Il Governo Monti e la “strana maggioranza”: un anno di scontri ed incontri

Pubblicato il 23 Febbraio 2013 alle 19:24 Autore: Giuseppe Colasanto

Liberalizzazioni

Considerati i curriculum tanto di Monti quanto di Catricalà, l’argomento liberalizzazioni è quello su cui molti commentatori si aspettavano una forte azione di rinnovamento. Ed in effetti, di liberalizzazioni ci si è occupati fin dal decreto SalvaItalia. Ed è stato subito scontro, con le diverse lobby: prima ancora della firma del Colle sul decreto, si esponevano la CGIA (contestando i risultati ottenuti dalle lenzuolate bersaniane) e i taxisti, che attraverso il sindaco della Capitale Alemanno mettevano in guardia il governo dal toccare le licenze. Per quanto riguarda le farmacie, in questa fase il progetto riguardava la vendita dei farmaci di fascia C presso le parafarmacie e sull’apertura di nuove farmacie per concorso: si scontravano farmacie (col supporto di Farmindustria) e parafarmacie (col sostegno implicito delle Coop), sostenute le une dal PdL, le altre naturalmente dal Pd.

[ad]Sia sui taxi che sulle farmacie, è stato con emendamenti del governo che le liberalizzazioni sono state affossate: nel primo caso, grazie ad un intervento di Gasparri e del Sindaco di Roma, accordatisi sin da subito con il Premier; nel secondo sfruttando momenti di concitazione, l’inesperienza del ministro Giarda – firmatario dell’emendamento che di fatto assegnando all’Agenzia del Farmaco il compito di definire la lista di farmaci vendibili fuori dalle farmacie convenzionali, ha diluito la portata della liberalizzazione – e la posizione dominante dell’on. Conte (PdL) che, da presidente della Commissione Bilancio della Camera, ha potuto fermare il Pd, intenzionato a presentare subemendamenti. Salvi anche gli Ordini professionali, invitati a riformarsi, pena l’abolizione, e le banche, che grazie ad un emendamento Idv possono continuare a proporre assicurazioni sulla vita abbinate ai prestiti, dopo che la pratica era stata abolita dall’Isvap.

La “battaglia” sulle liberalizzazioni è continuata anche nella cosiddetta “fase 2”, quella dedicata alla crescita, che si inaugurò proprio con la relazione dell’antitrust sullo stato delle liberalizzazioni in Italia: è bastato parlarne, e le diverse lobby hanno ripreso a muoversi: tassisti e farmacisti, ma anche notai, medici di base, avvocati…

Il provvedimento varato dal CdM presentava un impianto complesso, che toccava numerosi argomenti, un equilibrio che lo stesso Premier invitava “a non toccare”. All’analisi della Commissione Industria del Senato però si sono presentati oltre 2300 emendamenti, di cui circa 1500 da Pd e PdL. La stessa maggioranza ha però poi convenuto di presentare un unico maxiemendamento da sottoporre alla votazione dell’Aula, maxiemendamento su cui tra l’altro il Governo ha posto la fiducia.

Anche in questo caso Pd e PdL si sono schierati a difesa di interessi divergenti. I democratici in modo particolare hanno rilanciato la possibilità per le parafarmacie di vendere farmaci di fascia C, e per estendere a tutti i gestori di pompe di benzina la libertà di approvvigionamento. Il PdL, ha invece garantito di farsi promotore delle istanze delle categorie e delle professioni, puntando piuttosto il dito contro banche ed assicurazioni: in realtà, le principali divergenze rispetto al Pd hanno riguardato l’apertura di nuove farmacie (cercando di aumentare il numero di abitanti per ogni nuova apertura), il ripristino delle tariffe minime e l’abolizione del preventivo obbligatorio per gli ordini professionali ed il potere dato ai sindaci di contrattare con l’apposita autorità sulla concessione di licenze per quanto riguarda i taxi.

E Casini? Il leader del Terzo Polo in tutta la vicenda “liberalizzazioni” ha mantenuto un atteggiamento di pieno sostegno al Governo, dichiarandosi più volte disponibile a ritirare i suoi – pur tanti – emendamenti, in un’ottica di disarmo generale in favore del Governo.

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L'autore: Giuseppe Colasanto