Napoli. Gli ex sindaci Bassolino e Iervolino con alcuni ex assessori comunali dovranno, secondo la magistratura contabile, restituire sei milioni di euro a causa della crisi rifiuti che ha investito negli anni scorsi Napoli e provincia.
La Corte dei conti chiede agli ex amministratori di risarcire i danni per non aver mai utilizzato i lavoratori, pur regolarmente pagati, nella raccolta dei rifiuti. Il riferimento è ai lavoratori dell’Ente di bacino numero 5 ricadente nel territorio di Napoli.
[ad]La richiesta oltre ad Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino riguarda l’ex assessore Massimo Paolucci, l’ex vicesindaco di Napoli Riccardo Marone e l’ex assessore Ferdinando Balzamo. A cui si aggiungono Ferdinando Di Mezza e Gennaro Mola, già assessori, ai quali si chiede di restituire una somma pari a 1.402.883,83 euro. Superiore rispetto alla richiesta fatta a Bassolino, Iervolino, Paolucci, Marone e Balzamo cui si chiede la restituzione di 560.893, 53 euro ciascuno.
Agli amministratori viene contestata la costituzione di una società “Asia” per la raccolta dei rifiuti pur potendo contare sulla forza lavoro dei lavoratori dell’Ente regolarmente retribuiti.
Tale forza lavoro, con un totale di 362 lavoratori, fu impiegata solo in parte nella raccolta differenziata della carta prodotta dai negozi della città campana. I lavoratori dell’ente di bacino furono incorporati nella struttura comunale ma come recita la sentenza emessa dal collegio composto dal presidente Fiorenzo Santoro, Rossella Cassanetti e da Nicola Ruggiero fu «connotata da evidenti profili di diseconomicità ed inefficienza, il cui aspetto più eclatante è risultata la ridotta utilizzazione dell’ampia forza lavoro potenzialmente disponibile».