L’ultimo post di Beppe Grillo, se ce n’era bisogno, chiude definitivamente ogni spiraglio alle ipotesi di Governo Bersani aperto al Movimento 5 Stelle. Anzi, a voler stare alla lettera di quanto scritto, chiude la porta a qualunque governo.
[ad]Sul blog, infatti, si legge che “il Parlamento è sovrano”, in forza degli art. 76 e 77 Cost., che attribuiscono proprio alle camere il ruolo di perno del nostro ordinamento, e che “se l’Italia è senza governo (in realtà è in carica il governo Monti) ha però un Parlamento che può già operare per cambiare il Paese”.
Così Beppe Grillo invoca un Parlamento che riprenda “la sua centralità nella vita della Repubblica” e non uno in cui “le leggi, sotto forma di decreti, sono emesse al suo posto dal governo, e in seguito convertite sotto il ricatto del voto di fiducia”. Insomma, l’attacco è ai “soldatini di piombo senza voce” che siedono alla Camera e al Senato, ovviamente “con l’eccezione dei parlamentari” del M5S.
Passaggi piuttosto duri vengono infine riservati al centrosinistra:” Si sottolinea in questi giorni che un mancato accordo con il pdmenoelle, il miglior amico di Berlusconi, impedirebbe la rimozione di quest’ultimo dalla scena politica. Se così è invito la cosiddetta opposizione a votare in aula l’ineleggibilità di Berlusconi, l’approvazione di una legge sul conflitto di interessi della cui assenza si gloriò Violante alla Camera, l’abolizione della legge Gasparri, la rinegoziazione delle frequenze nazionali generosamente concesse a Berlusconi da D’Alema nel 1999.” La chiosa è quasi uno sfottò: “Si può fare! (ma voi non lo farete mai).”
Parole forti e, forse, avventate. Pensare che un paese delle dimensioni geografiche ed economiche dell’Italia (terzo Pil della zona euro) possa emulare il piccolo Belgio, rimasto per oltre un anno senza governo, è un’idea quantomeno opinabile. La situazione drammatica della nostra economia, invece, necessiterebbe esattamente del contrario: un governo nel pieno delle sue funzioni che possa andare a testa alta e far sentire la sua voce ai vertici europei.
E’ prevedibile, quindi, che, da domani, il Presidente della Repubblica e i partiti si troveranno di fronte a due opposti scenari: tornare alle elezioni entro l’estate, oppure formare una grande coalizione tra Pd e Pdl; soluzione, quest’ultima, assai complicata e invisa a Bersani e a buona parte dello stesso centrosinistra.
Alessandro Genovesi