Cosa prevede l’accordo dell’Eurogruppo

L’accordo

Dopo giorni di tensione tra paesi europei sulle misure da adottare per arginare la crisi economica provocata dalla pandemia di coronavirus, l’Eurogruppo riunitosi giovedì 9 aprile ha trovato un primo accordo su un pacchetto di oltre 500 miliardi di euro che sembrerebbe soddisfare tutti, dall’Italia all’Olanda. Tra i punti principali dell’accordo la messa a disposizione di 240 miliardi di euro da parte del Meccanismo europeo di stabilità – detto MES o anche fondo salva-stati – da prestare agli stati europei a condizioni favorevoli: non avrà infatti condizionalità se i Paesi utilizzeranno i suoi fondi per le spese sanitarie. È stato inoltre trovato un accordo su una cassa integrazione europea (programma SURE) con disponibilità fino a 100 miliardi di euro e un fondo speciale della Banca europea degli investimenti (BEI) da 200 miliardi di euro. Rinviata invece la decisione sugli Eurobond, il tema che più divideva le posizioni tra paesi europei in queste settimane.

Cos’è e come funzionerà il MES

Nato nel 2012, a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, esso è di fatto il fondo monetario del Vecchio Continente, avente l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi componenti in caso di crisi e di probabile default.

Ad oggi il Meccanismo Europeo di Stabilità ha “salvato” Cipro, Spagna e Grecia. L’Italia, dal canto suo, è una delle maggiori sostenitrici del fondo salva-Stati. Più di noi, in base ai risultati del PIL del 2010, hanno contribuito solo Germania e Francia.

L’organizzazione raccoglie fondi volti a sostenere i membri che ne fanno parte, ossia gli Stati che prima o dopo hanno adottato l’euro come moneta unica e che in un determinato periodo di tempo si trovano in forte difficoltà. Per capire come funziona il MES possiamo suddividere la sua azione in tre fasi distinte:

  1. Lo Stato in difficoltà avanza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati richiesta di assistenza.
  2. Il MES chiede alla Commissione UE di valutare lo stato di salute del Paese che ha chiesto aiuto e di definire il suo fabbisogno finanziario. In questa fase l’esecutivo comunitario e la BCE (e se necessario il FMI) analizzano se la crisi di quello Stato può contagiare il resto dell’Eurozona.
  3. Dopo la valutazione, l’organo plenario del MES decide di agire e aiutare il Paese in difficoltà (il tutto più o meno nell’arco di 7 giorni dalla data di presentazione della richiesta formale di assistenza) con prestiti.

Le decisioni del Consiglio vengono prese a maggioranza semplice o qualificata e godono di immunità giudiziaria. I diritti di voto sono proporzionali rispetto alla quota versata da ogni Stato.

Il Meccanismo di Stabilità Europea viene gestito da un Consiglio dei Governatori costituito dai ministri delle finanze dell’Eurozona oltre che da un Consiglio di Amministrazione (nominato proprio dai Governatori). Fanno parte del MES anche un Direttore Generale (che ha diritti di voto), il commissario europeo agli Affari economico-monetari e il Presidente della BCE, questi ultimi due come osservatori.

Dal 2017 l’Europa ha aperto all’ipotesi di rivedere il trattato istitutivo ed è proprio questa eventualità che ha spianato la strada a un profondo dibattito in Italia. La riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità ha richiesto ovviamente l’approvazione dei governi oltre che la ratifica parlamentare di ciascuno Stato.

Le condizioni più caratteristiche della riforma del MES sono state le seguenti:

Dal testo pubblicato dall’Eurogruppo emerge che i ministri propongono di istituire un sostegno basato sull’esistente linea di credito Eccl, il programma di assistenza precauzionale, quale garanzia pertinente per gli Stati membri dell’area dell’euro interessati da questo choc esterno. «Sarebbe disponibile per tutti gli Stati membri dell’area dell’euro durante questi periodi di crisi, con condizioni standardizzate concordate in anticipo dagli organi direttivi del Mes, che riflettano le sfide attuali, sulla base di valutazioni iniziali delle istituzioni europee. L’unico requisito per accedere alla linea di credito sarà che gli Stati membri dell’area dell’euro che richiedono assistenza si impegnino a utilizzare questa linea di credito per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi Covid 19», si legge nel documento. I ministri hanno concordato sul fatto che l’accesso concesso sarà il 2 per cento del Pil del paese alla fine del 2019, come parametro di riferimento. Questo strumento sara’ resto disponibile entro due settimane, nel rispetto delle procedure nazionali e dei requisiti costituzionali

Cos’è e come funzionerà la BEI

La Banca Europea per gli Investimenti.  è un’istituzione finanziaria del Vecchio Continente nata nel 1957 e fondata ufficialmente l’anno successivo con il Trattato di Roma. Il suo obbiettivo è Finanziare tutti quegli investimenti giudicati necessari al sostegno degli obiettivi dell’UE. Il significato della BEI, però, è molto più complesso.

