L’epidemia ormai è diffusa anche negli Stati Uniti. New York è in crisi, il Governo non mette d’accordo gli Stati e l’unico a trarne vantaggio è The Donald.
Obiettivo 100.000
Donald Trump è stato costretto a prolungare le misure federali di contenimento per un altro mese. Il suo precedente obiettivo era quello di riaprire il Paese per Pasqua, ma i nuovi studi suggeriscono che proprio in quei giorni l’America toccherà il picco di contagi.
La decisione del Presidente è stata promulgata dopo un incontro con una Task Force e il nuovo virologo “in-chief” Anthony Fauci: lo Stato e la città di New York sono in emergenza vera e propria, e i casi da costa a costa aumentano esponenzialmente. Il Presidente si è detto speranzoso, ma se il contagio non dovesse diminuire il Paese si troverà di fronte ad un tasso di decesso troppo alto.
Trump, nel corso di una conferenza (ormai diventata giornaliera) nel cortile dello Studio Ovale, ha fissato come obiettivo il raggiungimento di poco meno di 100.000 morti. In questo modo il Governo avrà “fatto un buon lavoro” secondo il presidente.
Campagna elettorale
Gli Stati Uniti si sono scontrati con il Coronavirus in un periodo piuttosto complicato: le primarie del Partito Democratico sembravano aver emesso il loro verdetto e Trump si avviava a posare i primi gradini della sua campagna elettorale contro Joe Biden, ma la contingenza del virus ha bloccato la partita.
Joe Biden, che di fatto è il candidato democratico per la Presidenza, è in quarantena nel suo studio a Washington, dove il suo staff ha costruito un vero e proprio creator studio per la realizzazione di video e podcast, per non perdere il contatto con gli elettori. Una soluzione temporanea che non ha precedenti nella storia del Paese: l’esperienza che più gli si avvicina è forse quella di Franklin Delano Roosevelt che parlava al popolo americano in tempo di guerra utilizzando la radio ogni giorno.
I governi di tutto il mondo sono impegnati nell’analizzare i dati di approvazione dei Primi Ministri e dei Presidenti durante questa pandemia, e di certo non sorprende che in tempi di crisi il popolo si stringa forte a chi li guida: in Italia, per esempio, il Primo Ministro Giuseppe Conte vanta ad oggi un tasso di popolarità pari al 62% circa. E in America?
Trump recupera terreno e risponde a chi criticava la sua gestione
Per fotografare la situazione eccezionale che sta vivendo Trump in questi giorni abbiamo analizzato i dati di diversi Istituti, occupati a registrare il tasso di approvazione del Presidente durante l’emergenza.
Il Washington Post, in un sondaggio condotto tra il 22 e il 25 Marzo su più di mille adulti americani, stima che il tasso di approvazione del Presidente si attesta sul 48%, superando il tasso di disapprovazione che scende al 46% rispetto a Febbraio.
Secondo Gallup, Trump avrebbe la fiducia del 60% degli americani. Il loro sondaggio si basa su una campionatura di poco meno di 900 adulti americani, e rileva fra le altre cose anche l’approvazione dei vari organi che affrontano l’emergenza:
La Monmouth University stima invece che il Presidente abbia un tasso di approvazione del 46%, contro il tasso di disapprovazione che rimane leggermente più alto, al 48%. Significativo in questi termini è il trend, che mostra come Trump non sia mai risalito nei sondaggi da almeno 6 mesi. Evidentemente, anche l’America come i suoi alleati si stringe in torno al Commander-in-chief durante i periodi di crisi.
Occorre tuttavia considerare che il contesto americano è fortemente caratterizzato dall’interruzione delle Primarie del Partito Democratico: evento che contribuiva a mettere in luce gli oppositori di The Donald e che sta contribuendo, con la sua cancellazione, ad evidenziare tutti i limiti di Joe Biden come contendente. L’-ex Vice–Presidente infatti non ha ancora dato la sensazione di poter mettere in difficoltà Trump nei suoi numerosi comizi prima che l’emergenza toccasse il Paese.
Rimanendo chiuso nello scantinato di casa, inoltre, aiuta a rafforzare la sensazione di isolamento che il Partito Democratico sta vivendo, tra l’incertezza sul rinvio delle Primarie ancora da effettuare e la doppia-tripla linea di comando che si è creata fra i dem, con Nancy Pelosi, Andrew Cuomo e Joe Biden a contendersi il messaggio anti–Trump.