Chi ha vinto le ultime elezioni amministrative? La risposta è, direi, chiara a chiunque. Il centrosinistra ha certamente ottenuto la vittoria politica dalle urne, eleggendo al primo turno sia a Bologna che a Torino e mandando allo stesso tempo al ballottaggio Milano, Napoli e Cagliari. La politica ed i numeri sono però spesso distanti e alle volte sembrano quasi contraddirsi. Con questo articolo cercheremo quindi di capire come si sono comportati gli italiani nelle urne e se la vittoria dell’ala progressista sia davvero presente nelle urne o sia invece solo una combinazione tra le divisioni del centrodestra e la pessima campagna elettorale di Milano.
Per fare ciò abbiamo calcolato i voti di 29 comuni capoluogo (Villacidro è stata tenuta fuori essendo sotto i 15.000 abitanti). Abbiamo ricostruito i risultati in queste città sulle seguenti tornate elettorali: comunali 2011, regionali 2010 (tagliando perciò fuori i capoluoghi sardi e friulani), Europee 2009, comunali precedenti.
Passiamo a vedere i risultati. Il centrosinistra ottiene il 46.1% dei voti validi, staccando di quasi 9 punti il centrodestra fermo al 37.7%. Il PD con il suo 25.6% è il primo partito nel campione considerato seguito dal PDL, che supera di poco il 20.
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All’interno degli schieramenti nessuna altra forza, presa singolarmente, riesce a raggiungere il 10%. Già così possiamo iniziare a tirare qualche conclusione. Iniziamo dal centrosinistra: il PD conferma la propria leadership nelle urne, proprio nel momento in cui i candidati di SeL e dell’IdV ottengono il maggior risalto. I nomi sono quelli degli uomini di Vendola e di Di Pietro, ma la macchina organizzativa è decisamente quella di Bersani. Senza di questa difficilmente Napoli e Milano avrebbero regalato sorprese.
Il centrodestra esce fortemente penalizzato da questa tornata elettorale: il tracollo del Pdl, e l’arretramento anche della Lega, vengono solo in parte compensati dall’alta percentuale ottenuta dalle varie liste civiche e partiti minori di centrodestra (oltre l’11%). Senza dubbio sul voto ha influito il calo di popolarità di Berlusconi, che alla vigilia aveva chiamato il suo elettorato a sostenere il centrodestra per sostenere lui e il suo governo; ma c’è anche da considerare la conferma di una tendenza – storica – delle forze di centrodestra a non ottenere risultati all’altezza delle sue potenzialità alle elezioni amministrative.
Non solo: la prestazione di SeL e IdV è se vogliamo carente. Entrambe sotto il 5%. In particolare il movimento di Vendola, accreditato intorno all’8%, stupisce: nelle urne si sgonfia in maniera inaspettata nonostante il traino di Bologna (dove la lista ottiene il 10%) e della candidatura di Pisapia. Risulta comunque in salita e nel suo insieme la sinistra radicale si aggira intorno al 7.2%. Questo è anche un dato di sicuro interesse: si mantiene infatti lo stesso consenso avuto alle europee del 2009. A mio dire ciò è causato dalla concorrenza di liste minori e civiche. Tuttavia è da notare come rispetto alle elezioni comunali precedenti vi sia un calo. L’area a sinistra del PD insomma non si è ancora ripresa dal tragico destino della Sinistra Arcobaleno ed anzi continua ad arrancare. I suoi voti sono ancora sparsi. C’è comunque da notare come lo spazio sia stato anche in parte occupato da IdV (che prosegue nel suo calo rispetto al 2009) e dal Movimento 5 Stelle.
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Passiamo ad analizzare il dato diviso per aree geografiche. Al centro-nord il centrosinistra sopravanza il centrodestra di quasi 16 punti. Questo non deve stupire: come si vede dalla tabella è già avvenuto nel 2009, e nel 2006 il risultato fu anche superiore. Del resto, ad esclusione di Milano e Novara, negli altri comuni interessati dal voto il centrosinistra da sempre gode di un discreto vantaggio. La cosa davvero interessante però è notare come rispetto al 2009 il centrodestra abbia un vero e proprio tracollo: dal 42.6% al 34.9%. Il Terzo Polo si limita in pratica a confermare i voti dell’UdC (che pare venire cannibalizzata dagli alleati) mentre la grandissima sorpresa è il movimento di Grillo, capace di raccogliere un insperato 5.5%. Difficile immaginare un flusso diretto dal centrodestra al Movimento 5 Stelle, soprattutto tenendo conto di altre analisi che abbiamo pubblicato su questo stesso sito. Dopo tanta fatica il movimento di Vendola mette infine anche le radici al Nord con il 5.4% (non raggiungeva il 3% né alle scorse regionali, né alle europee).
Il crollo del centrodestra è più segnatamente quello del PdL. Se al centro-sud le altre liste di sostegno (come vedremo) riescono a fermare l’emorragia, non così avviene al Nord. Questo compito sarebbe dovuto essere svolto dalla Lega Nord, che però fatica e viene anzi trainata giù assieme al PdL.
Al sud invece, grazie alla forza trainante delle liste d’appoggio, il centrodestra è primo. Questa dinamica si era già riscontrata nel 2010 e rispetto ad allora sia cdx che csx sono in calo a favore del Terzo Polo (evidentemente rinvigorito dal risultato di Napoli, Benevento e Crotone). Tuttavia appare anche qui molto a macchia di leopardo e vi sono non pochi dubbi sulle sue reali possibilità di tenuta in un’elezione maggiore. Non solo: il riepilogo non tiene conto del diverso peso ottenuto dall’UDC in coalizione o da sola. Proviamo quindi a vedere come si comporta nei due diversi casi.
Se facciamo la media tra i soli comuni in cui il Terzo Polo si è effettivamente schierato unito e compatto, il risultato peggiora: 6.6% A risentirne è in particolar modo l’UDC (ferma al 2.8%), la quale ottiene invece performance notevoli in alleanza con il centrodestra (8%). Proviamo però a vedere se questo sia dovuto ad un effetto geografico distorsivo. Del resto il terzo Polo si è presentato unito soprattutto al Nord, dove l’UdC è tradizionalmente più debole. Usiamo come metro di paragone solo le Europee, per avere una data univoca ed evitare quindi anche un effetto di distorsione temporale. In realtà l’UDC migliora nei posti in cui è rimasta alleata del centrodestra e peggiora, a favore degli alleati, dove si presenta come Terzo Polo, così come dove si presenta assieme al centrosinistra. La stessa dinamica la riscontriamo confrontandoci con le comunali precedenti. L’UdC cresce (anche se di poco) alleandosi con il centrodestra. Il Terzo Polo come entità autonoma, insomma, è poco più di una UdC allargata. Il traino dei centristi è l’alleanza con il centrodestra al Sud. La formazione finiana, Futuro e Libertà, esce invece molto delusa dall’appuntamento elettorale. Anche solo considerando i comuni capoluogo in cui si è presentata si assesta poco sopra al 2%. Decisamente poco per il partito del Presidente della Camera.