Fact checking di Pagella Politica: Berlusconi e i contratti con gli italiani

Silvio Berlusconi ha dichiarato: “Qualcuno dentro lì ha detto ‘Ah aveva promesso e poi non ha fatto’. Io ho qui il contratto con gli italiani che ho firmato davanti a lei tanti anni fa, ed era nel 2001. Poi ho un altro contratto che ho firmato da un’altra parte nel 2008. […] Punto primo: tutti questi punti sono stati rispettati, tutti! […] L’università di Siena che è notoriamente non amica ha detto che l’85% del contratto degli italiani è stato rispettato”. “Pagella Politica ha effettuato il fact checking della dichiarazione di Berlusconi e si è espressa con un “Pinocchio andante”

[ad]Dichiarazione complessa questa di Berlusconi che richiede il fact checking di ben due contratti composti rispettivamente da cinque e sei punti chiave, spesso con ulteriormente declinati in sottopunti, per un totale complessivo di 19 promesse da verificare. Promesse spalmate su quasi un decennio di governo e non sempre “quantificabili” in maniera precisa a causa della difficoltà nel reperire i dati. E’ questa una affermazione che Berlusconi ha fatto a più riprese in questa campagna elettorale, se pur in salse leggermente diverse: l’ex premier ha infatti dichiarato l’adempimento dei propri contratti non solo in questa dichiarazione tratta da Porta a Porta, ma anche da Ilaria d’Amico a ‘Lo Spoglio‘ a metà gennaio, alla Fiera di Milano a fine gennaio, su Twitter il 7 febbraio e per ultimo ieri sera a ‘Bersaglio Mobile’ da Enrico Mentana (dal minuto 15 in avanti). Affrontiamo in un’analisi unica – speriamo esaustiva – questa dichiarazione.

La premessa fondamentale è che Berlusconi sostiene di aver rispettato entrambi i contratti nella loro totalità. Sottolineiamo inoltre che non è nostra intenzione valutare l’efficacia o l’opportunità di queste promesse né tantomeno offrire una valutazione complessiva degli sforzi dei successivi governi Berlusconi nel perseguire questi obiettivi. Ci accingiamo meramente a constatare se l’asserzione di Berlusconi risulta corretta. Vediamo.

I contratti si possono reperire sul sito del Popolo della Libertà, corredati da commenti sui risultati ottenuti che affronteremo uno ad uno. Per semplicità, riassumiamo in due tabelle i due contratti e le relative promesse.

CONTRATTO 2001
Iniziamo con il contratto firmato nel 2001, che si sarebbe quindi concluso nel 2006, e che si apre con una serie di promesse riguardanti il fisco. Nello specifico il contratto prometteva di:
– introdurre un’esenzione totale per i redditi inferiori ai 22 milioni (di vecchie lire). Questo obiettivo è stato raggiunto a metà: la c.d. “no tax area” è stata introdotta nel 2003 ma solo per i redditi da 3.000 euro fino ad un massimo di 7.500 euro, solo in specifiche situazioni (vedi questo studio Ocse, punto 12 tabella 4). Anche se fosse stata introdotta per tutti i redditi pari a 7.500 euro, questo significherebbe che l’esenzione valeva per i redditi inferiori a 15 milioni di lire, 7 milioni in meno rispetto al traguardo promesso nel contratto. .
– semplificare il sistema di aliquote sul reddito riducendone il numero a due: 23% per i redditi inferiori ai 200 milioni (sempre in lire) e 33% per i redditi superiori ai 200 milioni. Sfogliando il Libro Bianco dall’allettante titolo “L’Irpef dalla sua istituzione ai giorni nostri” pubblicato sul sito della Scuola di formazione del Ministero dell’economia e delle finanze, possiamo fare un viaggio nell’andamento delle aliquote Irpef (e relative detrazioni) dal 1974 al 2007. Per chi come noi vuole andare dritto al punto, si può partire da pagina 60-63, dove troviamo gli scaglioni di reddito e le relative aliquote nel periodo 2001-2006. Gli scaglioni erano in partenza  cinque: 18%, 24%, 32%, 39% e 45%. La loro rimodulazione da parte del Governo Berlusconi li ha dapprima ridotti a quattro, 23%, 29%, 31%, 39% e 45%, per poi eliminare l’aliquota del 29% e rimodulare, verso l’alto quella del 31% (passata al 33%), e verso il basso quella del 45% (passata al 43%).

