Sondaggio Ixè: tra PD e Lega vince Conte
Se pensiamo a fine gennaio, quando il virus era ancora qualcosa di lontano e forse neanche così pericoloso, ci rendiamo conto che politicamente è passata una vita.
Il 28 gennaio la Lega era data al 28,2%, FdI al 12% e la coalizione intera al 47,1%. Allo stesso tempo, il PD era dato solamente al 20% e i 5S al 15,9%. Il governo godeva della fiducia del 37% degli italiani e l’ipotesi di voto anticipato con una vittoria schiacciante della destra non era completamente da escludere.
Oggi, in piena pandemia, com’è cambiata la politica italiana?
Il centrodestra
Come accennato il 28 gennaio la coalizione di centrodestra era sostenuta dal 47,1% della popolazione. Al suo interno saldamente al primo posto vi si trovava la Lega con il 28,2% delle preferenze, seguita a distanza da Fratelli d’Italia con il 12% e da Forza Italia con il 6,9%.
Oggi la coalizione pesa complessivamente il 46,2%, ovvero solamente un punto percentuale in meno. Al suo interno da una parte si è avuto un netto calo di Salvini, il cui partito ha perso 1,7 punti percentuali in due mesi, dall’altra invece si è avuta una crescita di 0,7 punti della Meloni e una tenuta da parte di Berlusconi che ha guadagnato solo 0,1 punti.
Rispetto alla scorsa settimana la Lega ha perso mezzo punto percentuale e FdI lo 0,3%, mentre Forza Italia tiene botta e cresce dello 0,4%. La coalizione ha perso dunque 0,4 punti in una settimana: uno scostamento per nulla irrilevante considerato che costituisce metà del calo avvenuto negli ultimi due mesi.
Questi dati risultano ancora più interessanti se visti in un’ottica differente: la Lega nelle ultime 8 settimane (dal 28 gennaio a oggi) è cresciuta solamente in un’occasione e di soli 0,2 punti percentuali, passando dunque in tale periodo dal 28,2% al 26,5%.
Probabilmente Salvini, similarmente a quanto successo a Renzi, già stava pagando la sua figura “stanca” dopo due anni di protagonismo assoluto. Con lo scoppio della pandemia, la riduzione delle sue presenze televisive, unita al cambio del focus del dibattito dall’immigrazione e dalla sicurezza (temi dove godeva di forte sostegno come sostiene il CISE) alla sanità, alla povertà e all’Unione Europea (temi dove invece i partiti di governo godono di una credibilità maggiore sempre secondo il CISE) hanno contribuito al suo trend decrescente ormai costante.
Peculiare è la posizione di Fratelli d’Italia. Se come indicato in passato questo partito ha avuto un trend crescente fino al 25 febbraio, tanto da sembrare il nuovo motore della coalizione, da allora è calato costantemente, passando dal 13,7% al 12,7% attuale e perdendo dunque più di metà dell’1,7% conquistato nel mese precedente. Per ricercare le cause di questa evoluzione, bisogna scomporre l’analisi in prima e dopo il calo. Prima del 25 febbraio (e dell’arrivo dell’emergenza in Italia) l’immagine stanca di Salvini e la stagnazione di Forza Italia aprivano spazi di conquista per la Meloni, la quale ha abilmente istituzionalizzato in parte la sua comunicazione per offrire un’alternativa più composta di Salvini e più attiva di Berlusconi, riuscendo infatti a intercettare gran parte della mobilità interna alla coalizione. In seguito all’esplosione dell’epidemia probabilmente ha pagato lo stringersi del paese attorno al governo, perdendo così molti dei suoi nuovi voti (ancora non consolidati) oltre che l’occasione di sfruttare il suo momentum per accrescere ulteriormente il consenso. Ciononostante la Meloni è oggi la seconda leader politica più apprezzata (dopo Conte), potendo vantare la fiducia del 36% degli italiani, ovvero il 4% in più rispetto all’alleato-rivale Salvini.
