Bersani ha ancora 48 ore a sua dispozione prima di riferire a Napolitano l’esito delle sue consultazioni. Dopo le parti sociali ha preso da oggi ad incontrare le forze politiche. Difficile, al momento, fare previsioni su come andrà a finire.
[ad]Si può solo cercare di semplificare le posizioni e tentare di contestualizzarle riducendo la complessità della cronaca delle ultime ore. Tutti condordano sulla necessità di formare un Governo. Da Bersani a Berlusconi. Da Grillo al rappresentante di Confindustria Squinzi. Il punto è come arrivare alla formazione di un Governo che possa godere della fiducia delle due Camere. I problemi, come noto, sono al Senato.
Ieri Berlusconi si è detto d’accordo ad un Governo guidato da Bersani con vice-premier Angelino Alfano. A molti esponenti del Partito Democratico è apparsa una provocazione. Ieri sera il Partito Democratico è tornato a riunirsi in direzione. Ufficialmente per consentire a Bersani di riferire ai suoi colleghi di partito l’esito della prima parte di consultazioni. Più probabilmente nel Partito Democratico con l’avvicinarsi della data clou di giovedì iniziano ad emergere delle divergenze sulle strade da percorrere. Ci si divide tra chi vede come unica soluzione possibile il ritorno immediato alle urne. E chi prende in considerazione altre strade con l’obiettivo di dar luogo ad un Governo in grado di approvare poche riforme: su tutte la riforma della legge elettorale.
Bersani rispondendo all’offerta di Berlusconi è stato chiarissimo . “Siamo al dunque e bisogna fare discorsi seri: non si può al mattino annunciare la guerra mondiale e al pomeriggio proporre degli abbracci”. Berlusconi intanto sulla falsa riga dell’incontro di sabato a Roma ha messo in agenda altri appuntamenti in giro per l’Italia. L’impressione è che più di tutti il leader del centrodestra spinga sull’acceleratore pronto per un ritorno alle elezioni. Mentre Grillo ed il Movimento 5 Stelle sono fermi sulle loro posizioni. Accetterebbero solo la guida di un Governo a 5 Stelle. In pratica si tirano fuori dalla disputa.
L’impressione è mentre ragionano della formazione del Governo i principali schieramenti stiano meditando le mosse in vista dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Potrebbe essere il crocevia di un eventuale armistizio tra Partito Democratico e Popolo della Libertà. In caso di mancato accordo e con l’elezione del successore di Napolitano individuato dal centrosinistra, magari col sostegno di Monti, le urne sarebbero più vicine. Il Movimento 5 Stelle potrebbe decidere di tenersi a distanza anche dalla discussione sul prossimo Capo dello Stato. Marcando la distanza dai partiti tradizionali.
Giovedì ne sapremo di più. C’è da sottolineare l’analogia tra la fase politica attuale e le settimane in cui, nella scorsa legislatura, si discuteva della riforma della legge elettorale. A parole tutti d’accordo per cambiarla eppure si è tornati al voto con la stessa. Oggi tutti d’accordo sulla necessità di formare un Governo. Il rischio è di tornare al voto e con la stessa legge elettorale.