L’Europa salva Cipro ma affonda se stessa
La settimana comincia malissimo per l’Europa: nel corso della notte fra venerdì e sabato Unione Europea, BCE e e Fondo monetario internazionale da un lato e Cipro dall’altro hanno raggiunto un accordo per il salvataggio dell’isola (o meglio della metà greca riconosciuta internazionalmente).
[ad]L’accordo prevede lo sblocco di 10 miliardi di aiuti in cambio di nuove tasse, come da copione: tra esse però troviamo anche un prelievo forzoso dai conti correnti delle banche cipriota. Questa misura è importante per più di una ragione: in primo luogo Cipro è ritenuta una base del riciclaggio di denaro sporco di provenienza mafiosa, in particolare russa. Dato che la finanza è un settore particolarmente rilevante dell’economia cipriota e che il salvataggio serve a evitare che il collasso del sistema bancario dell’isola si ripercuota su quello europeo, l’Unione Europea ha ritenuto fondamentale che partecipasse al salvataggio anche la clientela non sempre pulita di tali banche.
Peccato però che in questo modo si crei un pericoloso precedente, visto che l’inevitabile congelamento dei conti correnti ciprioti colpisce irrimediabilmente il principio della libera circolazione dei capitali nella UE. Questo significa che nel caso di nuovi salvataggi la Troika potrebbe chiedere al Paese da salvare di applicare una misura simile.
Il pensiero vola subito all’Italia, nei giorni scorsi già avvisata dai giornali tedeschi di essere un po’ troppo ricca per essere salvata da altri che non se stessa. È evidente quindi che se l’Italia non vuole fare la fine di Cipro ed essere costretta ad una mega patrimoniale, deve porre fine in fretta al teatrino e dotarsi presto di un governo presentabile.
L’agenda macroeconomica della settimana prevede per martedì la produzione industriale italiana: essa è attesa in ribasso su base mensile dello 0,3%. L’indice ZEW che misura il sentiment degli investitori istituzionali tedeschi dovrebbe subire un calo frazionale da 48,2 a 48. Negli USA i nuovi cantieri residenziali e i nuovi permessi di costruzione dovrebbero risultare in aumento.
Mercoledì andranno in asta Bund tedeschi a 10 anni, mentre in serata la Federal Reserve annuncerà le conclusioni del suo meeting a proposito della politica monetaria.
Giovedì conosceremo le consuete nuove richieste di sussidi di disoccupazione da parte dei cittadini statunitensi, previste in aumento, ma sempre sotto le 350 mila unità. Le vendite di case esistenti dovrebbero toccare le cinque milioni di unità, in lieve aumento.
Venerdì infine conosceremo l’indice che misura la fiducia delle aziende tedesche: il dato dovrebbe essere sostanzialmente stabile.