Secondo la Commissione Elettorale guineana, il Rassemblement du Peuple Guinéen (RPG, social-democratico) del Presidente Alpha Condé avrebbe ottenuto più di due terzi dei seggi nelle elezioni che si sono tenute il 22 marzo scorso.
Le elezioni di marzo erano state accompagnate da molti episodi di violenza e dal boicottaggio da parte dell’opposizione: infatti, i due partiti d’opposizione principali (l’Union des Forces Démocratiques de Guinée e l’Union des Forces Républicaines) hanno deciso di non prendere parte alla tornata elettorale, in segno di protesta contro il referendum costituzionale che si è tenuto in concomitanza alle elezioni. L’approvazione della nuova costituzione, infatti, azzererebbe il numero di mandati del Presidente, raggirando il limite di due mandati consecutivi e di fatto aprendo a Condé, 82enne, la possibilità di rimanere al potere a vita.
I risultati del voto referendario hanno visto oltre al 90% dei votanti a favore della nuova costituzione, con un’affluenza del 61%, ben al di sopra del quorum minimo del 50%. La vittoria è stata però accompagnata da molte proteste, con più di 30 morti. Il governo, che ha assunto una posizione abbastanza repressiva nei confronti dei manifestati, è stato criticato fortemente da UE e ONU. Condé è infatti al potere dal 2010, e nonostante sia stato il primo presidente democraticamente eletto in Guinea, i suoi oppositori lo criticano per essersi spostato su posizioni più autoritarie; con la nuova Costituzione, potrebbe rimanere in carica di fatto fino al 2032.
Nelle elezioni parlamentari, l’RPG ha vinto 79 dei 114 seggi in palio, in crescita dai 53 che controllava nella scorsa legislatura, controllando così più di 2/3 del Parlamento nazionale. L’affluenza è stata del 58%.
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