Con il passare dei giorni il Piemonte sta perdendo l’appeal di “regione in bilico”. Un solo nuovo sondaggio, pubblicato il primo Febbraio, si è interessato agli ultimi giorni alla competizione per il Senato in terra piemontese. La distanza tra le due maggiori coalizioni resta infatti stabile al 5%, mentre appare decisamente più interessante la lotta per il terzo posto che vede la lista centrista di Monti e il Movimento 5 Stelle in perfetta parità. Sembra essere oramai fuori dai giochi per l’assegnazione dei seggi Rivoluzione Civile di Ingroia e Di Pietro che si vedono addirittura superare dal movimento Fermare il Declino del torinese Oscar Giannino.
Bersani |
Berlusconi |
Monti |
M5S |
Ingroia |
Giannino |
|
scenaripolitici |
34,5% |
29,5% |
11,5% |
11,5% |
5% |
6,5% |
[ad]Nella regione del primo storico parlamento della Repubblica si va a confermare la tendenza territoriale che vede una netta predominanza del centrosinistra nell’area metropolitana torinese a fronte di una maggioranza di centrodestra nelle aree lontane dal capoluogo. Un’analisi dei flussi confrontando l’esito delle ultime elezioni regionali del 2010 mostra come a subire una maggiore emorragia di voti sia il PDL (complice la separazione dei Fratelli d’Italia, che ha avuto un suo peso anche a livello locale) e, in particolare, la Lega Nord, mentre gli elettori più “fedeli” si dimostrano quelli del Movimento 5 Stelle di Grillo, seguiti dai sostenitori del Partito Democratico.
Nel tentativo di risollevare i deludenti pronostici nei giorni scorsi Di Pietro ha fatto visita di persona in terra piemontese dove, in un incontro ad Alessandria, ha strizzato l’occhio al movimento No Tav (un elettorato da sempre più vicino al Movimento dell’ex comico genovese) insistendo sull’impossibilità di perpetuare contemporaneamente i progetti dell’alta velocità in direzione Lione e del terzo valico.
Partita chiusa anche in Piemonte quindi? Difficile dirlo, certo è che il vantaggio della coalizione guidata da Pier Luigi Bersani si sta confermando di settimana in settimana. Resta però ancora la grossa incognita dell’universo dei non votanti e degli indecisi che a fine Gennaio insieme rappresentavano ben il 37% degli intervistati. Con una così grande fetta di elettorato ancora da collocarsi nello scacchiere politico riteniamo ogni previsione di vittoria decisamente prematura.
di Michele Bertini