Il Presidente Napolitano, sia detto con onestà, è responsabile tanto quanto i principali esponenti politici della situazione che l’Italia sta vivendo dal 25 febbraio scorso.
[ad]La sua scelta, avallata dai vari Bersani, Berlusconi, Casini e Fini, di dar vita al governo tecnico di Monti – seppur nata con tutte le migliori intenzioni – si è rivelata, per responsabilità dei tecnici incapaci di governare comunicando il senso lato della propria linea politica, per l’inconcludenza dei partiti incapaci di trovare una difficile sintesi sulle aree di intervento loro affidate (in primis la legge elettorale, ma anche i costi della politica e delle amministrazioni), per la stanchezza e per l’indole autoassolutoria di una parte consistente dell’elettorato, sfibrato dalla crisi ma non molto interessato ad analizzare fatti e conseguenze delle scelte politiche, la scelta di dar vita al goveno Monti si è rivelata, dicevamo, una scelta alla lunga sbagliata, che ha portato il sistema politico ad essere occupato da tre forze ugualmente rappresentative, ma inconciliabili tra di loro. Basti vedere le consultazioni: berlusconiani disponibili ma a condizione – non senza ragioni – di avere un Presidente della Repubblica della propria parte, grillini – non senza ragioni – interessati a porsi come unica opposizione per lucrare ulteriormente in vista delle prossime (imminenti?) elezioni politiche, democratici interessati – non senza ragioni – a rivendicare un cambiamento sostanziale rispetto al passato berlusconiano, ma capaci di perdere elezioni già vinte. Centromontiani, infine, rassegnati all’irrilevanza politica.
Non è opportuno oggi ipotizzare nuove leggi elettorali che possano garantire maggiore governabilità: se in un sistema bipolare il porcellum aveva caratteristiche tali per cui il centrosinistra partiva svantaggiato, in un sistema tripolare è proprio solo il porcellum a garantire alla coalizione bersaniana la maggioranza assoluta alla Camera e la possibilità di eleggere il successore del Presidente Napolitano in autonomia.
Il sistema, insomma, è divenuto tripolare, e le forze che hanno caratterizzato il crepuscolo della seconda repubblica (Pdl e Pd) devono esserne ben consapevoli, sapendo altresì che un’eventuale nuova bipolarizzazione dello scontro politico potrà avvenire, come successo in Grecia, solo col sacrificio ultimo di uno dei due (in Grecia è stato il Pasok – meno responsabile della crisi rispetto a Nea Demokratia, ma meno capace di questa ultima a proporsi come alternativa – a soccombere, e il Pd pare aver almeno compreso questa lezione). Ed è diventato tripolare – ed ingestibile – anche per una scelta che – col senno di poi – avrebbe dovuto essere diversa.
Sta al Presidente Napolitano il compito di trovare una quadra, che non obblighi nessuno a sacrifici ma ognuno alla propria parte di responsabilità: se non ci riesce, se non porta a più miti consigli tutti i tre leader delle forze rappresentative del Paese, meglio tornare al voto, e quel che sarà, sarà.