Analisi del voto: Bologna

 

Bologna, città d’avanguardia politica. Bologna, città laboratorio. Bologna apparentemente normale, in mano al centrosinistra al primo turno, eppure lo stesso Bologna ricca di novità e colpi di scena.


Virginio Merola, vincitore annunciato della contesa elettorale, ha vinto davvero. Ha vinto dopo uno spoglio tiratissimo, veleggiando a lungo sulla fila dei decimi al di sopra della maggioranza assoluta prima di stabilizzarsi sul 50,4% finale che ha risparmiato alla città l’onere del ballottaggio e ha contribuito a rendere ancora più dolce la lunga maratona elettorale per il centrosinistra italiano in questo primo turno delle elezioni amministrative.

Confronto del voto a Bologna
Comunali 2009 – Comunali 2011

Il centrosinistra vittorioso a Bologna al primo turno non dovrebbe essere una notizia, eppure in qualche modo è forse il dato più eclatante della tornata elettorale cittadina: malgrado Sergio Cofferati, malgrado Flavio Delbono, malgrado la padanizzazione dell’Emilia tanto annunciata dalla Lega Nord e malgrado l’ascesa del MoVimento 5 Stelle il capoluogo emiliano dona ancora una volta in modo netto la propria fiducia a quella coalizione che l’ha guidata per tanto e tanto tempo. Una prova di fedeltà che ha quasi dell’incredibile.

I numeri del voto mostrano una contrazione dei partecipanti, in linea con l’andamento nazionale o poco peggio. I voti validi sono stati alla fine 210.185, contro i 226.976 delle precedenti comunali.

La tabella mostra i risultati dei principali candidati e delle liste a loro sostegno – oltre ad una sezione riepilogativa per le liste minori – mettendo a confronto i risultati del 2009 con quelli del 2011.

Proprio a partire da questi numeri è possibile cogliere i punti salienti della tornata elettorale.

Il centrodestra sopravvive grazie all’appeal di un candidato in grado di aumentare del 3% i consensi della propria area: Manes Bernardini porta in dote alla propria coalizione oltre 12.000 voti: di gran lunga il migliore dal punto di vista dell’effetto-candidato sia in termini assoluti che relativi. Il giovane candidato leghista supera, pur di poco, la soglia del 30%, in ascesa rispetto al suo predecessore Alfredo Cazzola, e questo malgrado le liste in suo sostegno si fermino al 27,3% contro il 28,7% di due anni fa.

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[ad]Non deve ingannare l’aumento percentuale del PdL, che passa dal 15,5% al 16,6%: nel 2009 la pessima – persino per Bologna – performance del partito di Berlusconi poteva essere spiegata con l’esistenza di una lista civica in grado di racimolare quasi il 10%; quest’anno non ci sono scuse. Il Popolo della Libertà sotto le Torri non riesce più ad arrivare nemmeno al 20%.

La Lega Nord, trainata dal suo candidato, avanza, sfonda la soglia psicologica della doppia cifra e si assesta al 10,72%. Aumenta i propri voti in termini percentuali ed in termini assoluti, e per questa ragione può sicuramente considerarsi soddisfatta, eppure rispetto a sondaggi trionfalistici che la vedevano attorno al 15% ed anche semplicemente rispetto alle regionali 2010 è sicuramente un risultato in chiaroscuro, al di sotto delle aspettative.

Le liste del centrodestra perdono in termini assoluti quasi 10.000 voti rispetto al 2009, e circa l’1,4% in termini relativi. Solo l’ottimo risultato personale di Bernardini riesce a trasformare questi numeri in un -2.300 assoluto ed un +1,3% relativo.

Il più grande sconfitto della tornata elettorale è in ogni caso Stefano Aldrovandi, il civico appoggiato – per certi versi suo malgrado – dal Terzo Polo, che dimezza sostanzialmente i risultati ottenuti da Guazzaloca due anni prima.

La lista civica Stefano Aldrovandi sindaco raccoglie meno di 9.000 voti, contro gli oltre 26.000 della lista di Guazzaloca nel 2009. Un’emorragia di oltre 17.000 preferenze che si traduce in un -7,5%. Tenendo conto dell’effetto candidato il raffronto diventa ancora più impietoso: -18.000 e -7,6%.

Dagli sconfitti ai vincenti. Il MoVimento 5 Stelle incassa l’ennesima crescita sia in termini relativi che assoluti, e rispetto alla sua versione embrionale di due anni fa triplica consensi e percentuali. Di suo Bugani ci mette quei centesimi percentuali necessari per assestare il risultato finale sul 9,50% netto. Bologna, ma in generale l’Emilia, si rivela una volta di più terreno fertile per il MoVimento, che si propone di fatto come terza forza politica sotto le Torri ed entra a Palazzo d’Accursio con due, forse tre consiglieri. Bologna, appunto, laboratorio politico d’Italia.

Infine il centrosinistra. Rispetto al 2009 sia il candidato sia la coalizione mostrano avanzamenti; in particolare Merola, rispetto a Delbono, è stato in grado di superare la fatidica soglia del 50%. Inoltre, se si esclude il MoVimento 5 Stelle, il centrosinistra si conferma la coalizione migliore anche in termini di voti assoluti, con il calo minore rispetto alle precedenti amministrative.

