Slovenia e Cipro. I riflettori economici e politici sono ancora tutti rivolti su Cipro, dopo l’incredibile ed inarrestabile crollo economico e politico che è culminato con il piano di aiuti della BCE, ma tra gli ambienti politici e finanziari si comincia a guardare con preoccupazione anche alla Slovenia. Il Paese balcanico è appena uscito da una crisi politica che ha portato alle dimissioni di Janez Jansa dopo le dure proteste popolari dello scorso gennaio.
Dopo le dimissioni del premier di centrodestra, in Slovenia si è instaurato un nuovo governo di centrosinistra guidato dalla 42enne Alenka Bratuse, leader del partito di centrosinistra Slovenia Positiva. Il nuovo capo del governo ha dovuto immediatamente affrontare una nuova crisi di governo, che ha portato il neo-ministro per le infrastrutture e l’urbanistica Igor Maher a dimettersi per edilizia abusiva.
Il premier sloveno, riguardo la dura crisi economica che si sta facendo sentire anche a Lubiana, ha affermato che durante il suo mandato darà priorità “alla crescita del Paese più che al rigore di bilancio”, dichiarazioni nobili ma che hanno scatenato la reazione dei mercati. In pochi giorni il rendimento medi sui titoli decennali è impennato mentre gli analisti economici e della stampa sono preoccupati sul rischio insolvenza, anche se il Paese è ancora lontano da quel punto.
Nel corso della crisi le banche slovene hanno elargito un’enorme quantità di prestiti pari a 7 miliardi di euro, circa il 20% del PIL, che posi si sono trasformati in titoli tossici. Si stima che nel 2012 le banche slovene abbiano perso circa 606 milioni di euro, arrivando al declassamento di Nova Ljubljanska banka (NLB) e di Nova kreditna banka Maribor (NKBM). Secondo il Fondo Monetario Internazionale, Lubiana ha bisogno di circa 3 miliardi di euro per risanare i propri conti, di cui un miliardo servirà a risanare il sistema bancario. La strategia che si sta facendo largo è quella di voler dividere il sistema bancario in due istituti, una good bank e una bad bank. Nella seconda dovrebbero finire tutti i titoli tossici per poi ricapitalizzare gli altri istituti bancari. In ogni modo, secondo fonti giornalistiche provenienti anonimamente da Bruxelles, l’Unione Europea ritiene che “saranno decisivi i prossimi 2 mesi, quando il governo attuerà le misure anti crisi”. Se il governo sloveno non riuscirà a convincere i mercati potrebbe essere costretta a richiedere l’aiuto a Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea.
Tuttavia, nonostante la situazione non sia ottimale per il piccolo stato balcanico, gli esperti economici e la stampa ritengono che il Paese sia ancora molto lontano da una situazione di insolvenza e ricusano ogni tentativo di associazione della crisi slovena con quella di Cipro. Innanzitutto il rendimento dei titoli di stato sono molto al di sotto rispetto ad una situazione di insolvenza, visto che attualmente i titoli decennali procurano un rendimento del 6.08% aumentato di 1 punto rispetto in 5 giorni, e pesantemente in crescita rispetto al passato. Inoltre, rispetto a Cipro, il sistema finanziario è infinitamente meno imponente rispetto a quello sloveno, e lo stesso discorso riguarda anche il rapporto debito/PIL che è molto meno alto per Lubiana rispetto a Nicosia.
La situazione è ancora agli albori ma potrebbe trovare una pericolosa deriva economica e politica. Nei prossimi mesi il governo di Lubiana si troverà di fronte a difficili scelte ma che potrebbero decidere il destino del Paese.
Francesco Di Matteo