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Insomma, le due aliquote promesse da Berlusconi (23% e 33%) sono sì presenti ma sono in compagnia di altre due (39% e 43%). Peraltro l’aliquota al 23% vigeva solo per chi guadagnava fino a 26.000€ (50 mln lire ca.), non chi guadagnava meno di 200 mln lire (100.000€ circa). E per chi guadagnava più di 200 mln lire (100.000€) era invece riservata un’aliquota di 10 punti percentuali più alta di quella promessa nel punto 1c! Aliquote riviste, ma sicuramente non nei termini previsti dal contratto. Panzana Pazzesca (due volte).

 [ad]Infine, abolire la tassa di successione e sulle donazioni. Questa promessa è stata mantenuta: con la legge 383/2001 (c.d. “Primi interventi per il rilancio dell’economia” – certe cose non cambiano mai) questa tassa è stata soppressa. Ritornerà nel 2006 con il governo Prodi. Vero.

[ad]Passiamo all’attuazione del “Piano per la difesa dei cittadini”, composto da due promesse più specifiche: l’istituzione del poliziotto (o carabiniere, o vigile) di quartiere e la “forte riduzione del numero di reati rispetto agli attuali 3 milioni”. La prima parte della promessa è stata mantenuta: il ruolo poliziotto di quartiere fu istituito nel 2002 e a gennaio 2006 ne risultavano oltre 3.700Vero.

Decisamente meno vera la seconda parte della dichiarazione sulla “forte riduzione dei reati”. Se andiamo infatti a vedere i dati disponibili nell’Annuario Statistico 2007 del Ministero dell’Interno, il totale dei delitti è aumentato dal 2001 al 2006 (vedi pagg. 30-34). I dati del Ministero dell’Interno sono per 100.000 abitanti ma li abbiamo “convertiti” in valore assoluto usando i dati Istat per la popolazione in quegli anni ed estrapolato il grafico sulla destra. Si può notare che i delitti hanno subito un graduale aumento anno per anno. [Notare che c’è una discrepanza tra questi dati e quelli Istat usati dalla Voce che considerano i delitti con azione penale iniziata; poiché questi dati si fermano al 2005, abbiamo preferito usare i dati del Ministero della Giustizia]. Panzana pazzesca.

Per quanto riguarda le pensioni minime, è vero che esse sono state portate ad almeno 1 milione di lire (ca. 500 euro)?  Dall’Annuario 2006 dell’INPS (pag.65) non sembrerebbe così. Il tema qui è la pensione o assegno sociale, ovvero un versamento che prescinde dall’entità e dalla durata dei contributi versati, e che viene erogato ad individui con più di 65 anni di età e con redditi inferiori ad una certa soglia. Le pensioni minime erano pari a 382 € nel 2006, e solo “sotto particolari condizioni reddituali e anagrafiche sono previsti aumenti delle pensioni sociali e degli assegni sociali fino ad un importo pari a 551,35 euro mensili per il 2006”. [il servizio di fact checking de La Voce che specifica come questa integrazione scattasse solo per gli over 70]. Pinocchio andante.

Passiamo al quarto punto: la disoccupazione. La promessa si suddivide in due parti: il dimezzamento del tasso di disoccupazione nel 2001 e la creazione di almeno un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro. Questi obiettivi non sono stati pienamente realizzati, anche se in entrambi i casi l’andamento è stato nella direzione promessa dal Cavaliere. La disoccupazione è infatti scesa dal 9% del 2001 al 6,8% (usando dati Eurostat annuali), oppure dal 9,1% al 6,9% (avvalendoci dei loro dati mensili e partendo da giugno 2001 per terminare a maggio del 2006). Il numero assoluto di persone in cerca di lavoro è sceso di circa 440 mila unità,  pari a -20% in 5 anni. Dunque un calo netto sebbene parecchio distante dal dimezzamento promesso. .

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Rispetto al numero di occupati vi rimandiamo a quanto scritto in una precedente analisi.Ci limitiamo a riassumerne qui sotto i punti salienti: i posti di lavoro creati nel periodo considerato sono stati 1,474 milioni, essenzialmente pari al milione e mezzo promesso da Berlusconi. Tuttavia, mentre nel contratto si parla di posti di lavoro “nuovi”, circa un terzo del cospicuo aumento di cui sopra (le stime variano dai 450 mila di Bankitalia ai 650 mila del Sole 24 Ore) è da attribuirsi alla regolarizzazione dei lavoratori in nero conseguente all’approvazione della legge Bossi-Fini.

