Russia crociata contro la corruzione e l’evasione

Russia “Essere un patriota vuol dire per prima cosa servire nel proprio Paese”. Così Putin, citando una famosa frase di Aleksandr Solzhenitsyn, durante un lungo discorso alla nazione, ha voluto dichiarare guerra ad evasione, conti off-shore e corruzione.

[ad]La crisi di Cipro ha lasciato grandi cicatrici sui conti dei ricchi magnati russi che avevano depositato le proprie ricchezze nel paradiso fiscale. Putin, raccogliendo la lamentela popolare, ha quindi deciso di dichiarare guerra ad evasione e corruzione, cominciando una “de-offshorizzazione” del Paese.

Cipro era il paradiso dei russi, il paradiso di quei russi che non approvavano il forte controllo statale e fiscale sui propri capitali. Il paradiso dove rifugiarsi da un sistema nazionale di controllo dei capitali che non andava a genio ai magnati russi. Con la crisi di Cipro, molti di quei magnati russi sono stati colpiti dal salasso del prelievo forzoso ma poco è stato fatto dal Cremlino.

Questo perché, “si stava rubando ciò che era stato già rubato”, come dice il vice premier Igor Shuvalov, rispolverando una vecchia massima di Lenin. Infatti, continua Shuvalov, i soldi colpiti dal prelievo forzoso non sono altro che “capitali fuggiti dalla Russia verso Cipro solo per evitare i controlli del fisco, quindi sono capitali evasi”, e quindi soldi rubati al governo russo.

La crisi di Cipro ha sollevato una forte richiesta di trasparenza, sia tra i dipendenti pubblici che privati. Ed è per questo che il Presidente Vladimir Putin ha deciso di portare avanti una propria crociata contro problemi storici del Paese euro-asiatico: corruzione ed evasione. Poco prima che scoppiasse il caso Cipro, il deputato Vladimir Pekhtin, a capo della Commissione Etica della Duma, è stato costretto a lasciare il proprio incarico per non aver dichiarato tre appartamenti a Miami, dal valore complessivo di 2 milioni di dollari.

Il Cremlino ha deciso che questo deve finire e che, tra i dipendenti pubblici soprattutto, deve esserci la maggior trasparenza possibile. Mosca ha quindi dato un termine ultimo, il 1° Luglio, entro il quale tutti i dipendenti pubblici, e i manager o compagnie che abbiano ricevuto incarichi dal governo, a dichiarare tutti i propri conti all’estero, le proprie proprietà immobiliari e origine dei finanziamenti. Questa operazione coinvolge quasi un milione e mezzo di persone, coinvolgendo giganti industriali come Gazprom e Rosneft, ma anche avvocati, giudici, politici. Questi dovranno presentare una rendicontazione completa dei redditi del 2012 per se e i parenti più stretti. Nel caso si scoprano conti esteri, i detentori dovranno chiudere questi e riportare i capitali in patria o rinunciare al posto perché, come dice Serghej Ivanov, “avranno già perso la nostra fiducia”.

Ma tra la popolazione c’è scetticismo sulla reale fattibilità di questa operazione. Secondo la popolazione intervistata dai sondaggisti, la guerra alla corruzione è stata portata avanti sempre e comunque contro personalità sgradite al Cremlino. Ma, secondo una ricerca, tra i russi la lotta all’evasione è per il 46% della popolazione la seconda priorità immediatamente dopo al rilancio dell’economia.

Francesco Di Matteo