Il Governo Monti e la “strana maggioranza”: un anno di scontri ed incontri

Pubblicato il 23 Febbraio 2013 alle 19:24 Autore: Giuseppe Colasanto

Il punto più discusso è stato quello riguardante il reato di concussione – per il quale è accusato Berlusconi nel processo Ruby. Da tempo infatti il Consiglio d’Europa chiedeva di modificarlo, ma per molti esso aveva una caratteristica fondamentale per la lotta alla corruzione: il concusso è ritenuto vittima, per cui è più facile che collabori con la giustizia rispetto al corrotto, che è invece reo. A suo tempo sia Pd che IdV hanno presentato proposte di modifica, ma le hanno entrambe ritirate perché rischiavano di favorire proprio l’ex Premier. Il reato di “corruzione per indebita induzione” riguarderebbe anch’esso Berlusconi, e però prevede pene – e quindi tempi per la prescrizione – più severe, che non lascerebbero tranquillo il Pdl.

[ad]Dopo numerosi “agguati” in Commissione, il Ministro Severino il 22 maggio aveva raggiunto un accordo con tutte le forze politiche su un testo che passasse il vaglio della Commissione stessa, con l’astensione del Pdl ed il voto contrario dei soli dipietristi. Per evitare nuove bagarre alla Camera, peraltro già cominciate, col Pd che chiedeva ulteriori inasprimenti delle pene e il Pdl che ripresentava il “salva Ruby”, il Governo decise di adottare una serie di emendamenti su cui chiedere la fiducia, bocciando di fatto tutti quelli presentati dai partiti. La fiducia alla Camera è arrivata, con 354 sì, di cui solamente 98 dal Pdl, ma le polemiche non sono certo scese: se il Pd ha parlato di svolta epocale, l’Idv ha parlato di legge “pro-corruzione” ed il Pdl di legge contra personam (malgrado la persona stessa abbia votato la fiducia). Nei mesi successivi, il Pdl ha ripetutamente evocato la necessità di rivalutare almeno due elementi della legge, induzione e traffico di influenze, invitando la Severino a non ripresentare la fiducia in Senato, pena il voto contrario del Partito. Agli inizi di ottobre tre emendamenti (su magistrati fuori ruolo, corruzione privata e traffico di influenze) presentati dal ministro Severino mettono d’accordo tutta la maggioranza, che a metà mese vota la fiducia in Senato con i distinguo di tutti i partiti, che segnalano come la nuova norma contenga considerazioni non vicine a quelle dei vari partiti della maggioranza. Nel successivo passaggio alla Camera, l’anticorruzione otterrà anche i voti della Lega Nord e la richiesta di “paternità” da parte del Pdl (in quel periodo interessato a marcare le distanze dagli eventi della Regione Lazio).

E’ stato questo il più grande successo del Governo Monti, ottenuto con sapienza e attenzione dalla Ministro Severino – probabilmente la migliore della compagine governativa – ed è forse il caso di sottolineare la replica della stessa a chi, approvando la legge, affermava che “si poteva fare di più”: “No, non si poteva fare di più. Le norme sulla prescrizione, sul falso in bilancio, autoriciclaggio, voto di scambio, avrebbero avuto l’effetto di rallentare, se non bloccare la legge, su cui il Parlamento dibatte da anni”.

 

Conclusioni

In conclusione, possiamo fondatamente affermare che il Governo Monti non ha assolutamente “commissariato” la politica, come qualcuno temeva,  ma che anzi ha reso più evidente la natura parlamentare delle nostre istituzioni.

I partiti della maggioranza, come detto all’inizio, non hanno mai condiviso un progetto comune, sono e sono stati antitetici su molte questioni di largo respiro. Ed infatti in uno schieramento comune, sono stati sollecitati su molti temi sensibili.

Se da un lato hanno dovuto mostrare responsabilità per superare il difficile contesto economico in cui tuttora versa il Paese, dall’altro hanno sentito la necessità di non abdicare al proprio ruolo, non hanno rinunciato alla difesa delle proprie posizioni su dispute di lunga tradizione, come quella sulla giustizia, ed hanno continuato a rispondere agli interessi ed alle richieste del proprio elettorato più organizzato (farmacisti o pensionati che siano), anche per l’avvicinarsi della campagna elettorale. 242,18

Il prossimo Governo, quale che sia, dovrà confrontarsi non solo con la crisi economica, con la fine della seconda repubblica, con maggioranze prevedibilmente difficili da gestire, ma anche con il lascito di questo Governo, decidendo quanto salvare e quanto invece cancellare. Si è dimostrato che la politica può essere fatta da persone capaci o meno capaci, e che non esiste una sola via giusta da perseguire, come non esiste un solo “bene” da tutelare. Si spera che il prossimo governo – quale che sia – riesca a risollevare le sorti del Paese.

L'autore: Giuseppe Colasanto