Fact checking di Pagella Politica: Grillo e l’elettorato attivo
Beppe Grillo ha dichiarato: “Bisogna tornare a fare il voto a 16 anni e entrare in Senato a 18 anni, come nei paesi normali: Austria e Francia”. Pagella Politica ha effettuato il fact checking della dichiarazione di Grillo e si è espressa con un “Nì”.
Uscito trionfante dalle elezioni con oltre 8 milioni di voti alla Camera e più di 7 milioni al Senato, Beppe Grillo rilascia una dichiarazione sull’allargamento del bacino dei potenziali elettori proprio del Senato.
[ad]Il leader del M5S parla di elettorato attivo – “bisogna tornare a fare il voto a 16 anni” – e elettorato passivo – “entrare in Senato a 18 anni” – due categorie differenti (chi vota e chi subisce il voto) anche relativamente al ramo del parlamento che si prende in considerazione. Come avranno notato molti giovani al loro debutto alle urne questo weekend, mentre per la Camera possono votare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni, per il Senato bisogna aspettare i 25. Per farsi eleggere bisogna aspettare i 25 anni per la Camera ed addirittura i 40 per il Senato. Questa situazione è stata oggetto di una proposta di modifica nel settembre 2011, quando si è cercato di equiparare l’elettorato attivo e passivo al Senato e alla Camera. Peccato che, complice anche la concitata situazione economica conclusasi nelle dimissioni di Berlusconi a novembre di quell’anno, la legge non è mai stata approvata e giace tuttora al Senato.
Ma passiamo agli esempi citati da Grillo.
E’ vero che in Austria si vota a 16 anni (la riforma elettorale del 2007 ha, infatti, abbassato il diritto di voto dai 18 ai 16 anni), diventando, così, il primo (e ad oggi l’unico) Paese dell’Unione europea a riconoscere il diritto di voto agli under 18, unendosi ad una sparuta pattuglia di Paesi extra-europei (non sempre democratici) quali il Nicaragua, il Brasile, Cuba, l’Indonesia, Timor Est e la Corea del Nord. Dai primi studi sull’Austria è emerso che l’affluenza alle urne dei 16enni e 17enni è stata alta (pari al 86%), seppur variabile a seconda del background economico e culturale.
E’ vero anche che si può entrare in Senato a 18 anni? Sembra proprio di no. L’eleggibilità al Bundestrat (il Senato federale, considerata la “Camera alta” austriaca) richiede, oltre alla residenza nel Land in cui ci si candida, il raggiungimento dei 21 anni.
Relativamente alla Francia, Grillo sbaglia due volte: si vota a 18 anni e l’età minima per essere senatore è 24 anni.
Tre numeri su quattro sono sbagliati, ma è corretto dire che nei due Paesi citati da Grillo l’elettorato attivo e passivo per il Senato è più “giovane” che in Italia. Portiamo quindi ad un “Nì” il verdetto per questa dichiarazione.
Se vuoi leggere tutti i fact checking sulle dichiarazioni di Beppe Grillo visita il suo profilo sul sito di Pagella Politica.