Popolino sfata un mito:
Con grandissima umiltà e spargendomi preventivamente il capo di cenere, vorrei far presente a tutti quelli che, per alte ragioni morali, banale senso comune o per calcolo, dal M5S, dal Pd, dal bar sotto casa o dalle colonne dei grandi giornali, in questi giorni fanno continuo riferimento al referendum del 1993 con cui gli italiani in grande maggioranza abolirono il finanziamento pubblico ai partiti, quanto segue:
– Che detto referendum aboliva, appunto,solo e soltanto il finanziamento, e non il rimborso elettorale, e per la precisione che il quesito diceva:Volete voi che siano abrogati gli artt. 3 e 9 della legge 2 maggio 1974, n. 195: “Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici”, così come modificati e integrati: dalla legge 16 gennaio 1978, n. 11: “Modifiche alla legge 2 maggio 1974, n. 195″; dall’art. 3, comma 1 (Per l’anno 1980 la somma da erogare a titolo di contributo di cui al primo comma dell’art. 3 della legge 2 maggio 1974, n. 195, è fissata in lire 72.630 milioni. Con effetto dal 1º gennaio 1981 la stessa somma è fissata in lire 82.886 milioni annui) e dal comma 6 (La percentuale di cui al primo ed al secondo periodo dell’ultimo comma dell’art. 3 della legge 2 maggio 1974, n. 195, è ridotta al 90 per cento) della legge 18 novembre 1981, n. 659: “Modifiche ed integrazioni alla legge 2 maggio 1974, n. 195 sul contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici”?
– Che il rimborso elettorale non è mai stato abolito, non era contemplato nel referendum, e che è quindi rimasto in vigore così come riportato nella legge 195 del 1974, tra gli altri, negli articoli 1 e 2 e successive modifiche:
(Art. 1) A titolo di concorso nelle spese elettorali sostenute per il rinnovo delle due Camere, i partiti politici di cui al presente articolo hanno diritto a contributi finanziari nella misura complessiva di lire 15 mila milioni (…).
(Art. 2) I contributi per il rimborso delle spese elettorali sono versati ai partiti politici, su domanda dei rispettivi segretari politici indirizzata al Presidente della Camera (…).
– Che è quindi di per sé evidente nonché innegabile un certo (ri)sentimento nel Paese, a proposito della materia in esame, ma che sarebbe meglio smetterla di citare il referendum ad mentulam canis.