Pubblichiamo il contributo di un nostro lettore, Dario Cafiero, che analizza il risultato del Terzo Polo alle recenti elezioni amministrative
Nove mesi di gestazione, da settembre 2010 a maggio 2011, ed invece di mettere il fiocco (non azzurro) ci si trova davanti ad un (quasi) aborto. L’immagine, forse un po’ forte, fotografa al meglio il risultato del Terzo Polo, frutto dell’alleanza tripartitica tra Udc, Fli e Api.
[ad]La débacle è da individuare, soprattutto, in quella che è stata la forza promotrice di questa nuova mini-coalizione: Futuro e Libertà.
Il partito di Fini, partito in pompa magna dopo la scissione del settembre 2010, si vide proiettato al momento del “concepimento” (tanto per proseguire la metafora dell’inizio) quasi in doppia cifra, soprattutto nei sondaggi diffusi dalla rete televisiva “non nemica” La 7, e dal traino anche di un giornale come “il Fatto Quotidiano” (che ospitava allora numerosi contributi di pensatori “futuristi”). Ma la mancata spallata del 14 dicembre, se non ha modificato più di tanto le convinzioni dell’elettorato di sinistra, ha influito pesantemente sul morale degli elettori futuristi: i numeri di questo test parlano chiaro.
A Napoli, ad esempio, nel confronto diretto tra An e Fli (2006 e 2011) ci si trova di fronte ad un crollo di circa 30mila voti (da 43mila a 13mila) con un passaggio percentuale dall’8,8% al 3,4%; una involuzione che però non colpisce tutto il Terzo polo, visto che, sempre nella città partenopea, l’Udc raggiunge le 21mila preferenze, in crescita rispetto alle 18mila di 5 anni fa.
Stesso discorso potrebbe essere fatto per Milano, però in quel caso Fli non s’è presentata autonomamente, e la débacle del Terzo Polo ha colpito pure l’Udc (che, occorre ricordare, è sempre stata debole nel capoluogo lombardo).
Amarissima anche Torino, dove persino il grillino Bertola (4,9%) è riuscito a sopravanzare il terzopolista Musy (4,8%), e dove Fli non è riuscita a conquistare nemmeno un seggio (andato all’Udc).
Dal punto di vista politico quindi verrebbe da dire che lo spazio per un nuovo polo moderato, a destra o al centro, non c’è. La realtà è che, probabilmente, il Terzo Polo paga un’improvvisazione politica che ai più potrebbe far tornare alla mente l’errore della Sinistra Arcobaleno alle elezioni politiche del 2008. Anche allora, come ieri, si pensava che la sommatoria di tre partiti comunque vicini (se non superiori) al 5%, potesse far venire fuori un polo di sinistra radicale del 15%. Quello del 2008 fu un errore macroscopico, che solo una parte dei partiti di allora (Sinistra Ecologia e Libertà) è riuscita a superare, a distanza di ben tre anni.
Il problema per il Terzo Polo, e per Futuro e Libertà in particolare, è ancora maggiore, perché la Lega sta per svegliarsi dal torpore politico in cui è caduta, e che lo spazio, nell’elettorato moderato, sarà sempre più ridotto. Insomma, la strategia finiana dell’attesa della fine del berlusconismo non sta pagando, almeno per ora.