Tecné, sondaggi nazionali e regionali a confronto
Si tratta di differenze comprensibili, spiegabili? Indubbiamente ricadono nella forbice di incertezza del sondaggio elettorale, ma è impossibile non osservare alcuni dettagli.
- Nel dato nazionale, generalmente associato nell’opinione pubblica con il voto alla Camera dei Deputati, la differenza tra le due principali coalizioni è del 6,5%, laddove la somma dei sondaggi regionali restituisce un 7,5%. In termini di voti assoluti, la differenza tra centrodestra e centrosinistra è di due milioni di voti nel nazionale e due milioni e trecentomila nella somma dei regionali. Nei dati a livello nazionale, quindi, Tecné evidenzia una maggiore incertezza nell’esito della contesa elettorale rispetto a quanto emerge dai sondaggi a livello regionale.
- I dati dei sondaggi regionali, a loro volta, mostrano situazioni di estrema incertezza in due regioni chiave: Sicilia e Lombardia. Nella prima Tecné da in vantaggio il centrodestra dello 0,5%; nella seconda è invece il centrosinistra a guidare dell’1,5%. Queste due regioni, storicamente, sono da sempre roccaforti del centrodestra, prima della DC e successivamente dell’asse FI-AN-Lega e infine PdL-Lega. Affinché si ritrovino ad essere oggetto di contesa, pertanto, l’opinione pubblica del Paese deve essere eccezionamente virata a sinistra, da cui uno scenario sondaggistico maggiormente favorevole alla coalizione di Bersani.
[ad]In entrambi i casi, muovendosi all’interno delle forbici di incertezza in un caso a favore del centrodestra e nell’altro a favore del centrosinistra, i sondaggi politici paiono propendere per le situazioni di incertezza.
Malgrado questo, è possibile conciliare i due sondaggi? È possibile capire quale dato rispecchi maggiormente il reale umore dei cittadini?
Da un punto di vista prettamente matematico, la risposta è negativa: contrariamente a quanto il comune buon senso suggerirebbe, infatti, i valori all’interno della forbice non sono delle probabilità, pertanto indicare un risultato elettorale basandosi sui dati del centro della forbice oppure sui dati posizionati ad un estremo è equivalente – purché naturalmente venga dichiarato.
Dove il semplice studio dei numeri non può aiutare, tuttavia, la logica ed il buon senso possono comunque contribuire a dare un indirizzo di massima all’analisi: il semplice fatto che le regioni in bilico continuino ad essere Lombardia e Sicilia, anziché diventare ad esempio Campania, Friuli e Piemonte, è sintomatico del fatto che il mood generale del Paese continua a rimanere – pur nell’ambito di naturali oscillazioni – tutto sommato stabile, mentre lo spacchettamento del dato nazionale su base regionale porta invece all’occhio situazioni quantomeno anomale, come il 26% del centrodestra in Toscana, un valore elevato se paragonato a quelli di Emilia, Marche ed Umbria e che in qualche modo lascia intendere come le regioni almeno apparentemente sicure possano essere usate per giocare sui distacchi a livello nazionale lasciando inalterato il dato delle regioni in bilico.
La tanto attesa rimonta del centrodestra, ad un mese dal voto, non è ancora stata in grado di incidere in maniera significativa sulla contesa elettorale, contesa che rimane aperta soprattutto a causa dell’elevatissimo numero di indecisi ma che vede ancora in Bersani e nel centrosinistra i favoriti alla vittoria finale.