Reinhard Marx: cardinale tedesco dal cognome famoso

Pubblicato il 5 Marzo 2013 alle 15:10 Autore: Redazione
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Reinhard Marx è l’esempio lampante di come il detto “Nomen Omen”, ovvero il nome,  sia un presagio nel senso etimologico del termine, cioè presentimento.

[ad]Quando parliamo di Economia e Vaticano pensiamo allo IOR l’Istituto Opere di Religione istituto privato creato nel 1942 da Pio XII erroneamente considerata la Banca Centrale Vaticana che invece svolge l’amministrazione del Patrimonio del Vaticano (cit. Wikipedia). In realtà IOR nel pensiero comune ormai è memore di connessioni con soldi e scandali, interessi particolari e tutto quello che è uscito dalle cronache recenti. In fin dei conti in Vaticano si sviluppa la vita e le decisioni dell’uomo più influente del mondo dal punto di vista religioso e spirituale, amato o odiato, viene comunque considerato. Sarebbe grave se in tale ambito non si parlasse di economia, visto che influenza la vita, le scelte e il futuro di 7 miliardi di persone.

Il Cardinale Marx ha questa strana omonimia che sembra quasi una predestinazione: classe 1953 in Renania Settentrionale-Vestfalia quel pezzo di Germania che confina con Belgio e Paesi Bassi, a 26 anni diventa presbitero, a 35 consegue un dottorato in teologia, vescovo a 46, arcivescovo a 54 e nel 2010 diventa Cardinale. Oggi ha 60 anni, tra i più giovani Cardinali che entreranno in Conclave, dopo l’abdicazione (e non dimissioni, perché il Vaticano è un monarchia assoluta elettiva e non una Repubblica) di Benedetto XVI.

Sembra che tale porporato abbia la passione dell’economia, la studi e la interpreti in una declinazione diversa da tutte quelle che sono state concettualizzate dalla storia: una terza via tra liberismo e socialismo.

Il suo omonimo Karl Marx è conosciuto ai molti come sinonimo di Comunismo e immediatamente associato ai disastri e alla disperazione che quell’ideologia ha creato nel mondo. Ci si dimentica che era anche un economista le cui parole furono usate più come scusa per costruire un’ideologia tra una popolazione con livelli culturali da scuole elementari di oggi (con tutto rispetto per i bambini). Karl viene riletto dagli economisti più liberisti, di certo da finanzieri e personaggi famosi alla platea mediatica dell’economia. Tutto questo perché, nel bel mezzo della crisi finanziaria qualcuno ha capito che Marx aveva previsto questo collasso e aveva chiaramente parlato di autoreferenzialità del Capitale, per dirla in parole povere: i soldi si riferiscono a sé stessi, ovvero il denaro diventa oggetto del fare denaro, nel mondo finanziario è un modo per definire i prodotti derivati. Riletto con gli occhi più colti e vissuti del XXI secolo, tutto questo sa di presagio, nel senso negativo del termine però.

Si eviti l’idea di riabilitare il Socialismo, l’economia non si deve preoccupare dei sistemi politici, ma di aspetti per certi versi più legati alla società in generale, la politica poi, se vuole, interpreta, ma attualmente sembra ancora preoccupata di dimostrare a se stessa che i sistemi sono ancora due e non riconosce la crisi antropologica sottostante questa Grande Crisi che sta facendo virare l’attenzione sulla componente Umana del Mercato Finanziario: banchieri corrotti, mercati drogati da operatività che ragiona sui millesimi di secondo, interessi in conflitto e falchi senza scrupoli; addirittura si vocifera che alcune banche americane assumano ai piani alti del settore decisionale sui mercati qualcuno con seri problemi relazionali, casi patologici, pronti a prendere decisioni senza scrupoli per non farsi influenzare dalle emozioni, delle macchine insomma.

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