Obama vs Standard & Poor’s
[ad]Molti collegano la crisi dei mutui con il fallimento della società “Lehman Brothers”. Si tratta di un evento che ha segnato la fine della fase iniziale cominciata sui mercati nel luglio del 2007. La banca d’affari americana ha raggiunto il livello di default il 15 settembre 2008 in conseguenza a ciò che stava accadendo fin da oltre un anno. Si trattava infatti di un’emittente di quelle obbligazioni considerate assolutamente di qualità e derivanti dalle rimodulazioni di mutui cartolarizzati.
In tutto questo entra in gioco la società di rating Standard & Poor’s.
Questa società a capitale privato e partecipata da pezzi grossi della finanza mondiale era generalmente usata per dare giudizi al merito di credito delle aziende e qualsiasi emittente pubblico e privato.
Il cosiddetto rating è un giudizio sintetico che riassume la capacità di un emittente o un’emissione di far fronte ai propri debiti o obbligazioni, passando dal massimo livello di affidabilità definito con AAA fino alla situazione di default tecnico con la lettera D, nel mezzo una serie di sfumature (AA+, AA, AA-, A+ etc…) che permettono agli investitori di definire quali possano essere le probabilità di essere rimborsati.
Ebbene, alla luce dell’atomizzazione del rischio per mezzo di questa sorta di macedonia di mutui sub prime, Standard & Poor’s ha assegnato alle emissioni obbligazionarie derivanti un merito di credito massimo, ovvero AAA.
L’investitore medio, di fronte a una valutazione del genere era ovviamente più propenso a preferirla di fronte a altre emissioni.
La recente storia finanziaria racconta di come molte volte le società di rating (assieme a S&P ci sono anche Moody’s e Fitch) non siano state capaci di prevedere fallimenti eccellenti come Enron o l’italiana Parmalat, passando dal default dell’Argentina arrivando fino a Lehman Brothers che il venerdì prima del fallimento aveva un rating A- (più alto dell’attuale merito di credito delle emissioni italiane!).
L’accusa dell’amministrazione Obama nei confronti di S&P riguarda una certa leggerezza con cui è stato assegnata la AAA alle emissioni considerando che poi la stessa S&P aveva partecipazioni nelle società collocatrici e quindi un interesse in conflitto con le stesse.
Il segretario americano alla giustizia Eric Holder ha affermato che è stato richiesto un indennizzo di 5 miliardi di dollari, pari alla somma più alta mai chiesta in un procedimento civile negli Stati Uniti. Sembra che tra le 120 pagine depositate presso il Tribunale di Los Angeles sia citato anche un video girato da un dipendente della S&P dove, modificando il testo di una canzone di un famoso gruppo americano (i Talking Heads), e inserendo versi come “Attenzione! Il mercato immobiliare è fiacco, si sta raffreddando! La crisi del sub prime sta bollendo in pentola buttando giù la casa”.
L’impressione è che Obama, non avendo le armi sufficienti per regolamentare il mercato, ormai fuori da ogni logica finanziaria, può solo utilizzare questi mezzi per far rientrare le agenzie di rating in una ratio meno intrisa di conflitti di interessi e maggiormente votata a un vero e proprio servizio indipendente.