[ad]Questi posti di lavoro esistevano anche prima, ma non venivano conteggiati nelle statistiche ufficiali. I posti di lavoro davvero nuovi sono quindi “soltanto” un milione. .

Ed eccoci al quinto ed ultimo punto del primo contratto: l’apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le grandi Opere“. Qui i dati non sono proprio definitivi. Il costo stimato per le grandi Opere in programma, almeno secondo la Legge Obiettivo del 21 dicembre 2001, era di 125,8 miliardi di euro, aggiornato nel 2006 a 173 miliardi di euro. Il Sole 24 Ore, in un articolo datato al 15 gennaio 2006 e dedicato al Contratto, segnala un ottenimento del 21,4% degli investimenti previsti (di 173 miliardi), e di un possibile raggiungimento del 25,4% entro fine mandato (pari a 44 mld €). Andando a consultare le infografiche disponibili sul sito del Pdl, invece, si ricava l’impressione che gli investimenti totali nel periodo 2001-2006 fossero stati di circa 32 miliardi di euro. Non vediamo ragioni per cui il sito Pdl possa tenere a sminuire l’operato dello stesso governo Berlusconi, e riteniamo quindi di poter fare la proporzione tra la somma dichiarata dal documento Pdl e il totale usato dal Sole, ottenendo un non eccezionale 18,5% (proporzione che raggiunge comunque il 25%, se utilizziamo i 126 miliardi di euro previsti nella Legge Obiettivo n.443 citata all’interno dello stesso sito del Pdl) . mettendo Insomma, mettendo insieme le previsioni del Sole ed i numeri forniti dallo stesso Pdl possiamo asserire con certezza che non si è arrivati nemmeno vicini al 40% degli investimenti promessi nel Contratto. Pinocchio andante.

CONTRATTO 2008

Passiamo al Contratto con gli italiani sottoscritto da Berlusconi nel 2008. Le promesse ivi contenute appaiono ad una prima occhiata un po’ diverse da quelle del 2001 perché, con una singola eccezione, non contengono numeri precisi come il precedente contratto. Ciò detto, le promesse sono molto chiare e categoriche, e possiamo quindi procedere alla loro verifica.

Partiamo dal primo punto, che è anche il più complesso da affrontare: la promessa di risolvere l’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania. Antefatto: la crisi dei rifiuti non smaltiti a Napoli scoppia a cavallo tra il 2007 e il 2008 e diventa subito tema elettorale. A gennaio 2008 la Commissione europea lancia un monito al Governo Prodi, concedendo a quest’ultimo un mese di tempo per allinearsi alle legislazioni europee riguardanti lo smaltimento dei rifiuti. A inizio maggio, a qualche giorno dall’insediamento del Governo Berlusconi IV, sono circa 1.300 le tonnellate di rifiuti che infestano le strade di Napoli e periferia. Il governo Berlusconi vara subito il piano emergenza rifiuti (decreto legge 23 maggio 2008, convertito nella legge n.123/2008 del 14 luglio), assegnandone la direzione alla Protezione Civile. I principali interventi hanno incluso l’allestimento di nuove discariche (sono cinque quelle aperte in Campania nel primo anno di Governo), il commissariamento dei comuni incapaci di gestire la situazione, la promozione della raccolta differenziata, lo stanziamento di 526 milioni di euro per le bonifiche ambientali e la messa in funzione del termovalorizzatore di Acerra, finalizzato a settembre 2009. Nei primi mesi sono però fondamentali anche i treni che trasferiscono centinaia di tonnellate di rifiuti in Germania ed in alcune regioni del Sud.

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La situazione pare essere sotto controllo e nel dicembre del 2009 l’emergenza viene dichiarata conclusa. La tregua, sfortunatamente, dura solo nove mesi. A settembre 2010, infatti, centinaia di tonnellate di rifiuti tornano a ricoprire le strade del capoluogo campano. La colpa, secondo questo articolo del Fatto Quotidiano, è dell’ancora scarsa diffusione alla raccolta differenziata (solo il 14%, contro il 35% previsto dalla legge) e dei problemi che hanno attanagliato il termovalorizzatore di Acerra, le cui capacità di smaltimento erano state drammaticamente ridotte(500 tonnellate al giorno invece piuttosto che 2000).

