo il responsabile di Via XX Settembre: “L’Europa deve sostenere insieme ai Paesi lo sforzo straordinario economico legato all’emergenza ma poi è necessario uno sforzo comune senza precedenti per rilanciare l’economia, un grande piano di ricostruzione europeo, un grande piano Marshall per la ripresa che deve rilanciare l’economia e anche tener conto della necessità di fare tesoro di questa esperienza”.
MA COSA SONO I CORONABONDS?
Partiamo dal loro nome: “Corona” naturalmente deriva dal nome della pandemia Coronavirus ed “Bond” (ovviamente non ha nessun legame con il famoso agente segreto 007) in inglese significa obbligazioni.
Un’obbligazione è una quota di debito immessa sul mercato. Con l’acquisto di questo “buono”, gli investitori pubblici o privati, come i fondi pensione o i fondi di assicurazione, attendono che l’emittente rimborsi l’importo preso a prestito (con un interesse). Le obbligazioni possono essere rivendute al rialzo o al ribasso, secondo le informazioni disponibili sulla capacità del “debitore” di rimborsare. Si tratta quindi di una mutualizzazione dei debiti degli Stati membri della zona euro all’interno di un “veicolo finanziario”.
I “corona bonds” sono gli equivalenti degli “eurobond” che erano stati evocati nel 2011 durante la crisi del debito greco (non hanno mai visto la loro vera creazione).
PERCHE’ LE OBBLIGAZIONI PER AIUTARE IL RILANCIO L’ECONOMIA POST-COVID 19?
I nove leader europei hanno chiesto la creazione dei «corona bonds» per disporre di più fondi importanti di fronte alla crisi sanitaria. «Dobbiamo lavorare a uno strumento di debito comune emesso da un’istituzione europea per raccogliere fondi sul mercato (…) a beneficio di tutti gli Stati membri (…) per far fronte ai danni causati dal coronavirus», in una lettera recapitata al presidente del Consiglio Europeo, il belga Charles Michel.
Secondo il governatore della Banca del Portogallo, Carlos Costa, “Un fallimento della cooperazione in questa crisi lascerebbe cicatrici permanenti sul progetto europeo”, racconta alla Reuters, affermando che “occorre trovare soluzioni per evitare che l’emergenza del coronavirus diventi una seconda crisi del debito sovrano”.
Già martedì la presidente della Banca centrale europea (BCE), Christine Lagarde, ha chiesto in videoconferenza ai ministri delle finanze della zona euro di prendere seriamente in considerazione un’emissione eccezionale di obbligazioni sovrane condivise, per meglio armarsi di fronte alla crisi.
CHI SI OPPONE ALLA PROPOSTA?
I paesi che si oppongono alla proposta dei 9 paesi sono sostanzialmente i paesi del Nord, gli stessi che si opposero nel 2011 agli eurobonds; come già detto in precedenza, i paesi capofila dell’opposizione sono la Germania ed i Paesi Bassi, a questi (tra i più agguerriti) si aggiungono Austria e Finlandia.
La Cancelliera ha ribadito giovedì sera la sua opposizione all’idea di emettere “corona bonds”, rifiutando il principio di una mutualizzazione dei debiti in Europa. Resta ferma la sua “preferenza per il MES”, il meccanismo europeo di stabilità, che funge da fondo di soccorso in caso di crisi della zona euro. “Con il MES abbiamo uno strumento per la crisi che apre molte possibilità e non rimette in discussione i principi fondamentali di un’azione comune e di responsabilità di ciascuno”, ha precisato.
Secondo alcuni economisti d’oltralpe la linea tedesca può essere una strategia per imporre condizioni severe in cambio dei suoi prestiti a paesi in crisi, come ad esempio riforme impopolari o tagli netti nei bilanci.
