Il dilemma di Samorì. Il caso politico dei Moderati in Rivoluzione (MIR)

Pubblicato il 4 Febbraio 2013 alle 15:28 Autore: Livio Ricciardelli

Più che un convegno un piccolo aperitivo (definito “stuzzichino a base di cucina romana”) con al massimo una ventina di persone. Due signore addirittura pensavano di aver sbagliato sala, in quanto non vi era parvenza di “politicità” in quel pur legittimo aperitivo elettorale.

[ad] Nella forma si trattava di un piccolo incontro elettorale teso a far conoscere ad un determinato numero di propri contatti un determinato candidato. Nella fattispecie Matteo Corsini (candidato del Mir al consiglio regionale del Lazio) e Diego Righini (candidato alla Camera nella circoscrizione Lazio 1).

Quest’ultimo aveva addirittura piazzato al di fuori dell’albergo un grande camion, dotato di maxischermo, che riproponeva in continuazione il suo appello pubblicato sul web dalla durata di oltre 38 minuti.

Nell’appello si invitavano gli elettori a visitare il comitato elettorale del Mir, cosa diversa dalla sede romana del movimento nei pressi di Piazzale Flaminio, per poter incontrare  i candidati.

Un approccio partecipativo ma curioso considerando che con la legge elettorale per il Parlamento non è possibile esprimere preferenze per dei candidati. Una campagna elettorale per la Camera curiosa anche perché il Mir per ottenere rappresentanza parlamentare, dovrebbe fare in modo che Destra, Grande Sud-Mpa e Fratelli d’Italia superino tutti il 2% (cose considerata non facile per tutti i sondaggi) e prendere almeno un voto in più di tutti gli altri micro partiti della coalizione berlusconiana.

Un approccio così da “preferenza” casomai avrebbe dovuto portarlo avanti il candidato Corsini, nella speranza di ottenere almeno un seggio in Consiglio Regionale.

L’arrivo di Samorì e il suo breve comizio si è esaurito in un breve saluto alla ventina di elettori e in una stretta di mano.

Ad attenderlo vi era una troupe del Tg1 (operatore e giornalista) che senza nemmeno porgli una domanda hanno semplicemente registrato una sua dichiarazione per l’edizione delle 20 (pratica non deprecabile, e ormai in voga da anni dalle parti di Saxa Rubra).

Conclusioni: Le conclusioni di massima della strana giornata di sabato ci mostrano un Mir capace di spendere un notevole capitale per la propaganda elettorale. Ciò comporta in primis un numeroso uso di manifesti. Ma hanno anche un loro peso l’organizzazione di eventi (affitto di sale, catering ecc…) e l’affitto di sedi. Immaginiamo a spese dello stesso Samorì.

Una campagna elettorale che Samorì sta seguendo quotidianamente e senza sosta quasi incosciente, o comunque indifferente, nei confronti degli scarsi risultati elettorali che rischia di aggiudicarsi il suo movimento.

Il dilemma del “caso politico Mir” sta proprio in questo: per quali motivi una formazione di questo tipo conduce una campagna elettorale così onerosa e faticosa anche a livello di mera militanza? Il Mir differenza di altri formazioni minori della storia del centrodestra italiano (un esempio su tutti i “Verdi Federalisti: Abolizione Scorporo” alle elezioni europee 2004) non hanno ottenuto finanziamenti dal soggetto principale della coalizione (allora Forza Italia) per erodere qualche consenso a formazioni politiche avverse (la Federazione dei Verdi). Ma si basa sulla disponibilità di denaro dello stesso Samorì, che sta dando vita ad un piccolo “investimento politico”. Probabilmente, è questa l’ipotesi che ci sembra più probabile, in cerca di visibilità per partite future questa volta in seno al PdL o al futuro soggetto predominante della coalizione di centrodestra.

Resta da capire quale sia l’interesse politico di Samorì considerando che, europee del prossimo anno a parte, non si voterà per nulla da qui ai prossimi cinque anni e che i posti di sottogoverno non sembrano essere a disposizione di Berlusconi, lanciato verso una quasi inevitabile sconfitta.

L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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