Fact checking di Pagella Politica: Monti sulla pressione fiscale
[ad]Non c’è, inoltre, da stupirsi che complessivamente le tasse/entrate pubbliche siano aumentate. La lineare correlazione esistente tra queste e il Pil, è segno che la pressione fiscale è variata poco: infatti è proprio così, o meglio, è aumentata di circa 1.3 punti percentuali dal 2000 al 2011, rimanendo pressoché costante dal 2007.
Monti poi “si supera”, sostenendo infatti di avere “sollecitudine” nell’abbassare (o quantomeno mantenere invariata) la pressione fiscale: peccato che nel 2012 la pressione fiscale sia prevista aumentare dal governo stesso, probabilmente di 2.1 punti percentuali (Nota di Aggiornamento al DEF).
Vista la grave situazione di instabilità dei conti pubblici, un incremento delle tasse sarebbe stata la soluzione più efficace e rapida (proprio come logica “di cassa”) per ristabilire un certo equilibrio, soprattutto nelle aspettative degli investitori del nostro debito. E’ però vero che la famosa “lettera della Bce” suggeriva una serie di misure, soprattutto rivolte a una ristrutturazione e riduzione della spesa pubblica, cose che sono state attuate solo in parte (vedi la cosiddetta spending review e le riforme del mercato del lavoro e le liberalizzazioni).
Inoltre, la pressione fiscale, prevista nell’ultimo Aggiornamento al DEF, è del 45.3% per il 2013 e del 44.8% per il 2014: non propriamente una grande dimostrazione di avere “molta sollecitudine per non alzare e per ridurre la pressione fiscale”.
Dati “confusi” e “tirati in ballo” per perorare la causa del mancato abbassamento della pressione fiscale e della promessa di farlo prossimamente… Nessuna lettera dalla Bce salverà il professore dalla prima, temutissima, “Panzana pazzesca”.
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