Il Governo Monti e la “strana maggioranza”: un anno di scontri ed incontri
Giustizia
Il tema più divisivo per la “maggioranza evanescente” a sostegno del Governo tecnico è però stato quello della riforma della Giustizia, sul quale i due poli si dividono sin dal 1994. In questi mesi il tema si è articolato in tre filoni: lotta alla corruzione, responsabilità civile dei magistrati e intercettazioni.
[ad]Per quanto concerne il tema delle intercettazioni, la discussione è stata bloccata per un lungo periodo, ritenendo il governo troppo rischioso partire da qui. L’idea iniziale del Governo pareva quella di ripartire dai ddl Mastella e Alfano-Ghedini, tenendo però conto sia delle preoccupazioni degli organi di stampa che della magistratura. Numerose volte il Pdl ha chiesto di poter discutere le intercettazioni, ma nonostante la vicenda che ha visto coinvolto il Presidente Napolitano la scorsa estate, la richiesta non è stata mai esaudita, anzi, il testo sulle intercettazioni è stato usato per chiedere al Pdl di non ritardare l’approvazione dell’anticorruzione in Senato.
Il tema della responsabilità civile dei magistrati è stato invece portato avanti dalla Lega Nord, più che altro per dividere la maggioranza e mettere in difficoltà il Governo. L’emendamento alla Legge Comunitaria 2011, presentato a febbraio dall’On. Pini, prevede che il magistrato sia chiamato ad assumersi direttamente la responsabilità – senza il tramite dello Stato – in caso di “manifesta violazione del diritto”, e non solo per dolo o colpa grave. A favore dell’emendamento hanno votato sia la Lega che il Pdl, malgrado il parere contrario del Governo. Su questo fronte l’idea del Governo era di modificare l’emendamento al Senato, ma è stato materia di scontro tra Pd e Pdl, con quest’ultimo inizialmente intenzionato a sacrificare la norma per altre contropartite nell’ambito della corruzione. Non avendole ottenute, da parte dello stesso Alfano, ma soprattutto dei falchi Gasparri e Cicchitto, si è più volte ventilata l’idea di votare l’emendamento Pini malgrado la presenza di un emendamento di mediazione firmato dalla stessa Severino, al quale si era opposto anche il Pd.
Il ddl sulla lotta alla corruzione porta il nome del segretario del Popolo della Libertà, che vi aveva lavorato nella precedente veste di Ministro della Giustizia. Il Ministro Severino, quindi, dopo diverse riunioni coi rappresentanti della sua maggioranza, preso atto che quel ddl non sarebbe potuto andare avanti senza modifiche, ha elaborato un maxiemendamento sulla cui discussione in Commissione Giustizia, alla Camera, si sono riproposte maggioranze trasversali che rispecchiano gli schieramenti precedenti alla “strana maggioranza” e ostruzionismi da parte del Pdl.
Le modifiche proposte dal Ministro Severino prevedevano l’inserimento di nuove forme di reato, quali il traffico d’influenze e la corruzione tra privati e lo spacchettamento del reato di concussione, nelle due forme di corruzione per costrizione – più grave – “per induzione a dare o promettere pubblica utilità”, con un generale lieve inasprimento delle pene, funzionale ad allungare i tempi per la prescrizione e quindi a rendere più efficace la lotta alla corruzione.
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