Tornata l’Europa, in campionato torna anche lo spezzatino. Dieci partite spalmate in 4 giorni, con solo 5 gare che si giocheranno in contemporanea al classico orario delle 15.00 e le grandi, con l’eccezione del Napoli, sparse nei vari incontri serali.
Ma l’Europa, questa settimana, ci ha parlato anche del campionato, con la Juve che dimostra di nuovo di essere tornata in sé dopo qualche sbandamento, grazie alla netta vittoria di Glasgow, e un Napoli che, in casa contro il mediocre Victoria Plzen, subisce una sconfitta per 0-3 che potrebbe avere conseguenze anche sul prosieguo della sua corsa in Serie A. L’Inter, dal canto suo, vince in casa con il Cluj, ma perde il proprio bomber Milito per il resto della stagione. Mentre la Lazio porta a casa un 3-3 dalla trasferta di Mönchengladbach, contro l’ottava forza del campionato tedesco.
[ad]Ma, quest’anno, il campionato di serie A è combattuto e nessuno può sentirsi al sicuro del posto cui ambisce, per cui, ogni week-end (per stavolta prolungato fino al lunedì), ci possono essere sorprese e sorpassi. Sarà la giornata degli allenatori che incontrano il loro passato, a partire dalla sfida di venerdì, con il Parma del grande ex Donadoni (287 partite in rossonero da giocatore) in casa del Milan che, per continuare a inseguire la Champions, deve riprendere la corsa dopo lo stop di Cagliari.
Il sabato, invece, si parte dalla partita del cuore di Eugenio Corini, che da giocatore fu capitano, prima del Chievo (134 partite e 27 gol), di cui ora è allenatore, e, subito dopo, del Palermo (129 partite e 25 gol). E proprio il Palermo di Malesani (che, viceversa, proprio dalle giovanili del Chievo ha iniziato la propria carriera da allenatore) sarà chiamato a portarsi a casa i tre punti dalla trasferta di Verona, se non vuole incorrere nel rischio di vedersi allontanare ancora quel quartultimo posto che vorrebbe dire salvezza.
La sera, poi, una partita che ha tutto il sapore di un evento che poteva essere, ma che, invece, non sarà: poteva essere la partita in cui la Juve era costretta a giocare contro la Roma e contro Zeman con un pubblico tutto a favore del boemo.
Poteva essere la seconda parte di una sfida che, nel girone di andata, aveva visto la Juventus strapazzare la Roma con una facilità disarmante e senza subire praticamente nulla del gioco del boemo. Ma non sarà così, perché quest’ultimo non siede più sulla panchina giallorossa.
Così la partita, invece, rischia di essere lo specchio dell’intera stagione per entrambe le squadre. La Juve ha messo in cascina, in settimana, un gran vantaggio nella sfida per l’assalto ai quarti di Champions, tale da potersi concentrare, per un po’ di tempo, praticamente solo sul campionato. La Roma, invece, oltre a guardarsi dagli avversari, rischia di doversi guardare dai propri tifosi, inferociti per l’andamento di una squadra che, alla vigilia, prometteva grandi cose.
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[ad]Il paragone tra le statistiche delle due squadre è imbarazzante: la Roma può paragonarsi ai bianconeri nelle graduatorie che riguardano l’attacco (le due squadre hanno lo stesso numero di reti segnati, 50, e un numero abbastanza vicino di tiri in porta, 433 la Juve e 416 la Roma, ma con una partita in meno), ma sono troppo nette le differenze per ciò che riguarda la fase difensiva: i giallorossi hanno subito 26 gol in più degli avversari (45 a 19) prendendo quasi settanta tiri in porta in più dei bianconeri, fin qui (277 a 208).
Domenica pomeriggio, invece, il Napoli di Mazzarri, che spera in una battuta di arresto della vecchia Signora per tentare un nuovo avvicinamento alla vetta, ospita una squadra che ha mostrato di saper reagire al meglio al cambio di allenatore in corsa, cioè la Sampdoria. Il tecnico partenopeo risveglia nei doriani ricordi splendidi del biennio in cui è stato seduto sulla panchina blucerchiata, con un primo anno (2008-2009) che ha voluto dire ritorno in Europa dopo tanto tempo e un secondo che, seppur negativo nella percorso in Serie A, ha condotto la squadra in finale di Coppa Italia, persa contro la Lazio allora allenata dal mister blucerchiato Delio Rossi.
Le altre partite del pomeriggio sono Catania – Bologna, Genoa – Udinese, Pescara – Cagliari e Torino – Atalanta, prima del posticipo domenicale tra Fiorentina e Inter, entrambe alla ricerca di una continuità fin qui sconosciuta che potrebbe condurle a lottare di nuovo per l’ingresso nell’Europa che conta.
Questa venticinquesima giornata di campionato, poi, vedrà la sua conclusione addirittura lunedì sera con il posticipo tra Siena e Lazio, in una partita che vuol dire tantissimo per entrambe. I capitolini non vincono nella città del palio da sette anni (2-3 nell’aprile 2006 con gol di Mauri, Rocchi e Dabo per i biancocelesti e Vergassola e Chiesa per i toscani) e l’anno scorso finì in goleada, con la squadra di casa che riuscì a imporsi per 4-0 grazie alle doppiette di Destro e di Calaiò. Ma quest’anno, per i tifosi della Lazio, è tutta un’altra storia. O almeno sperano.