La vera sorpresa delle elezioni amministrative 2011 è stata senza dubbio l’avanzata del MoVimento 5 Stelle. Quasi il 10% a Bologna, il 5% a Torino, il 3% a Milano ma soprattutto risultati lusinghieri anche al di fuori delle grandi città – più informatizzate e quindi considerate più sensibili all’appeal della giovane formazione politica – sono indiscutibilmente segnali della forte attrazione che ormai esercita questo partito.
Sono fiorite delle vere e proprie leggende metropolitane su un simile successo elettorale già dopo le amministrative del 2010: voto di protesta, voti rubati alla sinistra, Grillo che lavora per Berlusconi, e chi più ne ha più ne metta. Questa tornata elettorale consente tuttavia di affrontare la questione in maniera più approfondita e rigorosa: il MoVimento 5 Stelle, da sempre contrario alle province intese come istituzione territoriale prevista dallo Stato, ha deciso di non candidare i suoi esponenti per questo tipo di elezione, correndo unicamente per le comunali.
Sono stati quindi scelti due Comuni sulla base dei seguenti requisiti:
- si è votato sia per le provinciali che per le comunali
- il MoVimento 5 stelle ha ottenuto buoni risultati alle comunali, onde evidenziare la dispersione del voto a cinque stelle dal Comune alla Provincia rispetto ad altri flussi
- il numero di abitanti è superiore a 100.000
- un Comune aveva un’amministrazione uscente di centrosinistra ed uno di centrodestra
La scelta è caduta su Ravenna, come esempio di città governata dal centrosinistra, e Trieste, comune storicamente di destra.
Confronto del voto a Trieste Comunali 2011 – Provinciali 2011 |
Le elezioni triestine si prestano in maniera particolare all’analisi a causa dell’omogeneità tra le candidature espresse per le comunali e per le provinciali, dovute anche alla piccola dimensione della provincia: solo il MoVimento 5 Stelle, tra le formazioni principali, ha partecipato ad una sola tipologia di consultazione. Il tema dominante delle consultazioni è stato lo spezzettamento delle candidature legate all’area conservatrice e centrista, con ben tre esponenti legati al centrodestra e due appoggiati dal Terzo Polo. Di contrappunto il centrosinistra si è presentato unito, riuscendo a concludere in vantaggio il primo turno in entrambe le elezioni pur senza raggiungere la maggiorana assoluta dei voti.
Il primo dettaglio che si riscontra è il numero totale di votanti pressoché identico tra le due tipologie di votazione, con differenze inferiori al mezzo punto percentuale.
Nelle elezioni provinciali tutte le aree politiche – ad eccezione delle liste minori a causa dell’assenza di alcune civiche – risultano in avanzamento rispetto alle comunali, grazie alla dispersione del voto del MoVimento 5 Stelle. In particolare il centrodestra nel suo complesso mostra un +2,95%, il centro un +0,80% ed il centrosinistra addirittura un +6,34%. In termini assoluti si ha invece un -1.479 per il centrodestra, +594 per il Terzo Polo e +4.877 per il centrosinistra. Questo andamento difforme tra le due metodologie di conteggio si spiega introducendo nel computo le schede non valide, che passano da 3.478 a 6.323 facendo segnare un +2.845. Infine, la diminuzione del numero dei votanti deve essere considerata come un incremento dell’area del non voto di ulteriori 452 unità portandola ad una variazione complessiva di +3.297.
Per semplicità di calcolo si può stimare che chiunque abbia votato un candidato alle comunali abbia confermato la sua preferenza per le provinciali, ovvero ricondurre tutte le variazioni al centrodestra, al MoVimento 5 Stelle e alle liste minori. I grillini costituiscono secondo questo modello circa il 70% delle sorgenti di voto. Le destinazioni del voto sono invece il centro (7% del totale), il centrosinistra (56%) e l’astensione o annullamento della scheda (37%).
La prima conclusione che si può trarre è che gli esponenti del MoVimento 5 Stelle che votano il partito in modo esclusivo sono una minoranza: anche senza indagare sulle condizioni più probabili dei flussi di voto è evidente che più di metà del voto a 5 stelle si sparpaglia su altre formazioni qualora i grillini non siano in lista.
In seconda battuta è evidente che il centrosinistra è l’area politica che maggiormente beneficia dell’assenza del MoVimento, confermando il luogo comune che vede nella sinistra l’area maggiormente colpita dalla concorrenza dei grillini.
Scendendo nel dettaglio dei partiti lo scenario cambia: anche se compiere indagini adeguate non è possibile a causa dei fisiologici movimenti tra liste legati ai candidati e al fatto che tra comunali e vi sono liste differenti pur a schieramenti invariati, è possibile individuare quali sono i partiti che alle provinciali vanno decisamente meglio: la Lista Civica Dipiazza (+1.806), la Lega Nord (+1.233), la Federazione della Sinistra (+1.397), Sinistra Ecologia Libertà (+1.003) ma soprattutto l’Italia dei Valori (+3.311). Con l’eccezione della Lista Dipiazza, che però compensa lo svuotamento dell’altra civica Un’altra Trieste, il profilo dei partiti che guadagnano voti alle provinciali è chiarissimo: sono tutte formazioni di protesta, di destra o di sinistra.
