Il 7 febbraio esce nei cinema il film “Studio Illegale”. Forse vi è capitato di intravedere il trailer del film, che in poche sequenze promette una avventurosa storia d’amore tra un giovane, rampante avvocato – interpretato da Fabio Volo – e l’avvocatessa di controparte – Zoé Felix. Avvocatessa su cui l’ignaro protagonista ha puntato gli occhi in un locale poco prima delle presentazioni ufficiali.
[ad]Quella che sembrerebbe una commedia romantica, come tante altre interpretate da Fabio Volo, è stata tratta dall’omonimo libro, caso editoriale del 2009 per il suo fortunato esordio,scritto da Federico Baccomo in arte Duchesne. Facciamo un passo indietro. La storia vera dell’autore, classe 1978, comincia quando, giovane avvocato presso uno studio legale, decide di licenziarsi e di raccontare in un blog la sua esperienza. Il blog è seguitissimo e diventa subito un grande successo, presto trasformato in un libro. E da libro film.
Ragazzo dalla faccia pulita, Baccomo sa raccontare con sferzante ironia una realtà che ha modo di toccare con mano. Quella dello stress cui si è costantemente sottoposti in questo tipo di ambienti. Più di trecento pagine di lettura scorrono velocemente, si ride di gusto e si riflette anche un po’. Duchesne svela con sagacia i lati oscuri di una professione considerata prestigiosa, oggetto di una sorta di timore reverenziale da parte dei non addetti ai lavori.
Il protagonista del libro, solo in parte autobiografico, è Andrea Campi. Andrea lavora a Milano per lo studio legale internazionale “Flacker Grunthurst and Kropper” e usa la formula vuota ma altisonante di avvocato d’affari per rispondere a chi gli chiede quale sia la sua professione. Essere un “avvocato d’affari” significa occuparsi di importanti operazioni societarie, ritoccare infinite volte le clausole di un contratto alla ricerca del contratto perfetto o, più ragionevolmente, di una giustificazione a parcelle milionarie.
La sua vita privata è azzerata, la ragazza lo ha lasciato ed è sempre più assorbito dal lavoro. Si ferma in studio fino a tardi mangiando pizza sulla scrivania ed è inseguito ovunque dai bip del blackberry. La vita sociale si riduce agli aperitivi e alle feste della Milano By Night in cui si trova coinvolto dai colleghi, luoghi ideali per professionisti in cerca di evasione dopo il lavoro e forieri di incontri con ragazze con il sorriso in mano e il cervello perduto in fondo alla borsetta Louis Vuitton.
Tra un capitolo e l’altro del libro, senza aggiungere e togliere niente al racconto, Baccomo offre rapidi stralci in stile Camera Café: i “dipendenti” dello studio si incontrano davanti al distributore e fanno pettegolezzi, commentano le segretarie, parlano dei propri e altrui tradimenti. Con una tranquillità che fa sembrare normale ogni trasgressione nella Milano da bere.
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[ad]In genere i film tratti dai libri di successo creano grandi aspettative. Il regista di “Studio Illegale”, Umberto Carteni, e lo stesso Baccomo lasciano trapelare che il film ha richiesto un riadattamento. Sacrificata la prima parte del romanzo, quella più incentrata sulla vita nello studio legale, a vantaggio della seconda, nella quale si sviluppa la storia d’amore. Molte scene sono state scritte ex novo. Baccomo garantisce che Fabio Volo, più maturo rispetto al personaggio che il libro ci lascia immaginare, ben si adatta al protagonista.
Non sveliamo nulla sul finale della storia di Andrea Campi, che rimandiamo al libro. Non diciamo se ha trovato una via d’uscita, un equilibrio tra carriera e vita privata. Quella che è senz’altro cambiata è la vita dell’autore, Federico Baccomo, oggi scrittore a tempo pieno. Un destino analogo a quello di “Studio Illegale” è toccato al suo secondo libro, uscito a marzo 2011 e intitolato “La gente che sta bene”. Diventerà presto un film. Il ruolo del protagonista, il dominus Giuseppe Sobreroni, sarà questa volta interpretato da Claudio Bisio.