Monti e lo spauracchio Grillo da allontanare
Meno di due settimane dal voto. Quella fase in cui non si possono pubblicare i sondaggi e in cui tocca puntare o sulle indiscrezioni o sul fiuto politico per cercare di anticipare o prevedere l’esito del voto del 24 e 25 novembre.
[ad]I numerosi sondaggi pubblicati l’ultimo giorno utile per la loro pubblicazione (venerdì 8) ci mostrano nelle variazioni degli ultimi mesi un quadro quanto mai interessante.
In primo luogo si conferma la fondamentale importanza della partita del Senato. Una sfida che coinvolge quelle regioni considerate “in bilico” e che segneranno il destino della prossima legislatura.
Il Lazio sembra essere sparito dalle preoccupazione del gruppo dirigente del centrosinistra. Una regione mai vinta dal centrosinistra col Porcellum (nel 2006 e nel 2008) e sempre vinta di un soffio, quando è stata vinta, alle elezioni regionali (Marrazzo col 50.7% del 2005 è l’ultimo esempio).
In questo frangente però il Lazio non è più considerato in bilico e la stessa competizione per la presidenza della Regione vede Zingaretti in vantaggio, a seconda dei sondaggi, del 12 o del 14% su Storace.
Partita ancora da giocare in Campania, Sicilia e Veneto. In Sicilia i sondaggi sono discordanti ma esistono istituti demoscopici che la danno al centrodestra (Ipr) mentre il centrodestra è in calo pur godendo di un buon vantaggio sulla coalizione di Italia Bene Comune.
Come era prevedibile la partita più sul filo del rasoio si gioca in Lombardia. Ipr dava il centrosinistra in vantaggio, ma solo dell 0.5%.
Secondo alcuni esponenti politici però il tema della Lombardia al Senato (49 senatori in tutto di cui 27 alla coalizione vincente) non è nulla rispetto alla questione del Pirellone.
L’ultimo è stato Massimo Cacciari: l’ex sindaco di Venezia non si preoccupa tanto della partita senatoriale considerando già assodato un asse tra Bersani e Monti. Il problema sta proprio nella partita regionale in quanto, proprio considerando una scontata affermazione di Bersani, non si può governare il Paese e aver contro la parte d’Italia che “produce il 70% del nostro prodotto interno lordo”. Il rischio di un nord a trazione leghista, i proclami sulla macroregione del nord e le velleità fiscali di Maroni rispolverano i cavalli di battaglia dei vecchi sostenitori del Pd del nord.
Al tempo stesso anche la Camera rischia di aver contraccolpi notevoli. Beppe Grillo sta recuperando punti dopo una fase di lieve declino. Ormai i sondaggi che vedono il Movimento 5 Stelle come il vero e proprio Terzo Polo del nostro Paese non sono più un tabù.
Il sorpasso di Grillo avrebbe ripercussioni a dir poco drammatiche per la coalizione montiana. Una coalizione che si trova in questa fase quanto mai in difficoltà nello strutturare la sua campagna elettorale e nel usare “il bastone e poi la carota” nei confronti del centrosinistra, per cui sempre andare per la maggiore un sentimento di “amore-odio”.
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Addirittura fonti quanto mai pessimistiche d’impronta montiana temono una coalizione non solo superata da Grillo, ma addirittura sotto al 10%. Lo scenario è improbabile, ma ha un elemento di novità. Il non raggiungimento di questa soglia infatti porterebbe al 4% la soglia di sbarramento per le forze politiche che si candidano alla Camera dei Deputati. Con un Udc nettamente sotto al 4% e un Fli addirittura sotto al 2% solo Scelta Civica con Molti potrebbe accedere agli scranni di Montecitorio.
[ad]Così una campagna in cui Monti faceva la “colomba” e Casini il “falco” nei confronti del rapporto col Pd, lo scenario si è ribaltato fino a portare, da quel che si evince tramite indiscrezioni, Casini ai ferri corti con Monti e quanto mai attivo sul territorio per salvare la sua pattuglia dell’Udc a Montecitorio. Quella stessa pattuglia che senz’altro appare in questa fase come la più grande vittima elettorale della nascita di Scelta Civica.
Da qui ragionamenti sul valore aggiunto dato da Monti a questo schieramento centrista che se sul fronte internazionale senz’altro ha aiutato ad accreditare quelle stesse formazioni politiche di impronta casiniana e finiana (Obama tifa per Monti) dall’altro lato rischiano di portare la coalizione tutta a dei livelli percentuali alla portata anche senza l’autorevole presenza del Professore.