La sinistra e la sfida della felicità
[ad]Come può uscire dunque la sinistra dal guado? Perseguendo una politica rinnovata. Ma insistere su un punto che può essere il primo antibiotico contro la politica della paura: la politica della felicità. E non è intendo riferirmi (o almeno, non solo a quello) agli slogan e alle dichiarazioni che molto spesso riguardavano il concetto di felicità nella campagna di Romano Prodi nel 2006. E nemmeno al concetto di “diritto alla felicità” della Costituzione americana che, per quanto attraente, appare contrassegnato da caratteristiche sin troppo diverse da una realtà come la nostra soprattutto nelle sue caratteristiche culturali e religiose. Mi riferisco alla felicità come ad un plus. Ad un qualcosa che la sinistra deve essere capace di dare nel corso delle sue esperienze di governo. Un qualcosa che vada oltre alla mera e sacrosanta buona amministrazione. Una tendenza alla socialità politica, ad un destino comune che si può e si deve esprimere proprio a partire dai nostri comuni, perché l’Italia non è la semplice terra dei comuni ma semplicemente la terra dove questi stessi luoghi d’aggregazione sono nati ed emersi.
In questi giorni in Gran Bretagna, a proposito del nuovo corso quanto mai ancora incerto del Partito Laburista, si sta rispolverando il concetto di “patria” e di “comunità” all’interno del mondo di sinistra. In Italia un dibattito di questo tipo è già avviato anche grazie alle celebrazioni per i 150 anni del nostro paese. Ma deve apparire ancora più chiaro che in una società complessa come la nostra non basta la buona amministrazione, una sanità efficiente e asili nido all’avanguardia e giustamente studiati in ogni parte del mondo. Sono tutte cose importanti. Ma la paura la si sconfigge con qualcosa di più, che non tolga nulla a tutto questo, ma che sia capace di dare un senso ancora più compiuto ad una città, ad una provincia ad una regione che ci rende capaci di guardare all’orizzonte del futuro con la voglia di vivere che ci viene dalla curiosità, dal voler continuare un tragitto insieme perché desiderosi di scoprire quante altre stupende sorprese ha in serbo per noi cittadini il futuro. Lungi dal paragonare il tutto alla frase di Yury Gagarin, quanto mai materialista: “Nella spazio ho visto le stelle, la lune e la terra senza confini e frontiere. Ma non ho visto Dio” verrebbe da dire oggi, semplificando un po’ il tutto: “Ho visto una città ideale, ben amministrata. Ho visto servizi, efficienza e competenza. Ma non ho visto la felicità”.
A noi serve quella felicità. Solo così potremo continuare a vincere e ad incidere sulla nostra comunità raccogliendo la sfida dell’amministrazione locale. Perché è qui che siamo nati e a questo territorio e a questa comunità dobbiamo molto se non tutto.