L’Unione Europea ha ufficialmente dato il via, con la decisione unanime del Consiglio dell’UE, ai negoziati per l’ingresso tra i 27 della Macedonia del Nord e dell’Albania.
Il semaforo verde è arrivato dopo la rinuncia al veto da parte della Danimarca, dei Paesi Bassi e, soprattutto, della Francia, paesi che si erano dimostrati scettici circa l’inizio di un colloquio con questi stati e che fino ad oggi avevano sempre impedito l’inizio di una trattativa.
Il veto è stato superato però a patto di determinate precondizioni da rispettare, soprattutto per quel che concerne l’Albania, che riguardano “il rispetto dello Stato di diritto, la lotta contro corruzione ed il pluralismo dei media” e a condizione che non venisse indicata una data certe di inizio dei colloqui.
Ricordiamo che in ogni caso qualsiasi paese ambisca l’ingresso nell’UE deve in ogni caso dimostrare di condividerne gli ideali democratici e raggiungere determinati obiettivi minimi in termini di efficienza del sistema giudiziario, politica fiscale, libertà di stampa, norme sulla protezione dell’ambiente e stabilità delle principali istituzioni del paese.
La Macedonia del Nord, in precedenza solo Macedonia, ha anche cambiato ufficialmente il suo nome a Febbraio 2019 proprio per riuscire a negoziare con l’Unione un ingresso al fine di superare il veto che su di essa poneva la Grecia, la quale per ragione storiche ritiene di essere “titolare” del nome Macedonia, legato ad una sua regione del nord e alla storia e cultura della Grecia antica.
La decisione dell’avvio dei negoziato è stata accolta con entusiasmo sia dall’Albania, il cui Primo Ministro Rama ha dichiarato “le porte dell’Unione Europea si sono finalmente aperte”, sia dalla Macedonia del Nord che per bocca del suo Ministro degli Esteri ha definito questa notizia come “un raggio di luce nell’oscurità di questi tempi”.
Anche le istituzioni europee hanno commentato positivamente l’apertura. Il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha infatti affermato che “Il parlamento Ue ha sempre sostenuto un futuro europeo per i Balcani occidentali”, mentre la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen l’ha definita “un’ottima notizia”.
L’avvio dei negoziati non garantisce in ogni caso l’accesso all’Unione Europea in quanto il processo di adesione è lungo e ricco di precondizioni e standard che i paesi richiedenti devono rispettare. Basti pensare alla Turchia, i cui colloqui per l’ingresso nell’UE hanno avuto inizio nel 2005 e sono “formalmente” ancora in corso, per quanto oggi più che mai la Turchia risultati distante dal rispettare gli standard richiesti dai 27.
Mentre la Croazia, ultimo paese che ha fatto il suo ingresso l’UE, ha avviato i suoi colloqui sempre nel 2005 per poi ufficializzare il suo ingresso solo nel 2013.