[ad]Ci siamo dunque, abbiamo i nuovi presidenti delle Camere: Boldrini e Grasso. Il primo atto importante della XVII legislatura è stato archiviato e, come dicevamo, questo primo passo ci dice molte cose sulla situazione attuale e sull’immediato futuro dello scenario politico italiano. Si è trattato di un atto di coraggio da parte soprattutto di Bersani che ha sparigliato le carte in maniera intelligente, proponendo due personalità di alto profilo, che sono state in grado di mettere in difficoltà il M5S.
Si è parlato molto di Schifani come “impresentabile” ma lo era altrettanto anche Anna Finocchiaro e bene ha fatto il PD a non cedere alle pretese di vecchi capibastone della propria nomenclatura (la Finocchiaro quando ha saputo di non essere più candidata alla Presidenza del Senato non sembra averla presa bene). Se il PD avesse candidato lei molto difficilmente avremmo avuto i casi di coscienza che hanno scosso il M5S, quindi non c’è dubbio che Bersani abbia segnato un punto a suo favore.
Ma questa è solo una battaglia e la guerra è solo agli inizi. Il PDL vuole essere coinvolto in un accordo in qualunque modo, ma per ora il PD li tratta come appestati, certo la pagliacciata davanti all’ufficio della Boccassini non ha aiutato, e certo per ora il PD non ha affatto i voti per governare, ma questo non sembra impaurire più di tanto Bersani che probabilmente vistosi davanti a un bivio sta dimostrando più coraggio di quanto si pensasse. E’ il suo momento questo, non ne avrà un altro, mai più. Lo sa bene lui e lo sanno bene gli altri sia all’interno del suo partito che negli altri partiti e allora tanto vale morire in maniera onorevole e per una giusta causa piuttosto che vivacchiare come si è sempre fatto.
I fautori dell’ “inciucio” sono stati quindi temporaneamente ricacciati nelle loro tane, ma la partita è lunga. Dove può prendere Bersani i voti al Senato se non ha un accordo organico nemmeno con la Lista Monti?
Lista Monti che a torto viene indicata come tra i perdenti delle elezioni ma che in realtà ha raddoppiato la base elettorale dalla quale partiva prima della discesa in campo di Monti. Certo c’era chi si aspettava di più, ma l’unico dato passato era il dato di Casini del 2008 e rispetto a quello la coalizione nel complesso ha preso quasi il doppio dei voti. Perdente è il PDL che dimezza i voti così come la Lega, perdente è il PD che perde l’8%. Perdente è Ingroia. Gli unici 2 che hanno guadagnato sono quelli che non esistevano ovvero il M5S e la Lista Monti. Il primo ha talmente fatto saltare il banco che oramai non si parla d’altro, il secondo avrebbe dovuto prendere di più per diventare determinante e non ci è riuscito. Quindi dovremmo più propriamente additare Monti come “non vincente” piuttosto che perdente tout-court, anche se in questo inizio di legislatura si vede una totale mancanza di comunicazione politica a livello professionale di questa lista, al punto che di Monti viene fatta la caricatura di un avido cacciatore di poltrone, senza che nessuno smentisca le voci che lo volevano spregiudicatamente flirtare al tempo stesso con PD e PDL.
Qualche giorno fa un esponente della lista di Ingroia ha detto in TV che Monti ha perso perché l’Italia è stanca dell’austerity, detto poi da uno che appartiene a una lista che ha preso il 2,2% quando la sua base elettorale identitaria era considerata essere almeno il doppio suona alquanto ridicolo. Non dimentichiamo che nella lista Rivoluzione Civile c’erano i Verdi, PRC, PDCI e IDV, in teoria un risultato così misero era possibile anche se di liste ce ne fosse stata una sola di queste, per dire PRC+PDCI veniva sempre data nei sondaggi del 2012 abbondantemente sopra il 2%.
Per quanto poi riguarda il punto di vista dell’austerity il programma di Ingroia era contrapposto a quello di Monti e se Monti è sconfitto con oltre il 10% partendo dalla base elettorale del 5% dell’UDC del 2008, cosa dovremmo dire di Ingroia che era sostenuto da partiti che sulla carta partivano da un potenziale del 5-6% del 2008 (ho sommato a spanne metà Sinistra Arcobaleno e tutta l’IDV) e si è ritrovato col 2% pur avendo indovinato il tema dell’avversione all’austerity?
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[ad]La verità è un’altra, che molti di quelli che ancora inspiegabilmente chiamano a commentare i risultati in tv, non vogliono ammettere: queste elezioni segnano la sconfitta pesante degli apparati partitici tradizionali e soprattutto delle solite vecchie facce. Gli elettori non hanno premiato Grillo perché contrario all’austerity (altrimenti sarebbe andato bene anche Ingroia, che al contrario, è andato davvero male), gli elettori hanno premiato Grillo per mandare a casa i cacicchi dei piccoli partiti, che avevano infestato, coi loro continui ricatti e rendite di posizione, la “seconda repubblica” come Diliberto, Di Pietro, Ferrero ecc. Gilioli aveva denunciato la cosa chiamandola “Ingroiellum” e questa ha evidentemente condannato Rivoluzione Civile. Il tracollo di Fini e Casini avviene per le stesse ragioni, così come il dimezzamento della Lega e del PDL.
L’arretramento pesante del PD non fa eccezione. Dopo la vittoria di Bersani alle primarie rivedere la Bindi e D’Alema in tv è stata una mazzata in fronte per milioni di elettori che oramai sono esasperati dal vedere le stesse facce. Quello che nutrono in molti casi è vero e proprio odio. Un odio ed un disprezzo feroci, incommensurabili. Prova ne sia per esempio che qualsiasi ipotesi di accordo, anche il più immorale, venga attribuito a D’Alema, tanto per fare un nome a caso, viene subito ritenuto da tutti credibile, e giù insulti da tutte le parti. Quelli che più lo odiano sono proprio gli elettori (e ex) del PD che oramai lo considerano capace di tutto e di più. Proprio per questo Bersani ha fatto centro: ha iniziato a cambiare le facce e io aggiungerei finalmente!
Ora inizieranno i giri di consultazioni e da qui vedremo se Bersani sarà in grado di fare nascere il suo governo o meno. Se dovesse fallire il rischio di elezioni a brevissimo è molto molto alto, lo stesso Berlusconi si ritiene sicuro di questo. Se il governo dovesse in qualche modo ottenere la fiducia dovrebbe poi davvero agire in fretta, combattere la mafia degli sprechi, e fare quel paio di atti immediati come il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e lo sblocco dei 9 miliardi congelati dal patto di stabilità interno. Misure fondamentali e immediate per non aggravare in maniera definitiva e drammatica la situazione economica italiana. Viene da chiedersi come non ci abbiano pensato prima ma tant’è.
Pensare di cambiare la legge elettorale lo ritengo invece velleitario e sinceramente penso che sia solo un tentativo di prendere tempo, anche perché con una distribuzione del voto come quella attuale nessuna legge garantisce la governabilità, ma se si tornasse al voto fra qualche mese dopo aver fatto ripartire l’Italia e con facce davvero nuove (soprattutto in cabina di regia) allora sì che potrebbero giocarsi le loro carte. Staremo a vedere nei prossimi giorni, di sicuro il primo punto è andato a Bersani ma il match è ancora lungo.
P.S. una buona notizia a proposito delle cose urgenti di cui si parlava prima: pare che i debiti alle imprese stiano per essere pagati