Forza Italia ha mantenuto invece un trend autonomo: si è mantenuta intorno al 7% fino al 18 febbraio, salvo poi calare di un punto percentuale in una sola settimana e rimanere intorno al 6% fino al 10 marzo. Probabilmente questo calo è dovuto alla crescita della Meloni, la cui istituzionalizzazione ha tolto a Forza Italia parte dell’elettorato moderato. Peculiarmente però nelle ultime due settimane il partito di Berlusconi ha guadagnato lo 0,9%, probabilmente legato alla sua maggiore credibilità (rispetto agli altri partiti della coalizione) sui nuovi temi centrali nel dibattito pubblico.
Il centrosinistra
Definire il centrosinistra è più complicato rispetto al centrodestra. Possiamo infatti definire il centrosinistra come le componenti non-M5S che appoggiano il governo (dunque PD, La Sinistra e Italia Viva) o come i partiti della coalizione elettorale (PD, +Europa, Italia Viva, Europa Verde e Azione). In questo articolo per ragioni di semplicità considereremo centrosinistra l’insieme di tutti i partiti appena nominati.
La coalizione nel suo insieme pesava al 28 gennaio il 33,4%, scomponibile nel 20% del PD, 3,6% Italia Viva, 3,2% +Europa, 2,9% La Sinistra, 2,4% Europa Verde e 1,3% Azione.
Ad oggi l’intera coalizione pesa il 34,1%, ovvero lo 0,7% in più (il centrodestra intanto ricordiamo aver perso lo 0,9%).
Per comprendere gli scostamenti è utile ragionare separatamente per il PD, mentre si può fare un ragionamento unico per Italia Viva, Europa Verde e +Europa e un altro ragionamento unico per La Sinistra e Azione.
Per quanto concerne il Partito Democratico, in questi due mesi ha recuperato 2,9 punti percentuali, arrivando al 22,9% e superando il picco del 22,7% raggiunto alle Europee del 2019. Grazie a questa crescita costante il PD si è portato a 3,6 punti percentuali dalla Lega, la quale è ancora il primo partito sebbene questo titolo pare sempre più contendibile.
Le ragioni di questa crescita sono probabilmente triplici: innanzitutto il Partito Democratico essendo (nei sondaggi ma non in parlamento) il principale partito di governo ha assunto una centralità comunicativa che gli ha consentito di creare consenso intorno a sé, in secondo luogo il rallentamento del centrodestra e la crisi del MoVimento 5 Stelle hanno lasciato al PD uno spazio per inserirsi, infine (specularmente rispetto alla Lega) la nuova centralità dei temi della sanità, dell’UE e della povertà hanno favorito i democratici, che su quei temi godono di ampio consenso.
Italia Viva se ha goduto alla fondazione di un consenso relativamente importante, oggi sta perdendo di rilevanza davanti a un PD sempre più monopolista dell’agenda governativa, testimoniando un fallimento (almeno temporaneo) della comunicazione aggressiva del suo leader. Oggi il partito di Renzi gode infatti solamente del 2,2% delle preferenze, a fronte del 3,6% di cui godeva il 28 gennaio.
Similarmente +Europa ed Europa Verde hanno subito dei cali, il primo partito passando dal 3,2% al 2,6%, il secondo dal 2,4% all’1,6%. Non avendo avuto nessuno dei due lo spazio mediatico di Italia Viva, a maggior ragione anche questi partiti hanno subito dei cali, dovuti sicuramente anche allo scarseggiare dello spazio di confronto politico dovuto alla situazione emergenziale.
Infine Azione e La Sinistra non registrano scostamenti significativi. Il secondo (attualmente al 3,5% contro il 2,9% del 28 gennaio) sembra beneficiare della situazione attuale nonostante il calo di questa settimana, forse anche grazie al poter vantare nelle proprie fila l’attuale ministro della salute Speranza. Rileva il fatto che con il suo 3,5% attualmente è il secondo partito del centrosinistra.
Per quanto riguarda Azione invece oggi si attesta alla stessa percentuale del 28 gennaio (1,3%).
