Quel rinvio che non porta a nulla
[ad]Tra l’altro non si considera un aspetto assente nel periodo storico dei vari Fanfani e Andreotti tanto cari a Bersani: non si stava vivendo una crisi economica di livello planetario come quella di adesso. Di conseguenza non solo per un ex esponente del Partito Comunista Italiano (che però se ci si pensa ha sempre ottenuto i suoi più grandi consensi personali in ex feudi della Dc come la Campania, la Basilicata e la Calabria) è quanto mai crepuscolare rifarsi al “meglio tirare a campare che tirare le cuoia” di democristiana memoria, ma anche quanto mai antistorico ritenere che in un periodo critico come questo ci si possa permettere governi di minoranza.
Non solo dunque la strada verso Grillo appare tortuosa, ma fa riflettere il fatto che ci si prenda così tanti giorni per cercare fino all’ultimo di ottenere un risultato che già i bookmaker attestano all’1% di praticabilità. In un periodo di crisi come questo non serve infatti solo un governo stabile. Ma anche un governo subito. E quindi le necessità del paese tutto richiederebbe un bagno d’umiltà. E Bersani al più presto (diciamo entro 48 ore) dovrebbe chiarire se ha margini per ottenere il suo risultato o no.
Altrimenti questo procrastinare di continuo la situazione non rischia solo di assumere connotati prettamente antinazionali. Ma anche mediocri. Come quello studente incapace di tradurre in classe la versione di latino che chiede a viva voce, alla sua professoressa, di concedere dieci minuti di tempo in più per ultimare il compito. Cercando in quei pochi secondi di copiare da qualcun altro le frasi che non era stato in grado di tradurre da solo.
Il rinvio dunque non solo come una mossa “antica” e poco consona agli interessi del Paese. Ma anche il rinvio come gesto “mediocre”. E qui non si vuole essere offensivi nei confronti di nessuno. Ma semplicemente constatare che spesso nella vita “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. E siamo certi che Bersani non potrà che apprezzare la citazione.