La rassegna stampa odierna apre con la prima giornata di Papa Francesco. Il Pontefice ha dapprima pagato il conto alla “Casa del clero” poi durante la prima celebrazione ha rifiutato la croce d’oro e di salire sul trono. Ai cardinali ha detto: “Portate il Vangelo nelle periferie”. Per il Corriere Bergoglio “è una scossa per tutti quanti nella Chiesa” mentre per il nuovo segretario di Stato “non si esclude uno straniero”. La Stampa scrive: “La Strada del Vangelo”. Repubblica commenta: “Un prete da strada” e svela un retroscena: “le ombre della dittatura argentina su Bergoglio”. Il Messaggero commenta: “Gli occhi nuovi sul pianeta”. Il Mattino intervista la sorella di Bergoglio: “Lui con i poveri cambierà la Chiesa. Si sa fare aiutare”. Il Secolo XIX rivela: “Ior nel mirino: pulizia profonda e trasparenza, rischio chiusura”. Avvenire titola: “Mai senza la croce”. L’Osservatore Romano apre in prima pagina: “Un Papa che si chiama Francesco”. Per il Manifesto dietro al nuovo Papa ci “sono luci e ombre”. Libero scrive: “Troppe bugie su Francesco. Ecco chi è il nuovo Papa”. Europa: “La Chiesa che si riforma guarda alle origini”.
[ad]La rassegna stampa del Tp si occupa anche dell’attesa della politica in vista di oggi, giorno di apertura della legislatura. Si votano i presidenti delle Camere ma non è stato trovato un accordo tra le forze politiche. Pd e Pdl voteranno scheda bianca mentre il M5s ha indicato i suoi candidati: Roberto Fico (Camera) e Luis Alberto Orellana (Senato). Il Corriere parla di “partiti lacerati: anche il ritorno alle urne sarà complicato”. La Stampa scrive: “Conclave 1 Parlamento 0”. Repubblica: “Caos Camere”. L’Unità parla di “Falsa partenza” e rivela le strategie di Berlusconi: “Monti al Senato e larghe intese”. Il Giornale attacca: “Bersani vuol comprare un pugno di grillini”. Il Manifesto: “Il Pd cerca Grillo e va in bianco”. Libero rivela la proposta “indecente della Lega a Pd e Pdl. Pronti a votare Finocchiaro al Senato”.
La rassegna stampa di oggi chiude con la ritorsione da parte dell’India dopo la decisione del governo italiano di non far ritornare a Kochi i due marò. L’India ha vietato al capo della sede diplomatica italiana, Daniele Mancini di uscire dal Paese: “Non può lasciare l’India senza l’autorizzazione della Corte Suprema prima dell’udienza fissata per il 19 marzo”. Mancini ha rifiutato la decisione. Il Messaggero spiega perché sui “marò Roma ha ragione”.