Con ogni probabilità sono quindi queste formazioni a soffrire in maniera particolare l’affermazione del MoVimento 5 Stelle: proprio come moto protesta è nato infatti il movimento grillino, e come tale riesce a raccogliere con maggiore facilità gli elettori di altri partiti affini. In particolare è la formazione dipietrista a risultare maggiormente penalizzata dal flusso di voti, risultando al tempo stesso usurata come movimento di protesta e non sufficientemente radicata da assurgere al ruolo di partito di massa. SEL, FES e Lega paiono soffrire in maniera analoga tra loro il successo del MoVimento, evidenziando che se a livello di coalizione è naturalmente il centrosinistra a doversi guardare maggiormente dal MoVimento, a livello di partito anche la Lega Nord appare affannata dall’appoggio ad un alleato sempre più lontano dallo spirito originario con cui era nato e si era affermato il partito di Bossi.
Confronto del voto a Ravenna Comunali 2011 – Provinciali 2011 |
Rispetto a Trieste, l’analisi delle elezioni di Ravenna appare meno immediata, a causa della presenza di due candidature riconducibili al Terzo Polo alle provinciali contro una sola delle comunali, e della presenza di una forte lista civica unicamente alle consultazioni comunali.
Fortunatamente le aree relative al Terzo Polo e alle civiche sono, nel caso ravennate, sostanzialmente sovrapponibili, permettendo comunque lo svolgimento dell’analisi.
Come nel caso di Trieste il numero di votanti tra comunali e provinciali è pressoché identico, con una differenza di soli 172 voti.
Considerando, come premesso, Terzo Polo e liste civiche come un’unica entità (che per semplicità verrà definita come “Altro”), si vede come nel passaggio tra comunali e provinciali sia il centrodestra che il centrosinistra incrementino i propri voti, rispettivamente facendo segnare +3.947 e +4.823. Al contrario la categoria “Altro” accusa un calo complessivo di 1.916 preferenze.
Infine, aumentano anche le schede nulle, di 1.426 unità, che con le 172 di differenza nel numero totale di voti portano l’incremento dell’area del non voto ad un +1.598.
Ponendosi nella stessa modellizzazione prevista per Trieste, il flusso complessivo di voto vede come sorgenti il MoVimento 5 Stelle (82% del totale) e altro (18% del totale) e come destinazioni centrodestra (38%), centrosinistra (47%) e non voto (15%). Similmente con quanto ricavato per Trieste, e anzi in maniera ancora più accentuata, solo una piccola parte degli elettori del MoVimento 5 Stelle si rifugia nel non voto quando la propria formazione non è presente alle elezioni. La restante parte si divide in maniera quasi equa tra centrodestra e centrosinistra, con una prevalenza di quest’ultima area politica che probabilmente si deve accentuare scorporando i voti civici e del Terzo Polo da quelli strettamente derivanti dal MoVimento.
Entrando nell’ottica dei singoli partiti, è possibile identificare nuovamente le formazioni maggiormente avvantaggiate dall’assenza dei grillini alle provinciali: Lega Nord (+2.296), Popolo della Libertà (1.119), Sinistra Ecologia Libertà (+1.688) e Italia dei Valori (+2.553).
Raggruppando i partiti a livello di coalizioni viene confermata la prevalenza del centrosinistra sul centrodestra in termini di distribuzione del voto a 5 stelle, e rispetto a Trieste è confermata la presenza di formazioni tipicamente di protesta; stupisce da questo punto di vista la presenza del PdL tra le formazioni che incrementano maggiormente il proprio appeal alle provinciali, ma la presenza di fonti di spostamento del voto legate al Terzo Polo possono spiegare in maniera soddisfacente il risultato.
Le esperienze di Trieste e Ravenna consentono quindi di comprendere in maniera efficace il comportamento degli elettori del MoVimento 5 Stelle; in particolare, il comportamento omogeneo tra le due città – così diverse tra loro – suggerisce che i risultati ottenuti abbiano valenza a livello nazionale.
Il luogo comune che vede gli elettori del MoVimento come persone tornate alla politica proprio grazie alla formazione grillina – e quindi non disposte a votare altre formazioni – risulta vero solo in parte, per di più minoritaria. In entrambi i casi studiati solo una minima parte dei flussi di voto conduce verso l’astensione o l’annullamento della scheda.
Anche l’altro grande luogo comune, ovvero i voti rubati alla sinistra risulta vero solo parzialmente, sia pure in questo caso si tratti di una quota minoritaria: anche il centrodestra infatti risulta interessato dai flussi di voto legati al MoVimento 5 Stelle, in particolare la Lega Nord.
E proprio l’identikit dei partiti consente di tracciare il profilo dell’elettore del MoVimento: Lega Nord e Italia dei Valori nascono come movimenti di protesta e fanno della protesta forse il mezzo principale della propria proposta e comunicazione politica. Dal canto suo Sinistra Ecologia Libertà, pur muovendosi su binari più moderati da questo punto di vista, è generalmente percepito come una sorta di opposizione e di alternativa alla gerarchia strutturata del Partito Democratico. Sono quindi partiti di alternativa e di protesta quelli da cui il MoVimento 5 Stelle trae in misura maggiore il proprio consenso, e le motazioni diventano a questo punto abbastanza chiare: i partiti che fondano il proprio consenso sulla protesta rischiano un rapido usuramento quando non riescono a concretizzare le proprie proposte e a rinnovare la propria visione nei cuori del proprio elettorato. Voti tanto facili da conquistare, quanto difficili da mantenere.
Da questo punto di vista il MoVimento 5 Stelle è riuscito nell’impresa – quasi improponibile in un’Italia congelata in blocchi contrapposti – di attrarre voti sia da sinistra che da destra, a conferma dell’ultimo luogo comune sul partito: la sua estraneità ai consueti schemi della politica italiana.