Consenso e preferenze elezioni regionali in Lombardia

Preferenze. Il risultato di una lista è legato alle preferenze che i suoi candidati riescono a raccogliere? Il grafico qui sotto illustra quante preferenze ogni 100 voti sono state date alle recenti elezioni regionali della Lombardia:

Esattamente. La Lega Nord in Lombardia raccoglie solamente 12 preferenze ogni 100 voti. Fa addirittura peggio la lista “Maroni Presidente”, che ne raccoglie 4,5. Se la cavano meglio PdL e PD, che raccolgono rispettivamente 16,3 e 16,2 preferenze ogni 100 voti. Questo per quanto riguarda i partiti più strutturati, che sono anche quelli che hanno raccolto il maggior numero di voti. Sorprende, ma non troppo, il tasso di preferenze delle liste più piccole e di alcune liste civiche. Impressionanti le 55,9 preferenze ogni 100 voti della lista “Etico a Sinistra”, guidata da Di Stefano, uno dei candidati alle primarie lombarde del centrosinistra. Seguono “Fratelli d’Italia”, “Tremonti – 3L”, “Centro popolare lombardo” e il PSI: tutte liste, compresa “Etico a Sinistra”, che ottengono risultati inferiori all’1,6%. In questi casi l’azione «porta a porta» potrebbe essere stata fondamentale.

[ad]Altro dato degno di nota è quello che riguarda il M5S, terza lista della Lombardia dietro a PD e PDL, ma con una quota di preferenze su voti espressi minima: solamente 3,3 preferenze ogni 100 voti.

Esiste una correlazione tra risultato elettorale e numero di preferenze espresse? Debole, ma negativa: -0,38. E negativa vuol dire che più voti si hanno, minori sono le preferenze, e viceversa, probabilmente perché entrano in gioco le conoscenze personali dei candidati che forniscono una base di partenza relativamente uguale per tutti. Nel caso del PD la correlazione negativa, sulla base dei dati delle province lombarde, si fa più forte: -0,50. Nel caso della Lega, invece, cambia segno: +0,16. E cresce ancor di più per il PdL: +0,56.

In tutta la Lombardia sono state espresse 13,2 preferenze ogni 100 voti alle liste. La provincia dove sono stati scritti relativamente più cognomi è quella di Sondrio (17,7%) seguita da Pavia (15,6%) e Brescia (15,5%). Sul versante opposto troviamo Monza e Brianza (9,6%), Varese (10,3%) e Lodi (10,9%). Milano è in linea con la media lombarda (13,8%).

[AGGIORNAMENTO]

Grazie al prezioso contributo di Valerio possiamo servirci di due rappresentazioni grafiche dei dati sopra illustrati.

Nei grafici troviamo sull’asse delle ascisse il risultato elettorale di ciascuna lista, mentre sulle asse delle ordinate il numero di preferenze espresse ogni 100 voti. Le linee in grigio più spesse, al cui incrocio si trova l’UDC (sarà un caso?), rappresentano le mediane, che individuano quindi quattro quadranti: la mediana verticale dividerà, quindi, i partiti in base al risultato elettorale (grandi a destra, piccoli a sinsitra), mentre quella orizzontale li dividerà per percentuale di preferenze (molte preferenze sopra, poche preferenze sotto). La linea di tendenza (la retta inclinata verso il basso) mostra appunto la tendenza che, come nel caso della correlazione, è negativa.

Il primo grafico rappresenta i dati reali, il secondo in scala logaritmica:

In sostanza i numeri confermano ancora una volta l’esistenza di una tendenza delle piccole liste a raccogliere una quota relativamente maggiore di preferenze rispetto alle liste che ottengono i migliori risultati elettorali. Si discostano da questa tendenza la lista “Etico a Sinistra” (piccola, ma con “troppe” preferenze), la lista “Partito dei Pensionati” (piccolo e con pochissime preferenze) e le liste “Movimento 5 Stelle” e “Maroni Presidente” che raccolgono un numero di preferenze molto basso rispetto alle altre liste di dimensioni paragonabili.

Stefano Catone