Nei Paesi Bassi, invece è scontro tra il premier Mark Rutte, su posizioni fortemente intransigenti con i paesi mediterranei, e il governatore della Banca dei Paesi Bassi, Klaas Knot. Secondo il governatore, “questo è un test per la zona euro. Quando vedi cosa sta succedendo con il Coronavirus in paesi come l’Italia e la Spagna, penso che la richiesta di solidarietà sia estremamente logica” e dunque per Knot “sarebbe certamente sensato se fosse introdotta una rete di sicurezza. In tempi come questi è utile che le politiche monetarie e fiscali si rafforzino reciprocamente. La politica monetaria non può farcela da sola: ci sono limiti a ciò che possiamo fare, ci sono limiti al nostro mandato”. L’auspicio del numero uno della De Nederlandsche Bank è che “emerga anche qualcosa in comune da parte dei governi: una risposta europea alla crisi. A turno, possiamo acquistare Corona bond o nuove obbligazioni emesse dal MES”.
ITALIA, SPAGNA, FRANCIA UNITE CONTRO IL “BLOCCO DEL NORD”
Il premier Giuseppe Conte, alleato con Pedro Sánchez, come in quel vertice del giugno 2012, in pieno dibattito sull’austerità, quando Mario Monti e Mariano Rajoy si misero davanti ad Angela Merkel, minacciando più volte di bloccare il vertice di fronte alle resistenze dell’olandese Mark Rutte e della Cancelliera tedesca.
Ora il premier spagnolo Sanchez chiede che l’Europa si doti rapidamente di misure “di finanziamento adeguate alla gravità e all’intensità della crisi” e chiede di utilizzare “tutti gli strumenti di finanziamento europei”. In questo contesto, la Spagna, a differenza dell’Italia, non vede come assurdo che i paesi colpiti dalla pandemia ricorrano al MES a condizione che siano soppresse le condizioni della Troika (come avvenuto con la Grecia in passato).
La trasparenza dell’immagine di un salvataggio morbido si scontra, tuttavia, con il primo ministro olandese. “Il MES è il MES e non lo cambieremo”, ha ammonito Mark Rutte.
Secondo le ricostruzioni del quotidiano spagnolo El Pais, l’incontro di giovedì “era come una partita di calcio. Dopo gli interventi di alcuni primi ministri, siamo saltati come se avessero segnato un goal” descrive entusiasta una delle delegazioni che hanno assistito al vertice. “Le norme sul distanziamento hanno imposto che l’appuntamento si tenesse in videoconferenza, il che faceva presagire una breve riunione per dare il via a una dichiarazione congiunta piena di buone e vaghe intenzioni. – continua il racconto di testimoni al quotidiano spagnolo – Ma la ribellione di Spagna e Italia ha cambiato lo scenario. Le sei ore di colloquio sono state tra le più eccitanti degli ultimi tempi, piene di scherme raffinate e con qualche dialettico straccio lancinante, con Merkel, Sánchez, Conte e Rutte come i principali protagonisti di un duello a quattro che si è concluso con un pareggio e che ha lasciato il risultato finale alla partita di ritorno, entro due settimane.”
Il sostegno di Macron, al Consiglio Europeo di giovedì, a Spagna e Italia è stato pieno. “L’Unione europea, la zona euro, si riducono a un’istituzione monetaria e a un insieme di regole che consentono a ogni Stato di agire per conto suo? O si agisce insieme per finanziare le nostre spese, i nostri bisogni in questa crisi vitale? Voglio che si faccia pienamente questa scelta di solidarietà”, chiede Emmanuel Macron, intervistato dai quotidiani La Repubblica, La Stampa ed il Corriere della Sera : “Non voglio un’Europa egoista e divisa”.
Palazzo Chigi “non accetta” le proposte del Consiglio Europeo, ritenute troppo timide: “Dobbiamo reagire con strumenti finanziari innovativi” per uscire quanto prima dallo stato di emergenza economica, afferma nel comunicato il premier. Giuseppe Conte ha dato dieci giorni ai “cinque presidenti” (Consiglio, Commissione, Parlamento, BCE ed Eurogruppo) per “trovare una soluzione adeguata e una risposta ambiziosa e comune alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo”.
Giuseppe Conte va oltre l’Unione Europea annunciando novità suo decreto di aprile: «il nostro sforzo complessivo di bilancio arriverà a una soglia ben superiore ai 50 miliardi (…). Metteremo in campo un sostegno senza precedenti ai finanziamenti per la nostra economia, pari a quello offerto dai pacchetti di politiche più ambiziosi approvati in questi giorni in Europa».