The day after. M5S, PD e gli altri, chi ha vinto e chi ha perso
The day after. M5S, PD e gli altri, chi ha vinto e chi ha perso
Un brusco risveglio. Ecco forse il termine più adatto per definire l’esito delle elezioni politiche 2013.
Un risveglio amaro per chi credeva di aver archiviato per sempre l’esperienza del berlusconismo, un risveglio gioioso per il M5S che si ritrova ad essere determinante al Senato, un risveglio da incubo per il centrosinistra che si ritrova proiettato in un incubo peggiore di quello del 2006, un risveglio di incertezza per il centrodestra, la cui rimonta ai limiti dell’incredibile può nascondere ma non di certo cancellare il violento arretramento elettorale, un risveglio di disperazione per tutti coloro – Fini, Storace, Ingroia, Pannella – non sono riusciti a entrare in Parlamento.
[ad]Più di ogni altra cosa, però, diventa critico il risveglio dell’Italia, proiettata verso un periodo di incertezza che non può che danneggiarla sui mercati internazionali, renderla più vulnerabile agli attacchi della speculazioni e marginalizzarla rispetto al resto d’Europa.
Si assiste all’ennesimo fallimento dei sondaggisti, che tra gli instant-poll e le proiezioni hanno completamente ribaltato lo scenario elettorale, passando da una maggioranza solida per il centrosinistra ad un vantaggio minimo ma solito per il centrodestra fino a riportare avanti di un soffio la coalizione di Bersani, il tutto condito da una notevole sottostima del MoVimento 5 Stelle.
Si assiste ad una redistribuzione della geografia del voto di livello assolutamente storico: regioni storicamente feudi del centrodestra o del centrosinistra vengono rimesse in gioco, con il MoVimento 5 Stelle prima forza in zone rosse come Marche o Liguria, o ad un soffio dall’esserlo in zone azzurre come la Sicilia.
Si assiste al miglior risultato nella storia delle elezioni politiche italiane per una forza esordiente: il MoVimento 5 Stelle, con il suo 25% circa, polverizza il record di Forza Italia. Se non fosse per il voto degli Italiani all’estero, sarebbe anche primo partito del Paese. Un’affermazione senza precedenti.
Sicuramente nei prossimi giorni analisi, controanalisi e dietrologie cercheranno di spiegare domani, per citare un noto aneddoto, come mai quello che avevano predetto ieri non si è verificato oggi, ma è tuttavia possibile fare alcune dichiarazioni a caldo sull’immediato futuro del Paese.
Alla Camera c’è una maggioranza solida. Il centrosinistra, grazie a un centinaio di migliaia di voti di vantaggio, porta a casa il 55% dei seggi e ottiene 340 deputati, a cui si sommeranno queli vinti all’estero dove il PD è nettamente in vantaggio.
Discorso completamente diverso al Senato. Se Prodi, in uno scenario prettamente bipolare, era riuscito ad ottenere una pur minima maggioranza, oggi invece l’Aula risulta completamente ingovernabile. Quando deve ancora concludersi lo spoglio delle schede degli italiani all’estero, si profila il seguente scenario, che ormai non potrà variare che di poche unità.
- Pierluigi Bersani: 123 senatori
- Silvio Berlusconi: 117 senatori
- Giuseppe Piero Grillo: 54 senatori
- Mario Monti: 19 senatori
- Altri: 2 senatori
A questi numeri vanno poi ad aggiungersi i senatori a vita.
Da un punto di vista meramente algebrico, e limitando il conteggio ai senatori effettivamente eletti. possono quindi ora aprirsi tre possibilità: una Große Koalition tra centrodestra e centrosinistra potrebbe contare su 240 senatori, una maggioranza tra centrosinistra e MoVimento 5 Stelle che potrebbe contare su 177 senatori, e infine una tra centrodestra e MoVimento 5 Stelle che avrebbe 171 senatori.
Tutte e tre queste soluzioni avrebbero una certa solidità numerica, ma da subito la terza appare improponibile in virtù del fatto che alla Camera dei Deputati il centrosinistra ha un’ampia maggioranza parlamentare.
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