Matteo Renzi torna a parlare e decide di farlo tramite newsletter. A migliaia di indirizzi mail raccolti in anni di impegno e militanza politica. Già in questo vi è un doppio messaggio. Renzi sceglie uno strumento moderno e torna a parlare preferendo, tra tutti, coloro che hanno creduto e credono in lui. Torna a scrivere dopo aver preferito non farlo in campagna elettorale. Scrive “non è uno spot per prendere due voti – e aggiunge – ho cercato con cura di non finire nel tritacarne delle dichiarazioni e dei pastoni studiati con cura dagli addetti ai lavori”.
[ad]A qualche giorno dal voto Renzi torna parlare per dire come la pensa sulle elezioni e sullo scenario che si profila. Traccia la linea su ciò che, secondo lui, il Partito Democratico dovrebbe fare d’ora in avanti. E come suo solito non le manda a dire. Su come sono andate le elezioni ha le idee chiare. Per Renzi le elezioni “il centrosinistra le ha perse“. Qui la prima dura critica. Non si dica “Ah, gli italiani si sono fatti abbindolare, non ci hanno capito” come ha detto qualche solone dei nostri in tv nelle ore della débâcle. Gli italiani capiscono benissimo i politici: casomai non sempre accade il contrario.
Sulla sua posizione ribadisce che non si iscrive al gruppo di quelli che “ma io ve l’avevo detto”. Anche perché spiega “io ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli occhi. Non lo pugnalo alle spalle, oggi: chiaro? Nello zoo del Pd ci sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per permettersi gli sciacalli del giorno dopo”.
Nel lungo messaggio ricorda i punti del suo programma alle primarie con cui secondo Renzi il Partito Democratico avrebbe potuto intercettare il sentimento degli elettori. Sulla linea da seguire d’ora in poi è dell’avviso che ora tocchi rimettersi in sintonia con gli italiani. Facendo intendere ai cittadini di aver compreso la lezione. Passando a scrivere una pagina di storia nuova.
Rivendica di aver detto molte delle cose di cui oggi si parla da un camper. Dal suo camper in giro per l’Italia per le primarie. Elenca inoltre una serie di misure adottate a Firenze. Prendendole come esempio di quello che va fatto per il Paese. Secondo Renzi, Grillo va incalzato su programmi e cose da fare. Offre il suggerimento a Bersani “trovo sbagliato e dannoso inseguire Beppe Grillo sul suo terreno, quello delle dichiarazioni ad effetto. Quello della frase di tutti i giorni. Tanto lui cambia idea su tutto, la storia di questi ultimi 30 anni lo dimostra. Grillo non va rincorso, va sfidato. Sulle cose di cui parla, spesso senza conoscerle.”
Infine si dice pronto a partecipare ad una discussione vera su quello che serve al Paese. “Ma se devo andare ai caminetti di partito sulle indiscrezioni della stampa o a partecipare al festivalbar delle candidature, beh, scusate, ma da queste parti abbiamo da lavorare. Mentre a Roma si discute, nelle città si affrontano i problemi, dalle emergenze occupazionali fino alle buche nelle strade.”
Si tratta di un Renzi rinvigorito dall’esito del voto. Preoccupato di continuare ad amministrare Firenze come esempio per l’Italia. Sa, forse fin troppo bene, che il suo turno potrebbe essere dietro l’angolo. Anche per questo continua a lavorare per Firenze.