Il risultato delle ultime elezioni e la conseguente situazione di stallo dipende secondo l’opinione diffusa dal tipo di legge elettorale in vigore. Così, nello studio che trovate di seguito, si è tentato di analizzare l’esito del voto nel caso in cui si fosse votato con un altro sistema elettorale. Lo studio di Maurizio Mastrolembo Ventura ha preso in considerazione e rimodulato il risultato delle elezioni del 24 e 25 Febbraio 2013 in base al “sistema uninominale con doppio turno di collegio”. I risultati dello studio sono interessanti anche alla luce di quanto accadrà nelle prossime settimane. Ed in vista di un ipotetico ritorno al voto. Le elezioni di Febbraio hanno rappresentato un’Italia tripolare. Con tre forze politiche con numero di voti molto vicini tra di loro: Partito Democratico, Popolo della Libertà ed il Movimento 5 Stelle. Il problema di fondo è che c’è stata una vera e propria “balcanizzazione” della distribuzione del voto, e con questo genere di esiti è davvero difficile trovare una legge che garantisca la governabilità. Una delle cose più evidenti che vengono fuori da qualsiasi analisi elettorale è che nessuna legge elettorale, tra quelle in uso nei paesi più avanzati, avrebbe dato al paese una maggioranza in entrambe le camere, anzi il “porcellum” alla Camera è probabilmente la legge più orientata alla governabilità tra tutte quelle in circolazione.
[ad]Grazie al successo di misura alla Camera la coalizione del centrosinistra ha una solida maggioranza con la quale ha, in questa legislatura il pallino del gioco in mano, almeno a livello teorico. Il partito democratico chiede una legge maggioritaria a doppio turno. Come si vede dalle slide però una tale legge non gli garantisce affatto un risultato vincente e non garantisce una maggioranza stabile in nessun caso. Nel primo caso si vede che sarebbe il M5S ad avere più chances, nel secondo, partendo da altre ipotesi, il centrosinistra sembra andare meglio senza però sfondare.
Diverso ancora il caso di un sistema maggioritario a doppio turno “francese”, ovvero con un secondo turno al quale partecipino collegio per collegio solo le coalizioni che hanno passato una certa soglia. Questo tipo di legge è quella tagliata più su misura del PD di tutte, per qualunque altro partito votare questa legge sarebbe crearsi uno svantaggio di partenza, eppure probabilmente nemmeno in questo caso il centrosinistra avrebbe la certezza della vittoria con una maggioranza ampia e stabile.
Malgrado la stabilità del risultato della Camera, a causa del nostro bicameralismo perfetto (che non è presente in altri paesi occidentali, almeno non in questa forma così rigida), ci troviamo un una situazione di stallo dalla quale è difficile uscire.
La ragione della difformità della legge elettorale tra Camera e Senato nacque da una osservazione fatta da Ciampi all’atto del varo del “porcellum” ovvero a novembre 2005 (all’epoca Ciampi era Presidente della Repubblica). L’osservazione riguardava il fatto che la costituzione italiana prevede un Senato fatto su base regionale e questo spinse alla creazione di premi di maggioranza su base regionale. L’errore fu non prevedere (o forse non si volle proprio per avvelenare io pozzi, visto che il centrosinistra si preparava ad una vittoria elettorale quasi certa nella primavera successiva) un premio aggiuntivo a livello nazionale. Per fare un esempio sarebbe bastato abbassare il quantitativo dei seggi distribuiti a livello regionale per riservarne una parte per un premio nazionale proprio come alla Camera. Per esempio una ventina di senatori a chi avesse raccolto più voti. Inutile dire che sebbene l’idea possa sembrare risolutiva basti pensare che con una cosa del genere nel 2006 il Senato sarebbe andato al centrodestra causando 2 maggioranze diverse, quindi un risultato ancora peggiore, nel 2008 avrebbe dato una maggioranza ancora più schiacciante al centrodestra e solo quest’anno avrebbe permesso la nascita di un governo, ma sempre con una coalizione Bersani–Monti, che non era quella presentata in campagna elettorale (sebbene venisse data per molto probabile dall’inizio).
Allora che fare in questa situazione? Chi dice che questa legislatura ha bisogno di fare la legge elettorale sa benissimo che non esiste al momento alcuna certezza di trovarne una che garantisca la governabilità. Molti sondaggi dicono che se il PD candidasse Renzi vincerebbe sicuramente. Questo forse sarebbe stato molto probabile se Renzi avesse vinto le primarie, ora il rischio che il sindaco di Firenze possa apparire come “bruciato” è piuttosto alto, a meno di una nuova investitura popolare, ma l’esito sarebbe comunque molto incerto in ogni caso.
Per questo motivo non ci spingiamo oltre nelle ipotesi e partiamo dall’unico dato certo: il risultato delle ultime elezioni.