La Banca Europea per gli Investimenti persegue alcuni obiettivi specifici, che possono essere così riassunti:

  1. potenziamento dell’occupazione e della crescita;
  2. sostegno delle iniziative di contrasto al cambiamento climatico;
  3. promozione delle politiche UE.

Ogni Stato sottoscrive una quota di capitale della banca che varia a seconda del PIL e di fattori politici.

Gli organi principali sono:

La BEI fornisce tre tipi principali di prodotti e  prestiti, che costituiscono circa il 90% dei suoi impegni finanziari complessivi. La banca presta a clienti di tutte le dimensioni per sostenere la crescita e l’occupazione, contribuendo spesso in tal modo ad attirare altri investitori “blending”, che consente ai clienti di combinare i finanziamenti della BEI con ulteriori investimenti consulenza e assistenza tecnica, per massimizzare il rendimento dei fondi.

Nel testo che è uscito dai lavori si legge che i ministri accolgono con favore l’iniziativa del gruppo Bei (la Banca europea per gli investimenti) «di creare un fondo di garanzia paneuropeo di 25 miliardi di euro, che potrebbe sostenere finanziamenti di 200 miliardi di euro per le aziende», soprattutto le Pmi, in tutta l’Ue, anche attraverso le banche promozionali nazionali. «Invitiamo la Bei a rendere operativa la sua proposta il più presto possibile e siamo pronti a metterla in atto senza indugio, garantendo al contempo la complementarità con altre iniziative dell’Ue e il futuro programma Invest Ue», si legge ancora nel testo.

 

Cos’è e come funzionerà il programma SURE

SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) è un programma straordinario d’aiuto per affrontare i rischi della disoccupazione durante un’emergenza. Il nuovo strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza  è pensato per aiutare a proteggere i posti di lavoro e i lavoratori che risentono della pandemia di coronavirus. Fornirà assistenza finanziaria per un totale di 100 miliardi di € sotto forma di prestiti, concessi dall’UE agli Stati membri a condizioni favorevoli. I prestiti aiuteranno gli Stati membri ad affrontare aumenti repentini della spesa pubblica per il mantenimento dell’occupazione: nello specifico, concorreranno a coprire i costi direttamente connessi all’istituzione o all’estensione di regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo e di altre misure analoghe per i lavoratori autonomi introdotte in risposta all’attuale pandemia di coronavirus.

Il programma prevede anche regimi di riduzione dell’orario lavorativo, programmi che, in determinate circostanze, consentono alle aziende in difficoltà economiche di ridurre temporaneamente l’orario di lavoro dei loro dipendenti, ai quali viene erogato un sostegno pubblico al reddito per le ore non lavorate. Regimi analoghi di reddito sostitutivo si applicano ai lavoratori autonomi.

SURE fornirebbe un sostegno supplementare dell’UE per finanziare i regimi di riduzione dell’orario lavorativo degli Stati membri e altre misure analoghe, contribuendo a proteggere i posti di lavoro. Tutti gli Stati membri hanno già predisposto qualche tipo di regime nazionale di riduzione dell’orario lavorativo. I prestiti nel quadro dello strumento SURE sarebbero sottesi da un sistema di garanzie volontarie degli Stati membri. Ciò consentirà alla Commissione di aumentare il volume dei prestiti che possono essere erogati agli Stati membri stessi.

Questo sistema di garanzie è fondamentale per conseguire la capacità necessaria, garantendo al contempo un finanziamento prudente dello strumento. A tal fine le garanzie devono raggiungere un importo minimo (il 25 % dell’ammontare massimo dei prestiti di 100 miliardi di €).

 

Eurobond

In realtà, nel testo delle conclusioni adottate dall’Eurogruppo non compare nessun riferimento ai titoli di debito comuni. Si allude solo a «strumenti innovativi di finanziamento» nel punto che riguarda il Recovery Fund, la proposta francese che piaceva all’Italia perché poteva essere il grimaldello per far passare gli Eurobond. «L’Eurogruppo è d’accordo a lavorare ad un Recovery Fund per sostenere la ripresa», scrivono i ministri, che però, per ora, lo vedono come un mezzo per «fornire fondi per la ripresa attraverso il bilancio Ue». Il fondo «sarà temporaneo e commisurato ai costi straordinari della crisi e aiuterà a spalmarli nel tempo attraverso un finanziamento adeguato».