Il MoVimento 5 Stelle
Che il MoVimento fondato da Grillo sia in crisi non è un mistero, il 22 gennaio 2020 Di Maio si è dimesso dalla carica di capo politico lanciando accuse dure alle opposizioni interne e lasciando la guida temporanea a Crimi in vista degli stati generali. In questi due mesi però la figura di Crimi ha faticato ad emergere, la pandemia ha fatto sparire gli stati generali del MoVimento dal dibattito pubblico e il clima di unità attorno al governo ha costretto i 5 stelle a riunirsi nuovamente dietro alla figura di Di Maio. In questo clima il M5S ha continuato ad oscillare tra il 14,9% ed il 15,9%, attestandosi oggi al 15,1%.
Se da una parte il clima di unità sta dando una tregua ai pentastellati, dall’altra l’incertezza sulla leadership, la scarsa presenza mediatica e la mancata percezione del Presidente Conte come un uomo del MoVimento gli impediscono di beneficiare della situazione oltre il mero contenimento dei danni.
Governo e opposizione
Fiducia nel Conte II al 24/03/2020Osservando lo scacchiere politico in maniera dicotomica tra maggioranza e opposizione abbiamo da una parte il M5S, il PD, La Sinistra e Italia Viva, e dall’altra il centrodestra, +Europa, Azione e Cambiamo!.
Le forze di governo pesavano il 28 gennaio il 42,4%, mentre oggi si attestano al 43,7%, ovvero l’1,3% in più.
Le opposizioni pesavano invece due mesi fa il 52,2%, mentre oggi vantano il 50,8%, ovvero l’1,4% in meno.
Se si considera invece solamente la coalizione di centrodestra più Cambiamo! (ovvero l’alternativa massima attualmente possibile, dato che difficilmente Calenda o la Bonino governerebbero con l’attuale centrodestra) il 28 gennaio ottenevano il 47,7% delle preferenze, mentre oggi ne raccolgono il 46,9%, ovvero lo 0,8% in meno.
Questi dati ci fanno comprendere come, a fronte dell’inconfutabile crollo della Lega, la ripresa del PD sia in realtà troppo lieve per alterare (almeno attualmente) gli equilibri. Il governo infatti ha ridotto la distanza rispetto all’alternativa del 2,1% negli ultimi due mesi, ma si trova ancora 3,2 punti percentuali sotto.
Se da una parte questi dati dovrebbero preoccupare il governo, dall’altra la fiducia verso di esso è al massimo storico, ovvero al 49%. Probabilmente questo scarto è dovuto a +Europa, Azione ed Europa Verde che, sebbene non sostengono il governo, hanno elettori più vicini ad esso che non all’alternativa.
Anche numericamente lo scarto tra il supporto alle forze di governo e il supporto al governo (5,3%) è molto vicino alla somma delle preferenze di questi tre partiti (5,5%). Sebbene la corrispondenza non è certamente totale non è troppo azzardato ipotizzare che, facendo questi partiti parte dell’universo del centrosinistra, i loro elettori abbiano una qualche fiducia verso il Conte II.
L’uomo del momento
Infine è giunto il momento di parlare del Presidente del Consiglio dei Ministri: Giuseppe Conte.
In questo momento di crisi la sua presenza televisiva costante, unita all’assenza di altre figure, lo hanno reso il volto dello stato agli occhi degli italiani.
Non è un caso se la sua popolarità sia oggi al massimo storico (il 51% degli italiani ha fiducia nella sua persona) o se sia di gran lunga il leader che gode di maggior fiducia (seguito a distanza dalla Meloni con il 36%). Come spesso accade in tempo di crisi la popolazione si è stretta attorno al governo, dando un supporto largo a Conte che è oggi sia il leader in cui più italiani hanno fiducia sia il leader in cui più italiani hanno molta fiducia.
Questa popolarità apre però due interrogativi: quanto durerà e cosa farà Conte finito il suo governo. In poche parole: oggi il futuro di Conte e del governo sembrano rosei, ma se si trattasse di un nuovo Monti?