[ad]Il problema non è ancora risolto a novembre 2010, quando la città partenopea è sommersa da 3.000 tonnellate di rifiuti e l’Unione europea dichiara che la situazione “non è molto diversa” da quella di due anni prima, chiedendo di nuovo il rispetto delle direttive europee. L’emergenza si manifesta nuovamente a maggio 2011 (tre anni dopo l’insediamento di Berlusconi) quando, per far fronte a 2.000 tonnellate di rifiuti, l’esercito viene mandato a Napoli per pulire le strade della città. I rifiuti sono tornati in strada anche all’inizio di quest’anno, seppur con ordini di grandezza ben diversi (115 tonnellate a gennaio). Le soluzioni, dal canto loro, sono sempre sembrate di natura provvisoria e incentrate – su ammissione dello stesso Assessore all’ambiente della Regione – sulla possibilità di spostare fuori Regione 1 milione di tonnellate di rifiuti nel biennio 2011-2012. Qualche settimana fa, infatti, la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’emergenza rifiuti in Campania ha usato termini durissimi nel commentare la situazione, affermando che “non esiste un sistema di gestione dei rifiuti reale in Campania” e che l’approccio alle emergenze è stato sempre quello di tamponare il problema piuttosto che mettere in piedi una struttura di gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti. Insomma, se cinque anni dopo il problema rimane ancora, possiamo concludere che la promessa non è stata esattamente mantenuta. Panzana Pazzesca.

Più diretto il verdetto sulla seconda promessa sui conti pubblici. La prima parte – “tenere i conti in ordine senza aumentare nessuna imposta e nessuna aliquota” – è stata ampiamente discussa in una nostra precedente analisi che tratta una dichiarazione molto simile fatta da Berlusconi qualche settimana fa. Avvalendoci dei dati Eurostat, possiamo verificare gli indicatori principali che riguardano i conti pubblici: deficitdisavanzo primario e debito pubblico. Lo scenario che emerge non è particolarmente positivo: il deficit è stato in media pari al -4,1%, l’avanzo primario (al netto degli interessi) è stato addirittura negativo nel 2009 per la prima volta dal 1990e il debito pubblico è passato dal 106% a oltre il 120%. Certo, nel 2008 è arrivata la crisi finanziaria che non ha risparmiato nessun Paese nell’Unione Europea. In ogni caso è evidente che i nostri conti pubblici, in particolare la capacità di finanziare il debito pubblico – enorme già in partenza – hanno visto parecchie difficoltà in questi anni, come si può notare anche dal significativo aumento degli interessi medi pagati sui Btp a 10 anni, passato dal 4,75% (media) del 2008 al 5,25% nel 2011, arrivando a 6,06%nell’asta di novembre 2011. Berlusconi sostiene non di aver fatto il possibile in un contesto difficile (affermazione che sarebbe stata più realistica, considerando la presenza di fattori esterni), bensì di aver rispettato interamente la promessa di “tenere i conti in ordine”: questa è purtroppo una Panzana pazzesca.

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Per quanto riguarda il mancato aumento di aliquote o imposte, anche qui è la natura assoluta di questa promessa a rendere inevitabile il diniego. Sono state aumentate, a titolo d’esempio, le accise sulla benzina (per far fronte all’emergenza rifugiati e la guerra in Libia, per finanziare degli interventi urgenti in favore della cultura e per far fronte al terremoto dell’Aquila), l’IVA aumentata dal 20 al 21%, e introdotti il “superbollo“, una tassa pari a 10 euro per ogni Kw di potenza che eccede i 225 Kw e un contributo di solidarietà del 3% sui redditi oltre i 300 mila euro. Insomma, ci sono state eccome nuove tasse – necessarie o meno che in altri governi è indifferente ai fini di questa analisi, poiché Berlusconi sostiene di aver mantenuto la promessa appieno, cosa  tutavia falsa:Panzana pazzesca.

[ad]E “la pace sociale”? Non abbiamo modo di valutare se essa sia stata garantita (anche se tutti ricordiamo i gravi scontri tafferugli del 14 dicembre 2010 che provocarono quasi 60 feriti) ma possiamo almeno analizzare i fondi messi a disposizione per gli ammortizzatori sociali. Immaginiamo che si intenda almeno 30 miliardi euro su tutto il periodo di governo, e verifichiamo con i dati di uno studio della UIL sul sistema di Protezione del Lavoro in Italia pubblicato a inizio 2012. La spesa per gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, sostegno alla mobilità e sussidi di disoccupazione) è stata di quasi 64 miliardi di euro nel periodo 2008-2011. Non tutta questa spesa però è stata a carico dello Stato: più della metà dei fondi derivano infatti dai contributi di imprese e lavoratori (indicati in tabella con “Contributi”). Con i dati INPS citati nello studio della UIL produciamo la tabella qui sotto, dalla quale emerge che sono stati destinati 29,1 miliardi di euro agli ammortizzatori sociali. Non è “almeno” 30 miliardi, ma è anche vero che il Governo non ha portato a compimento il suo pieno mandato e il traguardo sarebbe stato sicuramente superato negli anni successivi. C’eri quasi.