“Quello che si sa, per ora, è che se i 500 miliardi del pacchetto dell’Eurogruppo serviranno ad affrontare i costi immediati dell’emergenza, questo fondo dovrà servire a sostenere la ripresa  e “dovrebbe essere collegato al bilancio Ue”, ha detto il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Se il Recovery fund sarà la base per l’emissione degli eurobond è tutto da vedere. “L’Eurogruppo è d’accordo a lavorare ad un Recovery fund per sostenere la ripresa – si legge nelle conclusioni – Il fondo sarà temporaneo e commisurato ai costi straordinari della crisi e aiuterà a spalmarli nel tempo attraverso un finanziamento adeguato”.“

L’Olanda ha già detto che non accetterà eventuali eurobond. Ma bisognerà vedere quale sarà la posizione della Germania. Il fatto che alla vigilia dell’Eurogruppo vi sia stata una telefonata tra la cancelliera Angela Merkel e il premier Giuseppe Conte spinge a pensare che l’Italia abbia ricevuto delle rassicurazioni in vista del vertice Ue. Del resto, chi rischia di più sul piano politico in questo momento è proprio il governo di Roma.

Quello olandese, anch’esso traballante, ha ottenuto lo “scalpo” del Mes e dello stralcio dei coronabond. Conte, invece, dovrà adesso vedersela non solo con i prevedibili assalti di Lega e Fratelli d’Italia, che già parlando di “tradimento della Patria”, ma anche di una parte consistente del Movimento 5 stelle. L’opposizione senza se e senza ma al Mes, condotta da gran parte dei 5 stelle e su cui lo stesso Conte ha preferito restare sul vago, rischia di ritorcersi contro Palazzo Chigi. Creando un’instabilità politica che non agevolerà l’esecutivo.

Reazioni politiche 

“L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo sul pacchetto di proposte per l’emergenza Covid-19 da sottoporre alle decisioni del Consiglio Europeo costituisce un ottimo risultato che giunge dopo un negoziato difficile e a tratti aspro”. Questo il primo commento del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

“Grazie alla solida alleanza tra l’Italia e gli altri paesi firmatari della lettera promossa dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – ha aggiunto – l’agenda europea è cambiata e si è passati da un documento con un’unica proposta, il Mes con condizionalità leggere, a un pacchetto di quattro proposte che include 200 miliardi della Bei per le imprese, 100 miliardi che attraverso il nuovo programma Sure contribuiranno a finanziare la cassa integrazione e la proposta italo-francese di un grande Fondo per la Ripresa alimentato dall’emissione di debito comune europeo. Inoltre, ai paesi che vorranno farvi ricorso, sarà possibile accedere a una nuova linea di credito dedicata unicamente all’emergenza sanitaria, che sarà totalmente priva di ogni condizionalità presente e futura”.

“Consegniamo ai leader un pacchetto ambizioso di proposte, l’Italia si batterà con determinazione perché le decisioni del Consiglio europeo siano all’altezza della sfida che l’Europa sta affrontando”, ha concluso Gualtieri.

Posizione opposta quella espressa dal segretario della Lega Matteo Salvini: “Non ci sono gli Eurobond che voleva Conte ma c’è il Mes, una drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli. Dal 1989 ad oggi l’Italia ha versato all’Europa 140 miliardi, ora per averne a prestito 35 ci mettiamo nelle mani di un sistema di strozzinaggio legalizzato. Oltretutto, senza nessun passaggio in Parlamento, come più volte richiesto dalla Lega. Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus. Presenteremo mozione di sfiducia al ministro Gualtieri. Se il governo olandese festeggia, vuol dire che è una seconda Caporetto”.

“Il ministro Gualtieri ha firmato per attivare il Mes, niente Eurobond e Italia messa sotto tutela. Alla fine hanno vinto i diktat di Germania e Olanda, il governo in questi giorni ha fatto finta di alzare la voce ma, tanto per cambiare, si è piegato ai dogmi nordeuropei. Non permetteremo a nessuno di banchettare sulla nostra nazione come già successo in Grecia. Lo abbiamo preannunciato e lo ribadiamo: ora Conte, Gualtieri e Di Maio dovranno affrontare il Parlamento, dove Fratelli d’Italia è già schierato per impedire questo atto di alto tradimento verso il popolo italiano”. Così la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Per Antonio Tajani, vicepresidente del Partito Popolare Europeo, quello di giovedì è un “passo in avanti all’Eurogruppo. Bene la volontà di immettere denaro sul mercato con Sure e con la Bei. Positiva la scomparsa di ogni condizionalità dal MES. Ora tocca al Consiglio europeo decidere e stabilire la portata del Recovery Found. Servono centinaia di miliardi”.

Ai social, Instagram, affida il suo giudizio Matteo Renzi: “Da quello che si capisce, pare chi si sia fatto un pacchetto complessivo che tiene in considerazione un po’ gli impegni di tutti. Si è fatto un buon lavoro. Penso che a questo punto tutti gli alibi legati all’Europa vengano meno. Se non ci fosse stata la Bce o la sospensione del Patto saremmo già falliti. Non e’ vero che l’Europa era il nostro blocco. Mi pare che sugli Eurobond ci sia un primo passo, ma la sintesi è che adesso non ci sono più alibi ma ora tocca a noi. Penso che la vera sfida adesso sia in casa nostra. Dobbiamo essere capaci di dire con forza che ora la partita è nel nostro campo”.