[ad]Come usare da adesso in poi il web-marketing politico? Ammesso e, in tutta franchezza, non concesso che sia terminata la campagna elettorale, è importante che ora i partiti riconcentrino le proprie attenzioni nel non disperdere le energie che si sono aggregate in vista della campagna elettorale, ma che le riconducano verso un impiego duraturo della Rete perché possa essere ancor più influente per le prossime sfide che – a detta di molti – non tarderanno ad arrivare.
Questo è il momento in cui dedicare tempo al database di indirizzi mail per rendere gli iscritti abituati ad essere informati, coinvolti, sollecitati a partecipare al dibattito attraverso l’uso, a partire dalle newsletter, di forum di discussione ed altre aree di community presenti sul sito: il 40% degli utenti filtrano come spam le mail indesiderate ed ecco perché occorre sfruttare questi momenti per capitalizzare l’interesse dell’utente verso il momento politico per aver una mailing list attiva e partecipe. Il rischio di un elevato tasso di spam filter è infatti che anche gli utenti che non abbiamo filtrato le nostre mail effettivamente non le ricevano più.
Il momento successivo alla campagna elettorale è anche quello adatto a dedicarsi a curare il blog, scrivendo e ospitando contributi di valore, costruendo relazioni sotto forma di link e “guest post” al fine di renderlo un luogo ricco di contenuti e “raccomandato” sulla Rete così da risultarne apprezzato anche dai motori di ricerca. E’ da ricordare che il blog di Beppe Grillo gode di oltre 2,6 milioni di “backlink” che lo raccomandono in Rete a fronte del milione del sito del Pd.
Per ragioni meno tecniche, ma più politiche è inoltre importante prestare la massima cura alla continuità dei profili social: vedere che due esponenti di spicco come Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini non hanno più usato Twitter dal giorno delle elezioni rende sospetto l’uso tattico, e quindi meno autentico, dei social media che però non solo altro che strumenti di ascolto e di relazione con cittadini ed elettori.
Questa campagna elettorale, e non solo per l’esito che ha avuto, è stata sicuramente la prima della “politica digitale“: per questo è importante che attivisti, politici e comunicatori la vivano in prima persona e in modo autentico e continuo.