Iran, chiesti aiuti a FMI ma Trump verso il veto

L’Iran, epicentro globale del virus, ha confermato più di 47.000 casi e più di 3.000 decessi, anche se gli esperti di salute pubblica stimano che il contagio reale sia diverse volte più alto. È  uno degli stati più colpiti dalla pandemia COVID-19. Basti pensare che il bilancio di otto anni di guerra tra Iran e Iraq, che negli anni ’80 ha ucciso un milione di persone, sia nulla rispetto a quello dell’epidemia di coronavirus: i ricercatori iraniani hanno stimato che l’epidemia (che ha già ucciso più di 4000 persone nel Paese) raggiungerà il culmine verso la fine di maggio e potrebbe causare 3,5 milioni e mezzo di morti. Gli iraniani sono ancora una volta intrappolati tra la  gestione del loro governo e le sanzioni finanziarie da parte dell’America. Teheran non è riuscita a rispondere rapidamente alla crisi. Le élite iraniane possono permettersi di rimanere a casa, ma la maggioranza della popolazione sarebbe devastata da un lungo periodo di non potersi guadagnare da vivere. A ciò si aggiunge la carenza di medicinali e di attrezzature mediche, tra cui ventilatori, kit di prova e attrezzature respiratorie generali per combattere il contagio.

In piena emergenza coronavirus il presidente iraniano Hassan Rouhani ha esortato il Fondo Monetario Internazionale (FMI)  – a Washington-  a fornire a Teheran un prestito d’emergenza multimiliardario che aveva richiesto per combattere l’epidemia. L’asset principale dello stato, il petrolio, è stato praticamente obliterato dalle sanzioni reintrodotte dagli Usa dopo il ritiro unilaterale dal PACG , l’accordo sul nucleare del 2015, e la panoplia sanzionatoria colpisce – soprattutto con le sanzioni secondarie – anche altri settori. L’amministrazione Trump sostiene che le sue sanzioni non ostacolano la medicina e il commercio umanitario. Ma poiché le sanzioni impediscono le transazioni finanziarie internazionali e le spedizioni, qualsiasi commercio, compreso quello di medicinali e attrezzature mediche, è quasi impossibile. Diverse aziende che forniscono le attrezzature mediche necessarie per combattere il coronavirus hanno interrotto le spedizioni in Iran perché le loro banche si rifiutano di gestire le transazioni.

La volontà degli Stati Uniti di esercitare il potere di veto sulla richiesta al fondo ruota attorno alla considerazione che, se Teheran smettesse di finanziare le milizie e le sue azioni all’estero, avrebbe avanzi di bilancio sufficienti per poter finanziare la ripresa dalla crisi.

 

La questione ha sollevato interrogativi sulla collisione tra la punizione delle sanzioni americane e una pandemia mortale, tra cui se l’Iran stia cercando di sfruttare la crisi per raggiungere un obiettivo a lungo termine di abolizione delle sanzioni, se gli Stati Uniti stiano usando il virus per spremere l’Iran al di là di quello che le sanzioni da sole potrebbero fare, e quale responsabilità abbiano gli Stati Uniti per un disastro causato. Gran Bretagna, Cina e Russia, tra gli altri, hanno chiesto agli Stati Uniti di allentare le sanzioni in modo che l’Iran possa rispondere in modo più efficace, ma l’amministrazione Trump non ha mostrato alcun segno di prestare attenzione a tali richieste.