Terminare qui l’analisi sarebbe però un grave errore. In primo luogo si nota come Virginio Merola, malgrado la schiacciante vittoria alle primarie, sia stato un candidato nettamente più debole rispetto alla coalizione in suo sostegno, in misura ancora maggiore del suo precedessore: Delbono finì un punto sotto la sua coalizione, Merola quasi quattro. Uno spread molto alto, che mostra come le candidature scelte dal centrosinistra bolognese siano – almeno a livello di percezione – candidature d’apparato, in cui l’apporto personale è minimo: chi ha votato Merola ha votato in realtà centrosinistra, laddove per Bernardini si è verificato l’effetto opposto.

Scendendo nel dettaglio dei partiti, la risalita del centrosinistra porta un solo nome: Amelia Frascaroli. Tutte le liste del centrosinistra presenti anche nel 2009 sono risultate in calo, Partito Democratico in primis. La somma di IdV, PD e della lista civica Sinistra per Bologna si sarebbe fermate al 43,43% contro il 46,52% del 2009. È la lista della Frascaroli, forte dei suoi 20.000 voti, a mettere il definitivo segno positivo nel bilancio della coalizione. Il segnale è chiaro: l’egemonia del centrosinistra a Bologna è lungi dall’essere in crisi, ma è invece in crisi l’egemonia del PD, che si difende con onore ma appare in continua erosione rispetto ai risultati degli anni precedenti. Prova ne sia nuova la composizione del Consiglio comunale: con 18 (Merola compreso) seggi su 36, il Partito Democratico da solo non ha il controllo del consiglio.

Confronto del voto nei quartieri di Bologna
Comunali 2009 – Comunali 2011

L’analisi dei quartieri bolognesi evidenzia alcuni highlights molto significativi.

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[ad]Rispetto al 2009 la coalizione di centrosinistra avanza in tutti i quartieri, mentre Merola è in calo rispetto al suo predecessore a Borgo Panigale, Reno e Savena, alcuni dei quartieri più rossi della città. Il dato è emblematico: il centrosinistra avanza nettamente nei quartieri dove storicamente è stato più debole. E anche questo fenomeno porta il nome di Amelia Frascaroli. Se si confrontano infatti i dati della coalizione e quelli della lista Frascaroli si vede che il centrosinistra va meglio dove la Frascaroli ottiene risultati migliori: addirittura a Saragozza il la coalizione riesce ad incrementare i propri consensi rispetto al 2009 non solo in termini percentuali, ma anche come numero assoluto di preferenze. Non sarebbe del tutto errato dire che Merola ha vinto le elezioni proprio in quel quartiere storicamente ostile.

Il centrosinistra non riesce a fare cappotto nei quartieri. Malgrado nel quartiere più conservatore di Santo Stefano il centrosinistra prevalga sul centrodestra di circa 6 punti percentuale, l’effetto traino di Bernardini è tale che alla fine è proprio il leghista ad imporsi sul rivale di circa un punto, a riprova dello scarso appeal di Merola al di fuori della militanza di partito.

Navile, il popolosissimo quartiere settentrionale vero bacino di voti della coalizione, punisce seccamente il PD, con un -3% netto, e al contrario è il quartiere dove il MoVimento 5 Stelle ottiene le sue prestazioni migliori. In realtà nel quartiere incrementa anche il centrosinistra nel suo complesso, ancora grazie alla lista della Frascaroli. La crescita contemporanea sia del MoVimento che del centrosinistra mostra come vi siano ancora margini di convivenza per le due forze a Bologna, ed evidenzia una volta di più l’importanza di una civica gradita come la Frascaroli nella coalizione. È tuttavia evidente come la partita per il futuro politico della città partirà proprio da questo quartiere, e vedrà – con il centrodestra a quanto pare fuori gioco nella città – proprio centrosinistra e MoVimento come protagonisti.

In ultimo, come segno della ritirata del PD, il dato di Borgo Panigale. I democratici ottengono il 49,71%, scendendo al di sotto della maggioranza assoluta nell’ultimo quartiere dove la conservavano ancora. Oggi il dato può permettersi di passare inosservato, ma se il PD non saprà reagire a questa tendenza incorporando al proprio interno la voglia di novità del panorama politico progressista, queste elezioni 2011 verranno segnate dai politologi del futuro come l’inizio della fine di un modello di centrosinistra egemone per due generazioni.

Le elezioni 2011 sono state in ultima analisi in primo luogo un atto di forza del centrosinistra, uno scatto di orgoglio e di fedeltà da parte della città che consegna a Merola la vittoria al primo turno malgrado le ultime amministrazioni non esattamente brillanti e malgrado il PD lasci comunque qualcosa sul campo.

Ma sono state anche i semi della politica del futuro, un futuro che vede il MoVimento 5 Stelle stabilmente presente nei consigli comunali, un futuro in cui le loro istanze non potranno essere ignorate ed il cui elettorato non potrà essere ricondotto unicamente al voto di protesta. L’affinità programmatica tra il centrosinistra ed il MoVimento lascia presagire uno spostamento piuttosto fluido di voti tra i due schieramenti; la direzione, almeno per quanto riguarda Bologna, spetta all’amministrazione Merola stabilirla, con la qualità del suo governo.