Ancora più immediata è la valutazione della terza promessa del contratto, il vero punto forte di Berlusconi durante quella campagna elettorale: l’abolizione dell’ICI sulla prima casa. Tempo nemmeno un mese dall’insediamento e l’abolizione dell’ICI era stata presentata come decreto legge, diventando legge il 24 luglio 2008. L’abolizione dell’ICI non valeva per le abitazioni di lusso (ville, castelli, ecc), ma la promessa si può considerare fondamentalmente mantenuta. Vero.

Passiamo alla riduzione della tassazione degli straordinari, dei premi e degli incentivi aziendali legati alla produttività. Anche questa promessa appare mantenuta: nella stessa legge 126/2008 che aboliva l’ICI si introduceva una nuova norma che prevedeva una tassazione agevolata al 10% per gli straordinari che non superavano i 3.000€ lordi, per i dipendenti del settore privato con un reddito da lavoro dipendente che non superava i 30.000 euro. Questa norma, originariamente introdotta come temporanea fino al 31 dicembre 2008, è stata prorogata nel 2009, poi di nuovo nel 2010 e nel 2011. Insomma, Vero.

La penultima promessa nel 2008 verteva sulla lotta alla criminalità organizzata, ed era suddivisa in due parti:

– La ricerca, individuazione ed arresto dei principali latitanti. Anche se è difficile in questo caso determinare quanto le politiche del Governo siano state determinanti in questi arresti, è innegabile che un  numero cospicuo dei nomi presenti nella lista dei latitanti più pericolosi (stilata regolarmente dal Ministero dell’Interno) sia stato arrestato nel periodo 2008-2011. Secondo il dossier del Ministero dell’Interno, i latitanti arrestati sono stati ben 32 nel periodo maggio 2008 – settembre 2011, un aumento dell’88% rispetto ad un  non ben identificato “periodo precedente”. Dopo la pubblicazione di questo rapporto e prima della fine del Governo Berlusconi si sono aggiunti Giovanni Arena e Sebastiano Pelle. Non riusciamo a trovare la classifica dei trenta principali latitanti aggiornata al 2008 per controllare quanti di quei latitanti “iniziali” siano stati arrestati, ma sicuramente questa promessa è da considerarsi mantenuta. Vero.

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– E’ stata effettivamente introdotta una “legge speciale per il sequestro e la confisca dei beni e dei capitali delle famiglie mafiose”, con la legge n.50 del 2010che istituiva L’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANSBC). Al 5 novembre 2012, l’ANSBC contava oltre 12.000 tra aziende e immobili confiscati alle mafie. Vero.

[ad]Chiudiamo con l’Alta Velocità Torino-Salerno: da questa ricerca sull’alta velocità in Italia di Paolo Beria e Raffaele Grimaldi del Politecnico di Milano si evince che la tratta Torino-Salerno è stata essenzialmente completata nel dicembre del 2009, con la sola esclusione delle tratte urbane di Firenze e Bologna. Berlusconi chiude quindi con un Vero. 

Fughiamo un ultimo dubbio riguardante lo studio dell’Università di Siena sul Contratto con gli italiani, più volte menzionato da Berlusconi a riprova del suo successo: l’Università di Siena ha effettivamente studiato il primo Contratto. Ma non ha tratto la conclusione citata dal Cavaliere, come si può vedere in questaintervista a Maurizio Cotta, il professore responsabile dello studio. L’80% (non 85%) si riferisce alle promesse discusse almeno una volta in Parlamento, che non vuol dire ovviamente che siano state attuate, come spiegato dallo stesso professore “Portare a buon fine è cosa diversa dalla nostra misura scientifica di attuazione”..

Insomma, su 19 promesse ne risultano mantenute 7, come si può vedere dalla tabella riassuntiva qui sotto. Molto ma molto lontani da quel “tutti i punti sono stati rispettati, tutti”! di Berlusconi, sebbene non possiamo non notare come qualche promessa sia comunque stata adempiuta. Non ci resta che constatare che la dichiarazione sia da valutare complessivamente un Pinocchio andante.

Se vuoi leggere tutti i fact checking sulle dichiarazioni di Berlusconi visita il suo profilo sul sito di Pagella Politica.