Quando la Scozia disse no all’indipendenza
Il 18 Settembre 2014 la Scozia è stata chiamata a votare tramite un referendum consultivo per l’indipendenza. La risposta degli scozzesi è stata forte e chiara, con più del 55% dei votanti schieratosi per la permanenza nel Regno Unito.
Perché si è votato?
La “Scottish Devolution” è un processo che risale al Settecento, il cui punto più alto è stato raggiunto nel 1998 con lo Scotland Act, con il quale venne creato il Parlamento scozzese. Nel 2011, il Partito Nazionale Scozzese (SNP) si presentò alle elezioni parlamentari scozzesi promettendo, in caso di vittoria, un referendum consultivo sull’indipendenza dal Regno Unito. Lo SNP di Alex Salmond ottenne la maggioranza assoluta con 69 seggi su 129, avendo così il mandato per sottoporre al voto i cittadini scozzesi. Partirono così i negoziati fra il governo del Regno Unito e il governo scozzese per la concessione di poteri referendari alla Scozia, culminati con l’Accordo di Edimburgo, siglato il 15 ottobre 2012 dal primo ministro britannico David Cameron, dal segretario di Stato per la Scozia Micheal Moore, dal primo ministro scozzese Alex Salmond e dalla vice primo ministro Nicola Sturgeon.
Legalità del referendum
La legalità del referendum è stata oggetto di dibattiti costituzionali, in quanto il governo scozzese sosteneva di avere potere di legiferare in materia referendaria, poiché sarebbe stato “un referendum consultivo sull’estensione di poteri per il Parlamento scozzese” senza nessun effetto legale sull’intera unione. Di differente avviso Lord Wallace, Avvocato Generale per la Scozia, il quale affermò che un referendum del genere sarebbe stato al di fuori delle competenze dello Scottish Parliament e che ogni privato avrebbe potuto impugnare la legge.
Solo l’Accordo di Edimburgo permise un trasferimento temporaneo dei poteri da Westminster a St. Andrew’s House.
Le conseguenze del voto
Il governo britannico annunciò che in caso di vittoria del Si, la Scozia sarebbe diventata uno Stato indipendente dopo un processo di negoziazioni, mentre, in caso contrario, sarebbe rimasta parte integrante del Regno Unito.
David Cameron, in un intervista alla BBC, affermò che il referendum sarebbe stato: “decisivo, legale, giusto, irreversibile e vincolante“, mentre Alex Salmond ribadì il concetto di “once in a generation“, ossia che questa generazione non avrebbe affrontato un’ulteriore tornata referendaria sull’indipendenza.
I due schieramenti
Better Together è stata l’organizzazione principale per la campagna per il NO all’indipendenza, supportata ufficialmente dal partito dei Liberal-Democratici Scozzesi, dal Partito Laburista Scozzese, dal Partito Conservatore Scozzese e dal Borders Party. Inoltre, è stata sostenuta dai quotidiani britannici The Guardian, The Financial Times e Daily Mirror, dal quotidiano scozzese Scottish Daily Mail, dall’ex segretario generale della NATO George Robertson e, infine, dagli ex primi ministri scozzesi McLeish e McConnell.
Yes Scotland è stata l’organizzazione principale per la campagna per il SI all’indipendenza, supportata dal Partito Nazionale Scozzese, dal Partito Socialista Scozzese, e dallo Scottish Green Party. In aggiunta, il SI è stato appoggiato dal quotidiano scozzese Sunday Herald, dall’ex presidente della Generalitat catalana Artur Mas, dagli attori scozzesi Sean Connery e Alan Cumming e dal tennista Andy Murray.
Chi ha avuto diritto al voto?
Hanno avuto diritto di voto:
i cittadini britannici residenti in Scozia; i cittadini di Paesi appartenenti al Commonwealth e dell’Unione Europea che risiedono in Scozia; i membri dell’House of Lords, il personale delle forze armate britanniche e del governo britannico in servizio nel Regno Unito residenti in Scozia.
Il voto è stato allargato ai 16enni per volere del Partito Nazionale Scozzese.
I risultati
Il 18 settembre 2014 si sono recati alle urne poco più di 3,6 milioni di scozzesi, l’84,6% degli elettori registrati aventi diritto. Questa percentuale è stata la più alta registrata in un’elezione o referendum nel Regno Unito dalle elezioni generali del 1910.
Per questo referendum non era previsto un quorum: indipendentemente dal numero dei votanti, avrebbe vinto l’opzione che avesse ricevuto la maggioranza semplice delle preferenze.
Il quesito referendario recitava: «Should Scotland be an independent country?».
I NO si sono imposti con il 2.001.926 (55.25%) dei voti mentre i SI si sono fermati a 1.617.989 (44.65%).
Il NO ha vinto in 28 delle 32 aree amministrative, superando il 60% delle preferenze in 10 di esse. Il SI ha vinto solo in 4 aree di consiglio scozzesi, fra cui Glasgow e Dundee, ossia la prima e la quarta città più grandi del Paese.